A Mannheim un’auto si è lanciata contro la folla causando due morti e 11 feriti. Arrestato il conducente: potrebbe soffrire di una malattia psichiatrica
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BERLINO – L’auto è entrata nella via dello shopping, il centro pedonale di Mannheim, e ha percorso 500 metri. Nei pressi della Torre dell’acqua, dove erano concentrate le bancarelle di Carnevale, e i tavoloni di legno delle feste, ha accelerato e puntato sui pedoni. Ha falciato numerose persone, percorrendo poi tutta la promenade lunga un chilometro. E forse si deve a un tassista — ha raccontato un poliziotto alla Bild — che stava prendendo un caffè, e che ha visto la macchina entrare nella zona pedonale, saltando subito sul suo taxi, se il bilancio non è ancora peggiore.
Ha inseguito l’utilitaria nera, l’ha raggiunta e bloccata. E mentre l’attentatore scappava a piedi, avrebbe anche sparato un colpo in direzione del tassista. Venti minuti dopo — in un arco di tempo che i registri della polizia segnano tra le 12.14 delle prime chiamate d’emergenza e le 12.43 quando l’arresto dell’aggressore viene confermato — la caccia si era conclusa. L’attentatore si è sparato un colpo in bocca davanti ai poliziotti, ma la pistola era caricata a salve. L’hanno ricoverato in ospedale in condizioni molto gravi. Un uomo di 54 anni e una donna di 83 sono morti sul colpo.
Mannheim come Monaco, due settimane fa. O come Magdeburgo prima di Natale. Un’auto che si lancia sulla folla in festa, o mentre si raccoglie per manifestare. Per Mannheim è la seconda volta, il secondo choc in nove mesi: a maggio un afghano a un comizio dell’estrema destra si avventò contro gli oratori sul palco, e colpì a morte un poliziotto che intervenne.
Stavolta non è stato un rifugiato, ma un tedesco di 40 anni, Alexander S., giardiniere paesaggista, residente poco lontano a Ludwigshafen, non sposato. Ma poco cambia. Tornano invece descrizioni dei killer a cui la Germania si sta abituando. Il primo a parlare è il ministro dell’Interno del Baden Württemberg, Thomas Strobl: «Per ora non abbiamo indicazioni su un possibile background estremista o religioso. La motivazione potrebbe essere piuttosto legata alla personalità del perpetratore».
Qualche ora dopo è più preciso il procuratore Romeo Schüssler: parla di un quadro di «malattia mentale». «Nessun precedente penale grave», ma piccoli reati. Una «lesione personale» con breve pena detentiva, poi guida in stato d’ebbrezza. E un reato d’odio, hate speech, sanzionato nel 2018 per un post su Facebook in cui Alexander S. ha esibito «simboli incostituzionali», presumibilmente neonazisti. Uno di quei profili violenti che deragliano e si lanciano in vendette di massa, su cui gli investigatori dicono di «voler indagare e sapere di più».
Solo domenica sulla Planken di Mannheim c’era stata la grande sfilata di Carnevale: 250mila persone ad assistere al corteo di settanta carri e 2.500 comparse, la preparazione che dura mesi. Siamo in quella parte della Germania renana, cattolica, dove il Carnevale è una festa che unisce le città.
E infatti, per oggi, alcuni dei capoluoghi vicini hanno disdetto ogni manifestazione, come Heidelberg. Altri come Stoccarda hanno promesso che tutto si farà secondo programma, perché non ci si può piegare alle minacce e chiudersi: «La sicurezza — dicono gli organizzatori — sarà massima». Tutti i politici sono intervenuti, dal presidente Frank-Walter Steinmeier («un nuovo orrore»), al cancelliere Olaf Scholz e al suo annunciato successore Friedrich Merz: ricordano le vittime, promettono sicurezza. Sono cinque i feriti gravi, e cinque più leggeri. In tre lottano per la vita, tra loro anche un bambino.
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