Appalti Sogei, indagati l’ad Cannarsa e la società della cybersicurezza Deas legata a Difesa e servizi segreti


Perquisita la sede dell’azienda che si occupa di sicurezza informatica. La titolare è Stefania Ranzato e, come aveva rivelato Domani, negli ultimi anni ha ottenuto svariate commesse pubbliche. In ottimi rapporti con il ministero guidato da Guido Crosetto. Nelle carte dell’indagine anche il tentativo di acquisizione di Deas da parte della società Maticmind dell’amico del ministro, come già svelato da questo giornale

Non solo Sogei, la società del ministero delle Finanze. C’è anche la stella della cybersicurezza, Stefania Ranzato, nell’indagine sugli appalti sospetti: l’imprenditrice di origini venete a guida della società Deas, è indagata nell’ambito dello sviluppo dell’inchiesta Sogei della procura di Roma. Da quanto risulta a Domani, infatti, gli uomini della Guardia di Finanza hanno perquisito la sede dell’impresa attiva nel settore della cybersicurezza e di cui questo giornale aveva raccontato la storia, insieme ai suoi appalti “sospetti” poi finiti sotto la lente degli investigatori.

Tra i nuovi indagati anche l’amministratore delegato della controllata al cento per cento del Tesoro, Cristiano Cannarsa. L’ipotesi di reato per cui è accusato è quella di tentato peculato: in particolare a “incastrarlo” sarebbe una proposta di appalto da oltre un milione e mezzo di euro nei confronti della società di Ranzato, che negli ultimi anni ha avuto un boom di fatturato.

Deas e Ranzato godono di ottimi rapporti all’interno del ministero della Difesa, come rivelato da Domani alcune settimane fa. Fondamentali per i nuovi sviluppi dell’indagine gli interrogatori resi ai magistrati dall’ex numero due di Sogei, Paolino Iorio, arrestato lo scorso ottobre.

I verbali

Uno degli interrogatori, più in particolare, sembra decisivo. L’ex manager infatti riferisce ai pm di rapporti particolari tra Cannarsa e Deas. «Cannarsa tendeva ad avvantaggiare Deas per lo sviluppo della cybersecurity – si legge nel verbale reso da Paolino Iorio – Seppi a settembre (…) che su richiesta di Cannarsa avrebbe dovuto fare un contratto con Deas per l’importo di un milione e 600 mila euro per realizzare un prodotto che, per la mia esperienza e per quanto riferitomi da miei collaboratori, poteva essere realizzato con non più di 200 mila euro».

Ma c’è dell’altro. «Altra cosa che mi ha insospettito – continua Iorio davanti ai magistrati – è che Cannarsa chiese (…) di istituire un gruppo per avere sicurezza in rete attraverso personale di Deas: io avrei voluto che questo personale fosse presso Sogei ma, al contrario, il personale Deas lavorava per Sogei dalla loro sede senza che Sogei potesse avere il controllo sul lavoro che questo personale svolgeva».

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A un certo, tuttavia, i rapporti tra Iorio e Cannarsa si interrompono proprio a causa di questa diversità di vedute. È sempre l’ex numero due della controllata del Mef a spiegarlo. «Io con Cannarsa aveva un ottimo e confidenziale rapporto che a un certo punto venne da lui interrotto io credo che tale allentamento sia dovuto al fatto che io avevo capito che tra lui e la Ranzato (titolare di Deas) vi fosse un rapporto sentimentale.

In un paio di occasioni l’ho visto con la signora Ranzato in macchina insieme. E nei messaggi che ho sul mio telefono in sequestro Cannarsa mi ha mandato vari messaggi per favorire la Deas, in particolare ricordo un messaggio avente ad oggetto un subappalto da dare alla Deas a luglio 2024», prosegue Iorio.

L’amico di Crosetto e Deas

Durante l’interrogatorio di dicembre scorso passa anche a un altro punto: la possibile acquisizione di Deas da parte di Maticmind, società di Carmine Saladino, fedelissimo del ministro Guido Crosetto.

