Tanti atleti, pochi campi, debiti con il Comune, ristrutturazioni improrogabili e poche certezze: sono gli ingredienti della ricetta che rischia di avvelenare il futuro delle società di calcio dilettanti comasche.
Trecento iscritti in media
I ragazzi e le ragazze delle associazioni cittadine sono quasi duemila, se si calcola che ciascuna delle otto società (Albate Hf, Alebbio, Ardita Cittadella, Lario, Libertas San Bartolomeo, Tavernola, Sagnino e Polisportiva Sant’Agata) conta una media di 300 iscritti. I campi, invece, scarseggiano.
Con l’assegnazione del Belvedere al Rugby Como – l’area è stata consegnata per il primo lotto dei lavori di riqualificazione -, l’attesa della concessione del campo di via Pasquale Paoli e l’incertezza su Lazzago (dove sonno stati temporaneamente spostati i ragazzi del Rugby in attesa della fine dei lavori in via Longoni, con conseguenti malumori tra le società calcistiche) restano poche alternative per giocare e per allenarsi. «Al Gigi Meroni giocano una ventina di squadre – spiega Andrea Anzi presidente dell’Albate Hf – Il campo, così come quello di Sagnino, è occupato sette giorni su sette, dalle 16 alle 23. Ci calpestiamo i piedi negli spogliatoi, dove serve una ristrutturazione che era già stata decisa, progettata nel 2021 ma è poi stata sospesa e rinviata». Tra sovraffollamento e lavori da fare, anche sugli altri campi cittadini la situazione non è delle migliori. «Ah esiste anche il calcio dilettanti a Como, quindi? – scherza il presidente della Libertas San Bartolomeo Enrico Bello – Rispondo io: esiste, con dati in aumento e rette che sono meno della metà di quelle di altri sport. Le società calcistiche fanno un servizio alla città e alle famiglie. Eppure ci troviamo a giocare al buio, come accade a Prestino dove da un anno chiediamo il relamping». E non manca anche chi, per allenarsi, deve uscire dalla città: come fa, tra gli altri, Libertas, che deve portare le sue calciatrici a Fino Mornasco per assenza a Como di spogliatoi adeguati ad accoglierle.
«Ci alleniamo su sette campi diversi e non utilizziamo nessuna struttura pubblica, se non le palestre per la pallavolo – spiega Francesco Angelini, presidente della Polisportiva Sant’Agata – Ho fatto richiesta al Comune per una struttura per il calcio, ma non ho mai avuto risposta. Il sindaco dovrebbe ascoltare le società e gestire gli impianti valutando le esigenze».Un dialogo, questo, reso difficile dalla situazione di morosità in cui alcune società sportive – non tutte quelle citate – si trovano nei confronti del Comune. La proposta, che i presidenti presenteranno, è quella di aprire un dialogo per trovare soluzioni che permettano di anticipare i bandi di gara previsti per la primavera per il rinnovo delle concessioni e avere gli strumenti per iscriversi alla prossima stagione di campionato, che richiede di essere preparata con anticipo.
«Situazioni da risolvere»
«Ci sono delle situazioni da risolvere, è vero e va fatto, ma chiediamo ascolto – sottolinea Francesco Contardo, presidente dell’Us Tavernola – Una soluzione potrebbero essere degli affidamenti diretti, a fronte di progetti di ristrutturazione dei centri sportivi, per un po’ di anni così da avere e dare agli iscritti più certezze sul futuro». Autocritica e ascolto in definitiva sono i due elementi essenziali a salvare la situazione del calcio dilettanti a Como. «Siamo una delle città più ricche d’Italia e abbiamo strutture sportive fatiscenti – concludono Ernesto Longaretti e Franco Passalacqua, presidente e vice dell’Alebbio – Se ci sono dei debiti, significa che da una parte e dall’altra non è stato fatto un buon lavoro. Serve più responsabilità delle società nella gestione delle strutture e ascolto da parte dell’amministrazione. Facciamo un passo avanti insieme per i ragazzi e lo sport».
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