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5/12/2024 INAUGURATA AL BASTIONE FIORITO DEL CASTELLO DI SAN GIUSTO LA MOSTRA “VERSO LE VETTE. L’ALPINISMO A TRIESTE”: SARÀ VISITABILE FINO ALL’8 GIUGNO 2025 #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


(AGENPARL) – Roma, 5 Dicembre 2024

(AGENPARL) – gio 05 dicembre 2024 INFORMAZIONE ISTITUZIONALE
E OPEN GOVERNMENT
Ufficio Stampa
5/12/2024
INAUGURATA AL BASTIONE FIORITO DEL CASTELLO DI SAN GIUSTO LA
MOSTRA “VERSO LE VETTE. L’ALPINISMO A TRIESTE”: SARÀ VISITABILE FINO ALL’8
GIUGNO 2025
Questo pomeriggio (giovedì 5 dicembre) al Castello di San Giusto si è svolta
l’inaugurazione della mostra “Verso le vette. L’alpinismo a Trieste”, che verrà aperta
al pubblico domani, venerdì 6 dicembre, negli spazi espositivi del Bastione Fiorito al
Castello di San Giusto e sarà visitabile fino all’8 giugno 2025.
Sono intervenuti Giorgio Rossi, assessore alle Politiche della Cultura e del
Turismo; Stefano Bianchi, responsabile di Posizione Organizzativa Musei Storici;
Piero Mozzi, presidente Associazione Cai XXX Ottobre; Marinka Pertot, presidente
Slovensko Planinsko Društvo Trst – SPDT; Paolo Toffanin, presidente Società Alpina
delle Giulie – Sezione di Trieste del Cai; Anna Krekic, conservatore del Castello di San
Giusto e della Risiera di San Sabba, ideatrice e curatrice della mostra; Flavio Ghio,
alpinista, scrittore e co-curatore della mostra.
“Inauguriamo questa sera la mostra e la presentiamo nella rinnovata sala
espositiva del Bastione Fiorito nata a nuova vita l’anno scorso. Si tratta della terza
mostra in questo spazio rinnovato”, ha specificato il responsabile dei Musei Storici
Stefano Bianchi: “Dopo quella sulla fantascienza con la Cappella Underground e
quella sull’anniversario dell’Università di Trieste. È inoltre la prima mostra in tale
contesto completamente prodotta in casa, con collezioni civiche e private, in primis le
associazioni alpinistiche di Trieste”.
“Grazie a tutti i presenti, perché questo è un evento straordinario. Avendo una
certa età ho vissuto gli anni che per me, per tanti presenti e per il nostro Paese sono
stati un’epopea, si è andati sulla Luna, il batiscafo Trieste scendeva per la prima volta
nella fossa delle Marianne ma quello che hanno fatto il 31 luglio 1954 Achille
Compagnoni e Lino Lacedelli nel K2, sostenuti dalla spedizione del friulano Desio, è
stato straordinario – ha detto Giorgio Rossi, assessore alle Politiche della Cultura e
del Turismo -. Il nostro Paese ha vissuto un momento importante che ha
caratterizzato non solo l’epoca della ricostruzione, ma soprattutto la presenza di
uomini che hanno rifondato questo Paese, anche con eventi come quello della
conquista della vetta del K2. E’ un orgoglio per tutti noi presentare questa mostra
dove si ricordano tanti personaggi che hanno segnato l’alpinismo a Trieste. Voglio
ringraziare anche la Comunità slovena per la collaborazione. Una collaborazione che
dimostra l’unità di questa zona, una convivenza che dovrebbe e deve caratterizzare la
rinascita con l’abbattimento dei confini”.
LO SPIRITO DELLA MOSTRA
Curata da Anna Krekic (conservatrice del Castello di San Giusto e della Risiera di
San Sabba) e Flavio Ghio (alpinista e scrittore) avvalendosi della collaborazione e
della consulenza scientifica di numerosi studiosi ed esperti, l’esposizione racconta la
storia dell’alpinismo a Trieste attraverso i suoi principali protagonisti, dalla fine
dell’Ottocento al secondo dopoguerra e oltre.
Nel coinvolgere diversi Musei Civici (d’Arte Orientale, di Storia Naturale, della
Risiera di San Sabba, del Risorgimento e altri) la mostra illustra infatti la ricchezza
delle collezioni cittadine e le loro molte possibili connessioni.
“Molti privati inoltre hanno messo a disposizione beni personali, cui sono legati
affettivamente, come ad esempio lo zaino di Mario Mauri”, ha specificato la curatrice
Anna Krekic: “Ci sono anche beni provenienti dalla collezione Marussi dell’Università
di Trieste. Numerosi enti, istituzioni, esperti che hanno offerto consulenze
scientifiche hanno contribuito alla mostra”.
IL K2 E TRIESTE
Intitolata “Il K2 e Trieste”, la prima sezione della mostra è dedicata al 70°
anniversario della conquista italiana della seconda montagna più alta del mondo,
avvenuta il 31 luglio 1954, stesso anno del ritorno di Trieste all’Italia, nell’ambito della
spedizione guidata dal friulano Ardito Desio, cui partecipò anche lo scienziato
triestino Antonio Marussi, gigante della geodesia, fondatore dell’Istituto di Geodesia
e Geofisica dell’Università di Trieste e per molti anni docente nell’Ateneo triestino.