«Credo che Cannarsa – dichiara Iorio – stessa dando una mano alla Deas (facendogli aumentare il fatturato grazie ai contratti con Sogei) per farla acquisire da Maticmind di Saladino o da altri, a condizioni favorevoli ai titolari: posso dire questo perchè in un primo momento Cannarsa mi diceva di non fare lavorare Maticmind per poi chiedermi, dopo poche settimane, se avessimo personale Maticmind in Sogei, chiedendomi di essere meno aggressivo e rigido nei loro confronti».

La possibile acquisizione di Deas da parte di Maticmind, tra l’altro, era già stata svelata da Domani, quando rivelò che i bilanci e le ricche commesse pubbliche avevano convinto Ranzato a provare a capitalizzare vendendo appunto la società: la Deas finì sul tavolo dei vertici delle partecipate di Stato. Sempre Domani ha scritto che fosse stata proposta in primis a Fincantieri, con cui Deas collabora, ma dai piani alti dell’azienda di stato fosse pure arrivato un deciso rifiuto.

Anche perché informalmente gli sherpa dell’imprenditrice ipotizzano un prezzo altissimo, superiore ai 100 milioni di euro. Ecco dunque che l’idea di comprare la Deas da pare di Maticmind, società fondata da Carmine Saladino (che ha ancora il 15 per cento) e partecipata oggi da Cdp Equity (altro 15 per cento) e dal fondo Cvc (che ne detiene il 70). Come detto si tratta di un’azienda specializzata in cybersicurezza che Crosetto conosce bene: il ministro è amico di Saladino e ha vissuto nella casa romana dell’imprenditore per qualche tempo.

Non solo: attorno a Maticmind si muovono figure vicine al meloniano. Come Giancarlo Innocenzi Botti, che di Maticmind è stato consigliere d’amministrazione e che ha voluto proprio Crosetto testimone di nozze. A ogni modo l’operazione di compravendita, per ragioni ancora poco chiare, non andò in porto. Ma pazienza perché gli affari di Deas, grazie alle commesse pubbliche, vanno tuttora benissimo.

L’inizio dell’inchiesta

È il 15 ottobre quando Iorio viene arrestato in flagranza per corruzione. Il funzionario pubblico, che oggi chiede di patteggiare, finisce in carcere insieme all’imprenditore Massimo Rossi. Quello che i pm scoprono è un «articolato sistema corruttivo» con ramificazioni non solo nella spa guidata da Cannarsa, ma anche all’interno del ministero della Difesa e al Viminale.

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Tangenti in cambio di aggiudicazioni di maxi gare, a volte anche a cadenza regolare e nell’ordine delle decine di migliaia di euro. E poi incroci pericolosi che portano a iscrivere nel registro degli indagati diciotto persone: tra di loro anche un manager di Tim e di Ntt Data e, ancora, l’ex hacker Andrea Stroppa, meglio noto come l’uomo di Elon Musk in Italia. Un vero e proprio terremoto giudiziario.

Che oggi investe anche l’amministratore delegato della società: questa mattina nuove perquisizioni sono state realizzate anche nella sede di Sogei, non solo nell’abitazione privata dello stesso Cannarsa.

Tra gli indagati dell’inchiesta romana, è noto, c’è anche l’ufficiale della Marina Antonio Angelo Masala. Distaccato presso il sesto reparto dello stato maggiore della Difesa, Masala è in particolare accusato di aver ricevuto, per il tramite della moglie Valentina Patrignani, somme di denaro ancora da quantificare in cambio dell’aggiudicazione di una gara, cosiddetta Spada, da 180 milioni di euro all’impresa di Massimo Rossi.

Le indagini sono coordinate dal pubblico ministero Lorenzo Del Giudice: stanno scoperchiando un giro di appalti e mazzette capace di minare il cuore dello Stato.

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