TUTELA MATERNITÀ, TREND PENALE MARGINALE


Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza: dall’annuale Relazione al Parlamento emerge come nel corso del 2024 sono stati iscritti presso le Procure 63 nuovi procedimenti con 81 persone coinvolte. Di questi, soltanto un procedimento è stato iscritto nel Distretto giudiziario di competenza della Corte d’Appello di Potenza.

VIOLAZIONI DI LEGGE

I dati relativi agli anni 1995-2024 mostrano, a livello generale, che il fenomeno, a livello di giurisdizione penale, ossia di repressione delle violazioni delle disposizioni penali previste dalla relativa legge, «è sempre stato, sotto il profilo quantitativo, di proporzioni ridotte». In relazione ai procedimenti penali per delitti di cui alla Legge 196 del 1978 così come iscritti nel 2024 presso le Procure italiane, la ripartizione territoriale per macro aree geografiche è la seguente: 23 al Nord (36,5%); 24 al Sud (38,1%), 3 nelle Isole (4,8%). Per il Distretto giudiziario lucano, a partire dall’inizio della serie storica citata, i numeri dei procedimenti iscritti contro noti e ignoti sono stati costantemente bassi se non inesistenti: 1995 (0), 1999 (2), 2003 (0), 2007 (3), 2011 (2), 2015 (3), 2017 (0), 2019 (1), 2021 (1), 2023 (0), 2024 (1) I procedimenti pendenti al 31 dicembre 2024, presso le Procure e gli Uffici giudicanti congiuntamente considerati, risultano complessivamente pari a 211 con 296 persone coinvolte. I 63 nuovi procedimenti iscritti nel 2024, vedono 81 persone coinvolte. L’incidenza delle persone di cittadinanza straniera rispetto al totale dei soggetti iscritti (81), è risultata per l’anno 2024 del 37,1% L’unico procedimento iscritto nel Distretto di Po- tenza, ha una sola persona coinvolta. Come riportato nella relazione, a livello generale dai dati raccolti presso le Procure «non emergono indici significativi di una possibile tendenza ad eseguire interruzioni di gravidanza in violazione dell’articolo 19 della legge in modo organizzato presso strutture pubbliche o private». In relazione alla qualificazione giuridica del fatto, analizzando i dati della seria storica, è emersa l’evidenza che «i casi più ricorrenti siano quelli di interruzione di gravidanza colposa, seguiti da quella non consensuale, ed infine da quella volontaria, ossia operata con il consenso della donna, ma senza osservare le disposizioni prescritte dalla legge». «Praticamente nulla», invece, è risultata la percentuale relativa alla divulgazione di notizie idonee a rivelare l’identità della donna che ha fatto ricorso alle procedure o agli interventi previsti dalla Legge. Per quanto riguarda i procedimenti definiti, negli ultimi due anni (2023-2024), «elevata» l’incidenza dei provvedi- menti di archiviazione (59,4% e 56%), così come «significativa» la percentuale dei proscioglimenti per intervenuta prescrizione (8,9% e 13,1%). Nel biennio 2023-2024, infine, le assoluzioni hanno rappresentato rispettivamente il 17,7% e il 12,6% del totale e le condanne rispettivamente il 14% ed il 18,3% del totale.

GIURISDIZIONE VOLONTARIA

La seconda parte della Relazione è relativa alla giurisdizione volontaria, riguardante le richieste rivolte al giudice tutelare da parte di donne minorenni o maggiorenni interdette per ottenere l’autorizzazione all’interruzione volontaria della gravidanza (“Ivg”). A livello nazionale, i dati relativi agli anni 1989- 2024 mostrano che le richieste rivolte al giudice tutelare da parte di donne minorenni per ottenere l’autorizzazione all’interruzione volontaria di gravidanza, nei casi in cui sia mancato l’assenso delle persone che esercitano la responsabilità genitoriale o la tutela su di esse, siano risultate in numero pressoché stazionario fino al 2007 con una media annua di circa 1.300 richieste, «poi continuamente decrescente fino al 2020 con 301 richieste (è il minimo della serie storica e pari a quasi un quinto di quelle presentate nell’anno 1989 che conteggiava 1.390 richieste)», e quindi nuovamente crescente nel quadriennio 2021-2024 (con 348, 394, 415 e 440 richieste rispettivamente). Anche per il 2024, così come per tutti gli anni precedenti, la macro area geografica maggiormente interessata dal fenomeno è risulta essere quella del Nord. Per la donna minorenne che non intenda portare a termine la gravidanza, come spiegato nella Relazione, la Legge prevede che la medesima, non potendo esercitare autonomamente i propri diritti, debba richiedere l’assenso alle persone esercenti la responsabilità genitoriale o la tutela su di lei, assenso che costituisce condizione necessaria per poi rivolgersi ad una delle strutture indicate dalla stessa relativa Legge. Tuttavia quando c’è il rifiuto all’assenso o l’espressione di pareri tra loro difformi da parte delle persone esercenti la responsabilità genitoriale o la tutela, il consultorio o la struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, espletati compiti e procedure, rimette, entro 7 giorni dalla richiesta della donna minorenne, una relazione, corredata del proprio parere, al giudice tu- telare del luogo in cui essi operano. Il giudice, entro 5 giorni, «sentita la donna e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni che adduce e della relazione trasmessagli, può autorizzare la donna, con atto non soggetto a reclamo, a decidere l’interruzione di gravidanza». Per il 2024, delle 440 complessive richieste di autorizzazione ad abortire da parte di donne minorenni, una quella di competenza del Distretto giudiziario della Corte d’Appello di Potenza (ne erano risultate 2 nel 2023). Per la Basilicata, in relazione a questa specifica tipologia di richieste, l’anno che ha fatto registrare i numeri più alti è stato il 1997: 12.


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