Artisti reggini a confronto sulla bellezza


Un incontro tra arte, fede e riflessione per riscoprire il valore della bellezza come strumento di comunicazione e speranza. Testimonianze di artisti e studiosi hanno arricchito un evento che ha posto l’arte al centro del dialogo spirituale e culturale.

Tra bellezza e speranza, gli artisti reggini e il Giubileo

Nell’ambito del Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura, nei giorni scorsi si è tenuta una manifestazione-conferenza dal titolo “Comunicare speranza con la bellezza”, organizzata dall’Associazione culturale Le Muse insieme al Seminario arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria. L’incontro si è svolto presso l’Aula Magna del Seminario ed è stato un momento di condivisione e riflessione aperto al mondo della cultura e ai soci del sodalizio reggino.



«L’occasione – ha dichiarato il presidente de Le Muse, professor Giuseppe Livoti – è nata proprio da un incontro tra la nostra associazione culturale e il Seminario, con il suo rettore, don Simone Gatto, che in questi mesi ha aperto le porte dell’importante luogo di formazione e preghiera ai fermenti culturali del territorio, trasformandolo in un centro di riflessione aperta e condivisa. Parlare alla città e agli artisti – poeti, scrittori, animatori, pittori, scultori e comunicatori – sul senso della speranza è un segno di appartenenza a questo anno giubilare».

La speranza come filo conduttore dell’evento

Il motto scelto da papa Francesco per l’Anno Santo del 2025, «Poiché tu sei la mia speranza, Signore Dio; sei la mia fiducia sin dalla mia infanzia» (Sal 71,5), ha guidato la riflessione dell’incontro, svoltosi in una gremita sala conferenze. Un concetto che richiama il pensiero del Pontefice, secondo cui «l’arte non è un lusso, ma una necessità dello spirito. Non è fuga, ma responsabilità. Educare alla bellezza significa educare alla speranza. E la speranza non è mai scissa dal dramma dell’esistenza: attraversa la lotta quotidiana, le sfide di questo nostro tempo».


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A partire da questa riflessione, il rettore del Seminario, don Simone Gatto, ha introdotto il suo intervento sottolineando il valore universale della speranza: «A questo tema abbiamo accesso tutti, perché tutti siamo capaci di realizzare la speranza che coltiviamo nel nostro cuore. La bellezza fa parte della nostra mente, e la comunicazione del divino è un modo per vedere la bellezza stessa. L’arte è un’opportunità per ricostruire il dialogo con il mondo ed è un veicolo di intimità con l’eterno». Il rettore ha poi ricordato come molti Papi abbiano parlato della bellezza: Pio XII la definì espressione dell’amore, mentre Benedetto XVI evidenziò il suo ruolo educativo e pedagogico.

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L’arte sacra come testimonianza di fede

L’incontro è proseguito con la testimonianza di Giuseppe Fata, designer e ideatore della Madonna degli Artisti, reduce dalla consegna dell’opera alla Basilica di Santa Maria in Monte Santo, a Roma, lo scorso 15 febbraio. «Ho provato un’emozione indescrivibile nel vedere la mia creazione esposta in permanenza presso la Cappella del Crocifisso – ha raccontato Fata –. È un’opera che vede la compartecipazione di 200 rappresentanti del mondo della cultura calabrese, nazionale e internazionale. Ognuno ha aderito al progetto lasciando la propria firma nel mantello stilizzato della Madonna. Un momento di grande soddisfazione che mi ha riportato alla mia infanzia a Laureana di Borrello, quando osservavo le vestizioni della statua della Madonna nel periodo pasquale, un rito tanto intimo quanto simbolico».

A consacrare ufficialmente l’opera è stata una solenne celebrazione presieduta da monsignor Antonio Staglianò, Presidente della Pontificia Accademia di Teologia e Rettore della Chiesa degli Artisti, il quale ha incoraggiato Fata in questo percorso creativo e spirituale. «Mi ha sollecitato, spinto e supportato in questo atto di coraggio», ha rivelato il designer, sottolineando l’importanza di un’arte che riesca a coniugare tradizione e innovazione senza perdere il suo significato profondo.

Il rapporto tra arte, fede e segni divini

Ha poi preso la parola Cosimo Allera, scultore noto per le sue opere in acciaio corten, che ha condiviso il suo legame con il sacro e un episodio personale: «Un terribile incidente d’auto ha segnato profondamente la mia vita, portandomi a riscoprire un segno mariano. Da lì è nata la mia volontà di realizzare un artistico Crocifisso che oggi domina la sommità di uno dei più bei santuari del Sud, a Paravati, voluto da Natuzza Evolo».

L’artista ha poi parlato di una delle sue creazioni più recenti, “Acutis – Autostrade del Cielo”, realizzata per il Parco RespirArt di Val di Fiemme: «Quest’opera nasce dalla mia esperienza vicina al beato Carlo Acutis, che ad aprile sarà proclamato santo. Il metallo e la struttura verticale simboleggiano la purezza e la spiritualità di un giovane che ha dedicato la sua vita all’Eucaristia e all’evangelizzazione attraverso le nuove tecnologie».

La mostra “Sacrum”: un dialogo tra artisti e spiritualità

L’evento si è concluso con l’inaugurazione della mostra “Sacrum”, allestita nelle sale del Seminario e visitabile per i prossimi dieci giorni. Un’esposizione che raccoglie opere di artisti di Le Muse, tra cui Francesca Avenoso, Margherita Battaglia, Cristina Benedetto, Mariella Costa, Patrizia Crupi, Manuela Lugarà, Antonella Minasi, Grazia Papalia, Francesca Perina, Tina Nicolò, Wanda Simone.



Le opere esposte spaziano dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla rielaborazione di capolavori storici. Il loro obiettivo, sottolineano gli artisti, è quello di ritrovare un linguaggio comune che parli all’uomo di oggi, unendo fede, speranza e bellezza. Un’arte che non è solo espressione personale, ma anche strumento per comunicare con l’umanità, senza mai perdere la direzione e mantenendo viva la speranza.





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