Il 5 aprile in piazza per il salario, contro il riarmo

DiAdessonews

Mar 4, 2025 #abbassate, #abitativo, #accelerazione, #accentuazione, #acquisto, #affrontare, #alleato, #almeno, #Altra, #altri, #alzate, #americano, #analogo, #andare, #anni, #antimilitarista, #appoggio, #approvvigionamento, #apra, #Aprile, #armamenti, #armi, #arrivo, #assistiamo, #atteggiamento, #aumento, #automobilistico, #automotive, #Banca, #bellica, #bellico, #Berlino, #Bianca, #bilancio, #caduta, #calpesti, #capacit, #CASA, #caso, #centro, #Cgil, #Chigi, #circolano, #Cisl, #cittadini, #civili, #clamorosa, #cogliere, #collante, #comparsa, #competitivit, #componentistica, #concertativi, #concorrenza, #condire, #condizioni, #conflitto, #confronto, #consenso, #continentale, #continuare, #contraddizioni, #contrattuali, #CONTRO, #controllo, #conversione, #corrisposto, #corso, #costituiscono, #Creare, #crisi, #cura, #d, #dando, #dazi, #decidono, #deficit, #dentro, #denuncia, #Denunciato, #deperimento, #der, #DICEMBRE, #dicendo, #Dietro, #difendere, #difesa, #difficolt, #diffusione, #dipendente, #direttamente, #disastro, #Discussione, #disparit, #diventando, #diversi, #dotare, #Draghi, #drastica, #due, #economia, #economica, #economiche, #economico, #efficace, #energetico, #esigenze, #esplicita, #espulsione, #essere, #Europea, #europei, #europeo, #evidente, #fa, #favorirne, #Fondo, #forte, #fortemente, #forti, #fuori, #futuro, #gas, #gi, #giorni, #GIORNO, #giustificato, #governi, #governo, #grave, #guerra, #GUERRAFONDAIA, #hoc, #Idea, #ideologico, #Ieri, #imboccando, #imbocchi, #immediata, #impostazione, #impunemente, #inaccettabile, #incontra, #incontro, #incubo, #indebolita, #individuato, #industria, #industriale, #infine, #informazioni, #Infrastrutture, #Ingente, #inquilino, #insomma, #interessi, #INTERNO, #intervenendo, #intossicazione, #intrecciato, #invece, #investimenti, #investimento, #investiti, #involutivo, #Italia, #italiana, #italiano, #Kiev, #largo, #lavoratori, #lavoratrici, #legge, #leitmotiv, #Leyen, #libert, #libro, #luce, #Lunga, #maggiore, #mai, #manifestare, #Mario, #Meloni, #mercato, #mesi, #miliardi, #milioni, #militare, #militari, #militarista, #ministro, #Mondiale, #Movimento, #Nazionale, #nazionali, #necessit, #nesso, #nostrana, #nostrani, #nucleare, #nuove, #nuovi, #nuovo, #occasione, #ogni, #operaio, #opposizione, #ora, #ordine, #organizzato, #orienti, #pace, #paese, #Paesi, #Palazzo, #parametri, #Parlamentare, #parola, #parte, #parti, #passaggio, #pd, #Pensioni, #perch, #pesante, #pi, #piano, #piazza, #plauso, #pochi, #poi, #politica, #politiche, #ponendo, #popolare, #poter, #potere, #premesse, #presentato, #presenterà, #priorit, #processo, #propaganda, #proposte, #proprio, #prosecuzione, #pubblico, #punto, #puntualmente, #qualche, #qualit, #qui, #quotidiani, #raggiungimento, #ragionamenti, #Ragione, #ragioni, #rapidamente, #rapporto, #rappresenta, #rappresentano, #regime, #regionali, #repressione, #resto, #retorica, #riarmo, #ricaduta, #ridurre, #RIDUZIONE, #rigidi, #rilancio, #rimette, #Rinnovi, #ripercussioni, #Risorse, #risulterebbe, #ritorno, #Ritrovato, #rompa, #salari, #Salario, #salto, #sanitario, #sar, #scala, #scelta, #scelte, #sciagura, #scorso, #scritto, #Segreto, #seguito, #sembra, #sempre, #senza, #servizi, #servizio, #settore, #settori, #sicurezza, #sindacale, #sindacati, #Sintesi, #sistema, #sociale, #sociali, #societ, #solo, #soluzione, #sospinto, #sostegno, #sostenere, #Sosteniamo, #spesa, #spese, #spostamento, #spropositata, #stata, #Stati, #stato, #stessa, #strada, #stranieri, #strettamente, #Stretto, #sviluppo, #svincolare, #svolta, #tariffe, #tecnologie, #tedesca, #tedesco, #tema, #tempo, #terreni, #territorio, #tradizione, #trascinando, #trasporti, #Trovato, #Trump, #tutta, #tutte, #Ucraina, #UE, #UIL, #ulteriore, #Unione, #Unit, #Urso, #usb, #utilizzate, #utilizzato, #varata, #verde, #vero, #verso, #via, #viene, #vissute, #visto, #VITA, #von, #Zelensky
Il 5 aprile in piazza per il salario, contro il riarmo


Per l’Unione Europea, il governo Meloni e la stessa opposizione parlamentare l’aumento delle spese militari sembra essere un punto fuori discussione. Ieri la Von der Leyen è stata esplicita come mai e tra pochi giorni presenterà un Piano per il riarmo a scala continentale. Le premesse del resto erano già tutte dentro il Rapporto sulla competitività del sistema industriale europeo presentato diversi mesi fa da Mario Draghi. E il Libro Verde del Ministro Urso sul rilancio della politica industriale italiana, al di là di una maggiore accentuazione retorica sugli interessi nazionali, è stato scritto con la stessa impostazione di fondo. Infine, già nella Legge di Bilancio varata lo scorso dicembre, c’era un evidente spostamento di risorse nel settore della Difesa, che USB aveva puntualmente denunciato in occasione del confronto con le parti sociali organizzato a Palazzo Chigi.

