Intelligenza artificiale e giornalismo: otto giornalisti su dieci chiedono regole chiare


L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo dell’informazione, ma i giornalisti italiani chiedono chiarezza e regole precise. Otto su dieci ritengono necessaria una regolamentazione dell’IA generativa e chiedono trasparenza nell’indicazione dei contenuti prodotti o modificati con questi strumenti. È quanto emerge dalla ricerca “L’IA nella professione giornalistica”, realizzata dall’Ordine nazionale dei giornalisti in collaborazione con l’Università LUMSA, con l’obiettivo di analizzare l’impatto della tecnologia sul settore dell’informazione.

Il profilo del campione e il livello di conoscenza dell’IA

L’indagine, condotta tra novembre 2024 e gennaio 2025, ha coinvolto 972 giornalisti tra professionisti e pubblicisti, con un’età media tra i 43 e i 58 anni. Il 63,3% dei rispondenti è pubblicista, mentre il 36,7% è giornalista professionista. La maggior parte lavora in piccole redazioni (1-10 giornalisti) e con contratti atipici.

Nonostante il dibattito sull’intelligenza artificiale sia in crescita, il livello di familiarità con questi strumenti è ancora basso. L’unico ambito con una diffusione significativa è la traduzione automatica, probabilmente per la sua immediata utilità nel lavoro quotidiano. Strumenti avanzati come il fact-checking automatizzato, la gestione dei social media e la generazione di contenuti audiovisivi vengono ancora utilizzati sporadicamente.

IA tra opportunità e rischi

I giornalisti riconoscono alcuni vantaggi dell’IA nel loro lavoro: il 63,3% ne apprezza la capacità di velocizzare la produzione di contenuti, mentre il 60,8% la considera utile per raccogliere informazioni. Tuttavia, solo il 20% ritiene che l’intelligenza artificiale possa migliorare la verifica delle fonti, confermando l’importanza del ruolo umano nel controllo delle notizie.

Le principali preoccupazioni riguardano la qualità dell’informazione: il 50,2% teme un aumento di contenuti di bassa qualità, mentre altri sottolineano il rischio di una maggiore diffusione di fake news e il possibile ampliamento del divario generazionale nelle redazioni.

Una forte richiesta di formazione

Un dato significativo emerso dalla ricerca è l’interesse per la formazione sull’uso dell’IA: il 70% dei giornalisti si dichiara molto interessato a partecipare a corsi specifici, mentre un altro 20% è moderatamente interessato. Tra le priorità formative richieste, spiccano un corso introduttivo sull’IA (30,2%), l’uso degli strumenti di IA per la raccolta e l’analisi dei dati (28,7%) e il fact-checking automatizzato (15,7%).

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Barachini: “Superare la dicotomia tra rischi e opportunità”

Alla presentazione della ricerca presso la LUMSA è intervenuto, con un videomessaggio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Alberto Barachini, che ha sottolineato l’importanza di trovare un equilibrio tra innovazione e regolamentazione.

“Dobbiamo superare la dicotomia tra rischi e opportunità e lavorare affinché l’IA possa svilupparsi nel miglior modo possibile per il giornalismo,” ha dichiarato Barachini. Il governo sta lavorando a un disegno di legge che prevede tre pilastri fondamentali: la difesa del copyright per garantire il sostegno economico al settore, l’obbligo di identificare chiaramente i contenuti modificati con IA e l’introduzione del reato di deepfake per contrastare la manipolazione delle informazioni.

“In un’epoca in cui la fiducia nel giornalismo è messa alla prova, è fondamentale preservare l’integrità del sistema informativo e formare nuovi professionisti con competenze digitali avanzate. L’IA deve essere uno strumento al servizio del giornalismo, non una minaccia alla sua essenza,” ha concluso il sottosegretario.


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