Dallo sport alle Università. Kharkiv non si arrende. “Rinasceremo dalle ceneri”


C’è una parte dell’Ucraina che non ha smesso di credere nel futuro e opera, nel silenzio, per renderlo già da oggi possibile. Nonostante i droni, gli allarmi e i missili. Siamo andati a conoscere questo popolo di uomini, donne, giovani che lavora a più livelli. Dallo sport all’università, nelle accademie di arte e design, negli istituti per il turismo e l’alberghiero. Lo fanno anche se le loro sedi sono state colpite dai missili e sono ancora in parte demoliti. “Kharkiv è come una fenice”, dice Anatoliy Huba, vice rettore dell’Accademia dello sport. “Saprà risorgere dalle ceneri”.

Kharkiv (foto SIR/Biagioni)

(da Kharkiv) Allarmi e bombardamenti sono continui, di giorno e di notte. Venerdì scorso un drone shahed ha colpito la sede degli scout, provocando danni ingenti ma soprattutto tanta paura. Eppure, anche in questa parte di Ucraina, nella città di Kharkiv, al confine con la Russia, c’è una parte del Paese che non ha smesso di credere nel futuro e opera, nel silenzio, già da oggi, per renderlo possibile. E’ un popolo di uomini, donne, giovani che lavora a più livelli. Dallo sport all’università, nelle accademie di arte e design, negli istituti per il turismo e l’alberghiero. Lo fanno anche se le loro sedi sono state colpite dai missili e sono ancora in parte demoliti. Anche se le aule universitarie sono semivuote e gli studenti possono accedervi solo per piccoli gruppi. Anche se si piangono i due studenti della Beketov National Universtiy di Kharkiv morti sul fronte e chi sul fronte ancora sta combattendo.

Kharkiv, una delle aule dell’Università di Beketov colpita dal missile (foto SIR/Biagioni)

Le ragazze della squadra olimpica di nuoto sincronizzato ci aspettano nell’elegante sala del club diplomatico di Kharkiv. Due di loro, Anastasia Shmonina e Daria Moshynska, lo scorso anno a Lima, ai campionati mondiali hanno vinto la medaglia di bronzo. Viene proiettata l’esecuzione della loro prova e sono due meravigliose sirene in acqua. Hanno 19 anni. Riescono ad allenarsi ad Kharkiv.

“Mentre siamo in acqua può capitare di sentire gli allarmi e addirittura delle esplosioni. Ma si va avanti lo stesso”.

D’altronde la loro missione non è quella di gareggiare né di vincere sulle avversarie. Ciò che le spinge verso la medaglia è l’amore per il loro Paese. “Quando è iniziata la guerra è stato difficile. Ci chiedevamo come potevamo aiutare il nostro Paese. Capivamo che potevamo farlo, gareggiando al meglio nelle competizioni internazionali. In questo modo, potevamo far conoscere al mondo e all’Europa la bellezza e la grandezza del nostro Paese”. “Noi siamo convinti che quello che non ci uccide, ci rafforza”, spiega Svitlana Saidova, head coach della squadra. “Siamo grati ai nostri atleti. Con le loro prove, portano i valori dell’amicizia, del rispetto, dell’impegno e lo comunicano ai loro coetanei”.

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Anastasia Shmonina e Daria Moshynska campionesse mondiali di nuoto sincronizzato (foto SIR/Biagioni)

“Kharkiv è come una fenice”, dice Anatoliy Huba, vice rettore dell’Accademia dello sport. “Saprà risorgere dalle ceneri. Noi stiamo già pensando a come sarà l’Ucraina dopo la guerra”. Ma il prezzo di questi tre anni di invasione russa su vasta scala è già altissimo. L’Ucraina dovrà purtroppo fare i conti non solo con la ricostruzione ma anche con la riabilitazione di chi ha subito traumi. Ci sono i bambini che hanno imparato a riconoscere il rumore di missili e droni. Ci sono i soldati che tornano dal fronte, traumatizzati, feriti, mutilati. Per queste persone l’Accademia dello sport ha già pensato di aprire un centro di aiuto psicologico e di riabilitazione fisica grazie all’aiuto di Polonia e Germania. “Sappiamo che dobbiamo attrezzarci ad avere sempre più persone con disabilità. E vogliamo prepararci ad accoglierle non come disabili che hanno possibilità limitate ma come persone che avranno esigenze particolari”, dice Huba.

“E’ difficile ma se non facciamo qualcosa oggi, domani sarà peggio”.

Aula di architettura e desing (foto SIR/Biagioni)

All’Università di Beketov, i piani inferiori sono tutti nuovi e ristrutturati. Ci sono il laboratorio di arte e design, l’aula di esercitazione per l’alberghiero, il museo e le sale studio. Ma ai piani superiori i “segni” del missile che ha colpito l’edificio nel 2023, sono ancora visibili. “Abbiamo dovuto adattarci”, ci racconta il rettore Ihor Beleckij. “Costruire le aule sottoterra, offrire un sistema didattico misto che alterna lezioni online con la possibilità di fare esercitazioni in presenza. Non è ancora possibile parlare di una vita universitaria normale”. Il pensiero del rettore si rivolge ai docenti e agli studenti che si trovano al fronte. “Sono ragazzi e ragazze che hanno dato parte della loro vita per difendere il paese. Torneranno con l’idea di voler riprendere il percorso didattico universitario. Dovremo ripartire da loro e saremo noi chiamati a farlo visto che saranno probabilmente l’ultimo pensiero di uno Stato che dovrà ricostruirsi dalle ceneri”.

Kharkiv, uno studente dell’istituto di scuola alberghiera (foto SIR/Biagioni)

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