Le contraddizioni con il nuovo inquilino della Casa Bianca, l’arrivo dei dazi e la crisi industriale sempre più pesante costituiscono le ragioni di questa ulteriore clamorosa accelerazione che incontra anche il plauso del Pd e di Cgil, Cisl e Uil, che su questo punto hanno rapidamente ritrovato l’unità.

Il collante ideologico di questo disastro è la guerra in Ucraina e la necessità di continuare a sostenere il regime di Zelensky, ora che Trump rimette in discussione il suo appoggio militare ed economico a Kiev. Il raggiungimento della pace in Ucraina viene visto come una sciagura dai governi della UE e il riarmo viene giustificato dalla necessità di sostenere Zelensky ma anche di dotare la UE di una capacità di difesa che senza l’alleato americano risulterebbe fortemente indebolita.

Dietro queste ragioni politiche, che in Italia ed anche in altri paesi europei non hanno mai trovato un largo consenso, c’è poi una ragione più strettamente economica che qualche giorno fa è comparsa sui quotidiani nostrani come “piano segreto” del governo Meloni di conversione di parte dell’industria dell’automotive al settore militare. La crisi del settore automobilistico tedesco sta avendo forti ripercussioni sulla componentistica nostrana, fortemente dipendente dall’industria di Berlino, e l’idea del governo Meloni sarebbe quella di favorirne lo spostamento sul settore bellico per andare incontro all’analogo processo in corso nell’economia tedesca, dove sono stati investiti più di 100 miliardi nell’industria della guerra.

Lo spostamento di risorse sul settore militare, insomma, rappresenta la soluzione che la UE ha individuato per affrontare la crisi industriale. Da qui la scelta di svincolare il bilancio della difesa dai rigidi parametri di controllo del deficit pubblico e le proposte che circolano di creare una Banca ad hoc per gli investimenti nel settore bellico. A condire i ragionamenti anche l’idea che le nuove tecnologie, che rappresentano uno dei terreni dove più forte è la concorrenza mondiale, avrebbero una ricaduta immediata negli armamenti, per poi in seguito poter essere utilizzate anche nei settori civili. 

Sono mesi che USB denuncia il passaggio all’economia di guerra come un processo involutivo per tutta la nostra società e non a caso sono almeno due anni che sosteniamo la parola d’ordine “Abbassate le armi alzate i salari” come sintesi efficace del nesso sempre più stretto tra difficoltà economiche vissute da milioni di lavoratori e spesa militare sempre più spropositata.

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Ora assistiamo ad un vero e proprio salto di qualità. Il tema della sicurezza nazionale sta diventando il leitmotiv della propaganda di governo, utilizzato ad ogni piè sospinto: è sicurezza nazionale l’investimento nel settore militare, è sicurezza nazionale il ritorno al nucleare per l’approvvigionamento energetico, è sicurezza nazionale l’espulsione di cittadini stranieri dal nostro territorio, la repressione del conflitto sociale, la diffusione delle informazioni e via dicendo. Perché il riarmo non è solo un ingente spostamento di risorse verso l’industria bellica e l’acquisto di nuovi armamenti ma anche un’intossicazione militarista della vita del paese. Ed ha sempre corrisposto ad una drastica riduzione delle libertà.

L’aumento delle tariffe di gas, luce e trasporti, il deperimento del servizio sanitario pubblico e la caduta del potere d’acquisto dei nostri salari e delle nostre pensioni sono l’altra faccia della scelta militarista del governo e della UE. Difendere le nostre condizioni di vita è direttamente intrecciato con la necessità che il paese imbocchi un’altra strada, rompa con le scelte di guerra della UE e orienti la politica economica e industriale al rilancio del mercato interno, dando priorità alle esigenze di sviluppo di tutto il sistema dei servizi e delle infrastrutture, della cura del territorio, rilancio il sistema abitativo popolare e intervenendo per ridurre le forti disparità regionali.

È grave l’atteggiamento dei sindacati concertativi che invece di cogliere la svolta guerrafondaia della UE decidono di manifestare a sostegno del riarmo e della prosecuzione della guerra.

Il 5 aprile l’USB sarà in piazza ponendo al centro il tema dei rinnovi contrattuali e del No alle spese militari. Il movimento dei lavoratori non è stato mai a sostegno della guerra ed è inaccettabile che si calpesti impunemente la lunga tradizione antimilitarista del movimento operaio e sindacale italiano.

È tempo che tra i lavoratori e le lavoratrici e in tutto il Paese si apra una discussione sulle scelte che stiamo imboccando e che stanno trascinando l’Italia dentro un incubo senza futuro.





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