Il Consiglio comunale di Ferrara si appresta a votare il nuovo Piano Urbanistico Generale (Pug), destinato a sostituire il vecchio Piano Regolatore e ad allinearsi alla legge urbanistica regionale del 2017. La normativa regionale pone un limite massimo al consumo di suolo, fissandolo al 3% del territorio urbanizzato, pari a circa 150 ettari, e destinandolo esclusivamente a progetti strategici per lo sviluppo economico e sociale. Sono escluse da questo limite opere di rigenerazione urbana, edilizia sociale, scuole, parchi pubblici e ampliamenti di attività produttive già esistenti. Tuttavia, il piano presenta numerose criticità.
Uno dei principali problemi riguarda la rigenerazione urbana, basata su incentivi ai privati mediante accordi operativi tra pubblico e privato. Questi interventi vengono favoriti attraverso agevolazioni fiscali, volumetriche e procedurali, ma tale approccio espone il Comune a situazioni potenzialmente problematiche. Un caso emblematico è quello dell’impianto a biometano di Villanova, approvato con una variante urbanistica che ha incluso anche la costruzione di due rotatorie.
La gestione delle aree dismesse rappresenta un altro punto critico, spesso esposto al rischio di speculazioni. Ad esempio, l’ex zuccherificio SFIR di Pontelagoscuro sarà affidato a un privato per la creazione di un hub per il noleggio di autoveicoli, senza le necessarie valutazioni ambientali. Analogamente, per l’ex distilleria di via Turchi, situata in una zona industriale dismessa e bisognosa di bonifica, è previsto un accordo urbanistico controverso. A ciò si aggiunge la possibilità di innalzare gli edifici fino a 8 piani in alcune aree, con il rischio di compromettere lo skyline storico della città.
Un’altra criticità è rappresentata dall’assenza di interventi strutturali per affrontare la crescente domanda di edilizia popolare. Il piano lascia il mercato immobiliare privo di regolamentazioni adeguate, consentendo speculazioni sugli affitti, che gravano in particolare su studenti e case vacanza. La rigenerazione urbana, così come impostata, non dedica sufficiente attenzione a progetti di edilizia sociale o a prezzi calmierati.
Anche la gestione del verde urbano e della mobilità sostenibile presenta diverse lacune. Il Parco Nord, definito “parco urbano”, è destinato ad attività generiche di tempo libero senza precisi vincoli paesaggistici, mentre mancano progetti per la creazione di nuove oasi verdi urbane che possano mitigare il calore e migliorare il benessere collettivo. Inoltre, l’assenza di una rete ciclabile strutturata continua a ostacolare lo sviluppo di una mobilità sostenibile, impedendo di offrire una reale alternativa al traffico su gomma.
Il processo di elaborazione del Pug, distribuito su due legislature, non ha dato ai nuovi consiglieri comunali tempo sufficiente per approfondirne i contenuti. Le osservazioni dei cittadini e delle associazioni, raccolte entro gennaio, sono state analizzate soltanto a novembre, lasciando tempi troppo ristretti per un’adeguata valutazione.
Il nuovo Pug, pur dichiarando l’intento di rilanciare l’economia urbana attraverso investimenti privati, rischia di sacrificare obiettivi ambientali, sociali e paesaggistici. Le misure concrete per affrontare questioni cruciali come il consumo di suolo, l’emergenza abitativa e la sostenibilità ambientale appaiono insufficienti e vaghe. Preoccupano anche l’assenza di decisioni chiare sull’identificazione di aree verdi urbane libere da infrastrutture a uso commerciale o ricreativo e la mancanza di un piano strutturale per la viabilità ciclistica.
Si sta disegnando la città dei prossimi vent’anni, ma, al di là delle dichiarazioni di intenti, non si intravedono misure concrete per invertire la rotta rispetto a un modello di sviluppo che ha già segnato Ferrara con scelte discutibili, come il trasferimento dell’ospedale, per il cui collegamento si attende ancora da anni la realizzazione di una metropolitana di superficie.
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