L’Italia ha mai assunto davvero le fattezze di un’entità statuale unitaria in grado di amalgamare le tre caratteristiche dello stato nazione così come si è cristallizzato fin dai tempi del Trattato di Vestfalia? Non del tutto, almeno ad avviso dei convenuti all’incontro che ha avuto recentemente luogo presso la Fondazione Marco Besso.
AMALGAMA SÌ, MA PER EFFETTO DI VINCOLI ESTERNI
Essi hanno infatti ravvisato un amalgama ottenuta sempre per effetto di un vincolo imposto dall’esterno. Insomma, l’Italia è stato (poi si vedrà nel prossimo futuro se lo sarà ancora) un «paese dipendente», vincolato da condizioni sottoscritte a fronte di vantaggi, seppure spesso temporanei, che sovente non sono state però rispettate. Si pensi al riguardo all’esempio principe, che è quello dello stratosferico debito pubblico accumulato nei decenni. Ma, alla fine, la conseguenza dell’omessa elaborazione di un progetto politico unitario ha avuto quale conseguenza l’alimentazione (a volte anche per cause esterne) delle spinte centrifughe. E, se si vuole, la cartina al tornasole di questa perniciosa realtà la si rinviene nel consenso della cittadinanza espresso, non tanto su proposte e scelte politiche di respiro nazionale, quanto a livello locale nell’ambito regionale.
PREMIERATO E AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Nel corso dell’analisi a venire evidenziato è stato il deficit strutturale del Paese, a partire dalle storiche differenze delle sue diverse componenti della popolazione, che hanno contribuito a rendere difficoltosa una completa unità. Quindi si è giunti ad affrontare il tema relativo alle prospettive apertesi oggi a seguito dei progetti di modifica istituzionale ai quali è intenta la politica, cioè premierato e autonomia differenziata. Si tratta di tutti elementi indice di una potenziale dinamica disgregativa sui quali Sisci induce a una riflessione mediante il suo libro, una situazione attualmente in essere malgrado l’identità italiana si sia ormai nel tempo consolidata. Tuttavia, sono proprio i punti di forza (come la posizione al centro del Mediterraneo e la naturale vocazione di essere ponte con Africa e Asia) che si trasformano in fattori di debolezza.
IL DEFICIT STRUTTURALE DEL PAESE
Al riguardo, i relatori intervenuti a Palazzo Besso hanno sottolineato i limiti strutturali del Paese, che, ad esempio, non dispone di sbocchi naturale nell’Oceano, questo in una momento nel quale tutto è divenuto complicato, inclkusa la praticabilità di rotte marittime essenziali ai fini degli scambi commerciali globali, alla luce delle vicende inerenti al Mar Rosso e al Mar Nero, con Suez e i Dardanelli, oltreché delle strategie alternative di americani e cinesi, con le loro direttrici terrestri dall’Africa all’Asia. Intanto, si accentua il moto centripeto mitteleuropeo, con i territori un tempo parte dell’Impero austro ungarico che vanno riaggregandosi sotto la spinta di interessi economici e politici, con prevedibili impatti a livello sia continentale che italiano. E inoltre, in un inquietante scenario di possibile de-industrializzazione, prodromica anch’ella alla disgregazione di cui tratta Sisci nel suo volume: le imprese cosa vogliono dallo Stato? E, soprattutto, cosa concretamente sono in grado di dare al Paese?
TRAMONTO ITALIANO
Il passaggio indifferente e quasi distratto dell’autonomia differenziata accelera una deriva già in atto da tempo per la disgregazione del Paese a poco più di centocinquant’anni anni dalla sua nascita. Ma, una disintegrazione in linea con tensioni centrifughe esterne andrebbe però affrontata con realismo e visione, questo per non distruggere l’unità politica e moltiplicare le tensioni internazionali. «I pericoli sono immensi, sottolinea Sisci, e forse ingenuamente trascurati». Il rischio è quello di rivivere il dramma descritto da Hannah Arendt nei suoi resoconti del male nazista: tanti si fecero travolgere da quell’orrore, non per disegno malvagio, bensì per ciò che lei definì «thoughtfulness», cioè non essere stati giudiziosi, ma a vere agito con trascuratezza e distrazione senza riflettere adeguatamente sulle cose.
LO STATO DELLE COSE
Sostiene l’autore che «Giorgia Meloni, Matteo Salvini e tutti gli altri loro compagni di viaggio che oggi spingono sulla barca del regionalismo, forse non pensano di far saltare l’Italia, ma altrettanto non pensano a fondo. Evidentemente non approfondiscono le possibili conseguenze delle loro azioni. Pensano, forse, che siano banali, ma banali forse non sono. D’altro canto viste le oggettive tendenze centrifughe, l’Italia può restare unita solo se trova un suo vero spazio geopolitico nuovo, con fantasia, saggezza, e sapienza. Essa potrebbe cominciare a tessere una tela che trasformi la penisola in un ponte politico inclusivo non solo di Asia, Africa e Europa, ma anche dell’America. Solo tenendo uniti tutti questi pezzi l’Italia trova il senso della sua unità. Non si può pensare di andare in Africa senza avere un accordo profondo con paesi che sono alle spalle dell’Italia, come Francia e Germania. Un piano solitario italiano per l’Africa acuirà le tensioni con il resto d’Europa e approfondirà il moto centrifugo italiano».
INFO
Autore: Francesco Sisci;
titolo: Tramonto italiano. Come un paese si avvia alla disgregazione
editore: Neri Pozza;
collana: I Colibrì, 2024;
generi: politica;
edizione cartacea, pagine 192: prezzo 19,00 euro;
edizione e-book: prezzo 9,99 euro;
ISBN: 9788854530737
Francesco Sisci è editorialista del quotidiano “Il Sole 24 Ore”; in passato è stato corrispondente da Pechino per il quotidiano “La Stampa”; si è laureato e specializzato in lingua cinese a Venezia e a Londra, parla correntemente mandarino e cantonese
A699 – SCENARI, DINAMICHE E DECLINO: TRAMONTO ITALIANO, COME IL PAESE SI AVVIA ALLA DISGREGAZIONE. Si deve tendere al pessimismo? L’Italia è davvero prossima a cadere ai piedi di Pilato? Il «Bel Paese» è mai stato davvero uno Stato?
Sono soltanto alcuni degli interrogativi inquietanti ai quali illustri analisti hanno tentato di fornire una risposta nel corso del dibattito che ha avuto luogo a Roma a Palazzo Besso, sede della Fondazione Marco Besso, in occasione della presentazione dell’ultimo saggio di FRANCESCO SISCI, appunto “Tramonto italiano. Come un paese si avvia alla disgregazione”, volume edito per i tipi di Neri Pozzi. Oltre all’autore, sono intervenuti anche LUCIO CARACCIOLO (direttore di “Limes, rivista di geopolitica”) e PAOLO SAVONA (economista, presidente della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa).
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