Concessione di suolo pubblico e interessi privati: c’è legittimità?


Qual è il confine tra interesse pubblico e privato nella concessione di suolo pubblico? Lo delinea il Consiglio di Stato, nella sentenza n. 805 del 3 febbraio 2025, decidendo una controversia sull’occupazione di suolo pubblico e contestuale realizzazione di un manufatto metallico di tipo dehors per somministrazione di alimenti e bevande, a servizio di una attività di rivendita di tabacchi, confinante con un condominio che aveva impugnato la concessione per l’installazione del dehors sul marciapiede pubblico e le relative disposizioni del regolamento comunale per l’installazione dei chioschi.

Il ricorso in appello è stato respinto sostanzialmente perché, secondo il Consiglio di Stato, in un procedimento di occupazione di suolo pubblico, è l’Amministrazione a valutare la sussistenza dei presupposti per il rilascio del provvedimento per la concessione di un uso (eccezionale) del bene di proprietà pubblica. Il tema che l’Amministrazione deve affrontare è quindi quello della compatibilità di detto uso con l’interesse della generalità dei consociati e della proprietà pubblica.

Concessione di suolo pubblico e regolamento comunale

La legittimità della concessione relativa al dehors va valutata tenendo conto di quanto dispone il regolamento comunale, dove sono indicati gli spazi pubblici che possono essere oggetto di concessione, suddivise per tipologia (marciapiedi, aree pedonali e zone a traffico limitato), le possibili interferenze rispetto ad altre esigenze pubblicistiche (il passaggio dei mezzi di soccorso e di emergenza e dei mezzi delle forze dell’ordine, intersezioni stradali, passi carrai, accessi pedonali di abitazioni, ingressi di attività commerciali, strade, occupare scivoli e aree pedonali) e gli ulteriori interessi pubblici che devono essere salvaguardati, cioè la tutela della salute pubblica e dell’ambiente.

La concessione di suolo pubblico ha ad oggetto il bene di proprietà pubblica, e in tal senso si differenzia anche dalle fattispecie abilitative alle attività edilizie, che hanno riguardo al bene privato, e richiedono una valutazione del presupposto della disponibilità del bene, che non è invece richiesta in caso di concessione di bene pubblico, di cui non è evidentemente necessario indagare la titolarità (pubblica).

Le prescrizioni contenute nella concessione impugnata sono volte a salvaguardare gli interessi pubblici laddove dispongono di non intralciare il traffico pedonale, non disturbare la quiete pubblica, non danneggiare le pedane e le strutture pubbliche sottostanti e di ripristinare lo stato del bene pubblico al termine della concessione.

Elementi consentiti e non valutati

Gli elementi di arredo consentiti:

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per le imprese

 

  • pedana,
  • parapetti,
  • sedie,
  • tavolini,
  • ombrelloni,
  • balaustre di delimitazione,
  • fioriere,
  • pergotenda, cioè tenda retrattile sorretta da una struttura autonoma, non fissata ai muri perimetrali dell’edificio ma solo sulla pedana, con parapetti in vetro infrangibile o plexiglass.

Tutti questi elementi sono stati valutati dall’Amministrazione compatibili con l’interesse pubblico ma non con gli interessi privatistici coinvolti.

Il Comune non si è invece occupato di altri elementi, che non rientrano nella valutazione allo stesso demandata, come l’apparecchio di filodiffusione stereo, l’impianto di quattro luci a led della lunghezza di circa quattro metri ciascuna disposte parallelamente, coperture e insegne metalliche pubblicitarie disposte lungo tutto il perimetro della stessa.

Questi elementi, che sono rappresentati nel progetto (allegato alla concessione) solo in parte, e comunque privi di indicazioni specifiche, non erano assentiti nel provvedimento concessorio, che non ne fa alcun cenno, al contrario degli elementi di arredo che sono invece espressamente contemplati nello stesso. Il Comune è infatti tenuto a occuparsi dell’aspetto pubblicistico e in tale prospettiva valuta il progetto presentato.

Le competenze dell’Amministrazione sulla concessione di suolo pubblico

L’Amministrazione non è infatti titolare di una competenza più ampia. La competenza sui profili privatistici è piuttosto intestata ai titolari dei diritti reali interessati, al condominio e ai condomini, che dispongono, in ogni senso, del relativo regolamento e che decidono attraverso deliberazioni. Del resto, altrimenti, si potrebbero creare un conflitto fra entità, che non assicura una tutela degli interessi privatistici migliore e più efficace rispetto a quella che può conseguire il titolare di questi ultimi.

D’altro canto la concessione di suolo pubblico è espressamente rilasciata ‘senza pregiudizio per i diritti dei terzi‘. Ciò vuol dire che i diritti dei terzi, e quindi anche del condominio, non sono coinvolti nella decisione amministrativa, né possono essere pregiudicati dalla stessa.

L’aspetto pubblicistico e quello privatistico attengono quindi a profili diversi:

  • da un lato, gli eventuali atti di assenso del condominio non costituiscono presupposto della concessione di suolo pubblico,
  • dall’altro lato la concessione di suolo pubblico non produce l’effetto di consentire al concessionario di compiere atti in pregiudizio dei terzi.

La decisione del Consiglio di Stato

I rapporti con il condominio debbono quindi svolgersi nel rispetto della relativa regolamentazione, pur non rilevando in sede amministrativa, così come il rilascio del titolo amministrativo non impedisce di far valere la posizione privatistica nelle sedi competenti. Se la posizione dei soggetti terzi non rientra nella valutazione dell’Amministrazione, questa non è tenuta a coinvolgerli nel procedimento.

Pertanto, il Consiglio di Stato ha ritenuto infondati i motivi del ricorso riguardanti, fra l’altro, il disposto dell’art. 1117 c.c., le delibere condominiali, i rapporti con il condominio, in relazione al decoro e all’appoggio, o meno, sul muro perimetrale e a tutti gli aspetti afferenti al rapporto condominiale, e in genere i rapporti di diritto privato (violazione delle norme sulle distanze e sulle vedute), che non rilevano, neppure con riferimento al difetto istruttorio e motivazionale, sulla legittimità della concessione di suolo pubblico.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 



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