Ieri il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la proposta di legge della giunta Todde che stabilisce quali aree sono idonee, nell’isola, alla realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici. Nel passaggio, in Sardegna particolarmente complicato, dalle fonti fossili di energia a quelle rinnovabili è una tappa importante
Presidente, che cosa prevede la legge?
Stabilisce criteri chiari per individuare le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili. I criteri di idoneità, differenti per le varie tipologie e dimensioni degli impianti, privilegiano come siti per la costruzione degli impianti terreni con suoli già compromessi e danno priorità a tetti, parcheggi e strutture esistenti. Tuteliamo così tutti i luoghi rilevanti dal punto di vista paesaggistico, ambientale, storico-culturale e agricolo e, insieme, promuoviamo uno sviluppo compatibile delle rinnovabili.
Quanta energia green pensate di installare in Sardegna? I 6,2 Gigawatt indicati dal decreto Draghi del 2022 come il minimo indispensabile? O di meno? O di più?
L’obiettivo è raggiungere i 6,2 Gigawatt richiesti alla Sardegna dal burden sharing entro il 2030, contribuendo per la nostra parte al Pniec. Bisogna essere consapevoli che una quota del fabbisogno energetico che si basa sui combustibili fossili (uso industriale, riscaldamento, trasporti) transiterà verso l’elettrico creando una domanda di elettricità aggiuntiva. Questa dovrà essere coperta nel modo più sostenibile possibile, facendo ricorso a fonti di energia rinnovabili e proseguendo nella tutela di territorio, ambiente e paesaggio.
C’è il problema del gas, però. Recentemente l’assessore all’industria della sua giunta, il Pd Emanuele Cani, ha detto che il metano si farà dov’è necessario. Lei conferma?
Confermo. Il gas è una risorsa transitoria, necessaria per supportare la decarbonizzazione e garantire stabilità energetica. Tuttavia, la priorità resta la transizione verso le rinnovabili. L’evolvere della tecnologia permetterà però di generare sufficiente energia termica per uso industriale, partendo dall’energia elettrica e non dalla combustione delle fonti fossili, limitate, inquinanti e costose. L’introduzione del metano sarà limitata alle aree e alle situazioni in cui risulti effettivamente necessario, sempre in un’ottica di progressiva decarbonizzazione.
E quando si deciderà sul metano?
Siamo in costante contatto con il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e stiamo definendo i dettagli del piano per la metanizzazione e la decarbonizzazione. Non serve una dorsale che percorra la Sardegna da nord a sud, come previsto dalla giunta di centrodestra che ci ha preceduto. Il gas è una risorsa di transizione e noi realizzeremo le opere indispensabili perché arrivi nei poli industriali che al momento non possono farne a meno.
Ma è proprio necessario metanizzare la Sardegna? Wwf, Legambiente, Kyoto Club e Green peace, sigle riunite nell’isola sotto la sigla di Sardegna rinnovabile, le rimproverano di sprecare un’occasione storica: fare della Sardegna l’unica regione italiana a non essere collegata alla rete nazionale di distribuzione del metano, un’area totalmente libera da fonti fossili. Inoltre chiedono eolico, fotovoltaico e idroelettrico al 100%. Che cosa risponde?
Quello della totale libertà dalle fonti fossili è lo scenario al quale puntiamo, ma bisogna fare i conti con una realtà che è fatta anche dei tempi e dei costi necessari per arrivare al pieno compimento della transizione. Intendo i tempi per la realizzazione di infrastrutture e impianti e i tempi richiesti perché la tecnologia si evolva al punto da coprire in modo economicamente sostenibile tutte le esigenze energetiche, sia a livello domestico che pubblico, industriale e dei trasporti.
Lei ha anche annunciato l’ istituzione di una Società energetica regionale. Di che cosa si tratta?
Serve che il popolo sardo, attraverso la Regione, torni ad essere protagonista del proprio destino. La produzione dell’energia, così come il suo utilizzo, deve essere in parte gestita direttamente, così da riuscire a trasferire a famiglie e imprese i vantaggio economici che la transizione energetica porta con sé e che non possono essere riservati solo a chi vuole utilizzare il nostro territorio per guadagnare senza lasciarci niente in cambio. La società energetica regionale sarà un ente regionale che avrà il compito di produrre l’energia e renderla disponibile al sistema Sardegna e di gestire e promuovere le politiche energetiche, garantendo che i benefici economici e ambientali rimangano sul territorio. La Società supporterà anche la creazione di comunità energetiche e progetti locali e garantirà la pianificazione, la promozione e il monitoraggio delle politiche energetiche regionali. Avrà il compito di coordinare le iniziative nel settore delle energie rinnovabili, supportare enti locali e privati nella realizzazione di progetti sostenibili e garantire il rispetto degli obiettivi fissati nel Piano energetico regionale. Possiamo fare tutto ciò attraverso il potenziamento e l’ampliamento delle attività già esistenti o istituendone di nuove che potrebbero integrare altri servizi sul modello delle multiutility esistenti in altre regioni d’Italia. Ci vorranno tempo e grande impegno.
Il fronte dei comitati sorti nei territori contro le rinnovabili ha raccolto oltre 200 mila firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare che punta a ridurre a zero la quantità di energia verde. Che ne pensa?
Contro la speculazione energetica denunciata dai comitati abbiamo messo in campo un provvedimento temporaneo di moratoria e la legge sulle aree idonee e non idonee. La proposta di iniziativa popolare è stata attentamente valutata. Rispettiamo il messaggio lanciato dai firmatari e riteniamo quello spirito ampiamente recepito nel disegno di legge approvato ieri dal Consiglio regionale. Siamo sempre aperti al dialogo e al confronto, ma dobbiamo anche decidere e fare sintesi.
I comitati si oppongono anche alla realizzazione del Tyrrenian Link, il nuovo cavo elettrico di collegamento della Sardegna alla rete nazionale. Che cosa ne pensa?
Il Tyrrhenian Link è un’infrastruttura strategica per il nostro sistema energetico, progettata per permettere la decarbonizzazione, superare l’isolamento energetico della Sardegna e migliorare l’efficienza della rete elettrica sarda e nazionale. La realizzazione dell’opera deve avvenire nel rispetto dell’ambiente e delle comunità locali, ma non si può pensare di rinunciare a un’opera così importante per il progresso e lo sviluppo della Sardegna.
Sulle rinnovabili in Sardegna è in atto una campagna mediatica dai toni molto forti. È sempre buona informazione?
Il dibattito è sempre prezioso ed è proprio per questo che è essenziale che l’informazione sia accurata e basata su dati concreti. Purtroppo, si è assistito a campagne mediatiche che hanno distorto la realtà e alimentato timori infondati, contribuendo a creare confusione nell’opinione pubblica.
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