La storica impresa viene raccontata con l’approccio interdisiplinare e con la
pluralità di linguaggi che contraddistinguono l’intera mostra. I numerosi reperti
archeologici, beni naturalistici, documenti, cimeli della spedizione, fotografie,
strumenti scientifici provengono dai Musei Storici, Artistici e Scientifici del Comune di
Trieste, da prestatori privati e da altre istituzioni pubbliche, quali lo smaTS-Sistema
Museale dell’Ateneo di Trieste, il Museo Friulano di Storia Naturale di Udine (Archivio
Ardito Desio), il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – CAI Torino,
oltre che dalle tre associazioni alpinistiche partner della mostra. Infografiche e filmati
storici (Teche Rai e Cineteca di Bologna) arricchiscono il percorso espositivo.
L’ALPINISMO A TRIESTE E LE DONNE
Dallo spunto di interesse nazionale e dal suo riverbero locale prende le mosse la
seconda sezione della mostra, intitolata “L’alpinismo a Trieste” la cui storia,
affascinante e molto peculiare, si svolge lungo quasi un secolo sullo sfondo delle
complesse vicende di Trieste e del confine alto-adriatico. Il racconto proposto non è
antologico ma si dipana attraverso alcune figure-chiave di alpinisti, scelte per le loro
unicità, capacità di rappresentare un’epoca e soprattutto di imprimere delle svolte
significative nel modo di interpretare e vivere l’alpinismo.
Da Julius Kugy e Vladimir Dougan a Napoleone Cozzi, Emilio Comici,
Guglielmo Delvecchio, Enzo Cozzolino, Bianca Di Beaco, Tiziana Weiss e molti
altri, il ricco percorso espositivo si snoda attraverso opere d’arte, immagini,
attrezzature alpinistiche, filmati, documenti d’archivio, cimeli, beni naturalistici,
appunto provenienti dalle collezioni civiche, dalle raccolte delle tre società
alpinistiche triestine che collaborano alla mostra, da varie istituzioni italiane e da
numerosi prestatori privati.
Una parte della mostra, come sottolineato dalla curatrice Anna Krekic, è dedicata
nello specifico alle “donne di roccia” e cioè alle molte alpiniste che hanno contribuito
a scrivere la storia di questa disciplina.
Multidisciplinare ed eterogeneo, il percorso offre spunti nei più vari campi, dalla
botanica alla letteratura e all’arte figurativa (fra i dipinti, opere di Ugo Flumiani e
Napoleone Cozzi), dalla tecnica di arrampicata alla costruzione dei rifugi e alla
maestosa bellezza delle montagne, prime fra tutte le Alpi Giulie.
LA STORIA DI TRIESTE
“Scopo della mostra è quello di esplorare la storia non solo dell’alpinismo giuliano
ma anche di Trieste da un punto di vista originale e insolito, in linea con il
programma scientifico degli eventi espositivi al Bastione Fiorito, che osservano la
storia del nostro territorio da lenti sempre diverse”, ha detto la curatrice Anna
Krekic: “Con le loro biografie e imprese, le personali visioni e modi di interpretare e
affrontare la parete, gli alpinisti raccontati in mostra lasciano intravedere l’epoca in
cui sono vissuti. Le loro storie individuali, stagliate sullo sfondo della roccia, sono
capaci di riflettere la storia collettiva di Trieste, una città sempre al confine, che nel
corso del Novecento ha vissuto cambiamenti enormi e spesso drammatici”.
Se Julius Kugy rappresenta la Trieste asburgica e il relativo punto di vista sulla
Grande Guerra e sulla fine dell’Impero austro-ungarico, il pittore-atleta Napoleone
Cozzi incarna l’irredentismo e l’aspirazione all’annessione di Trieste all’Italia,
soddisfatta con l’esito del conflitto.
Il ventennio fascista è attraversato dal mito Emilio Comici fino alla sua prematura
morte nel 1940, mentre la Seconda guerra mondiale e l’occupazione nazista sono
illustrate dalle biografie dei Bruti di Val Rosandra. A uno di loro, Guglielmo
Delvecchio, spetta il compito di traghettare la figura di Comici nel complicato
dopoguerra triestino.
Una nuova epoca, dalla fine degli anni ’60, è segnata dalle personalità intense di
Enzo Cozzolino e Tiziana Weiss, quest’ultima con Bianca di Beaco fulgido esempio
della folta schiera di donne alpiniste triestine. Vanno infine in direzione dell’età
contemporanea le imprese di Mauro Bole, Giorgio Ramani e Andrea Varnerin.
Ha concluso il co-curatore Flavio Ghio: “La mostra riesce a spazializzare il tempo.
Seguendo il percorso si attraversano diversi momenti storici. I protagonisti
dell’alpinismo triestino, tra i quali svetta Emilio Comici, sono come direttori
d’orchestra che dirigono 3 movimenti, e cioè l’alpinismo delle montagne, quello degli
ardimenti e quello delle performance. Ma non dimentichiamo che questi movimenti
non sarebbero stati possibili senza tutti i musicisti”.
COMTS-LR



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