Gualmini e Moretti nel mirino


L’inchiesta continua….

Nuova puntata dell’inchiesta condotta in maniera illegale dai servizi belgi. La procura chiede la revoca dell’immunità, le due eurodeputate Pd: “Lo abbiamo saputo dalla stampa”

Dopo settimane di silenzio sul Qatargate, gli inquirenti belgi sono tornati a farsi vivi. La Procura federale belga ha chiesto la revoca delle immunità di Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti, deputate del Pd al Parlamento Europeo. La notizia, come nelle migliori tradizioni, è stata data ieri dal quotidiano belga Le Soir.

Si preannuncia dunque una nuova puntata del Qatargate, l’inchiesta che ha un inizio ma non una fine e che è stata condotta in questi anni in maniera del tutto illegale. Ben il 90 per cento degli atti d’indagine è infatti opera dei servizi segreti che dal 2021 si sono introdotti abusivamente nel Parlamento europeo. I servizi di Bruxelles, in spregio ad ogni norma, hanno così violato le conversazioni dei parlamentari che erano coperte dall’immunità. Purtroppo in questi mesi il Parlamento europeo non ha mai preso posizione per stigmatizzare tali condotte, consentendo agli inquirenti di proseguire imperterriti con le loro attività. Secondo gli investigatori, diversi europarlamentari sarebbero stati corrotti da parte da alcuni rappresentanti del potente emirato del Golfo. Il fascicolo venne aperto dal giudice istruttore belga Michel Claise, soprannominato il Di Pietro delle Fiandre. E come Di Pietro, andato in pensione, il magistrato si era poi candidato alle elezioni senza però essere eletto.

La prima a finire sotto il tiro di Claise era stata Eva Kaili, ex vicepresidente greca del Parlamento europeo, trattenuta in carcere per oltre quattro mesi. In un verbale datato 14 novembre 2022 e redatto come detto dai servizi, era stata descritta con grande dovizia la riunione della sottocommissione per i diritti umani con all’ordine del giorno una discussione sulla Coppa del mondo, svoltasi alla presenza di Ali Bin Samikh Al Marri, ministro del Lavoro del Qatar. Nel verbale erano indicati i nomi di Antonio Panzeri, allora europarlamentare del Pd, coinvolto nel procedimento e che successivamente deciderà di ‘collaborare’ con i magistrati belgi in cambio della libertà, e Francesco Giorgi, suo ex assistente parlamentare e compagno di Kaili. “Lo hanno fatto come spie, ma al servizio delle autorità belghe”, disse l’europarlamentare dem Giuliano Pisapia, ricordando che “l’immunità parlamentare assicura l’indipendenza e l’integrità del Parlamento nel suo complesso e questo principio è stato calpestato in maniera vergognosa e in violazione dello Stato di diritto”.

Kaili ha fatto causa al Parlamento europeo “per violazione della sua immunità parlamentare, essendo stata monitorata dai servizi durante il periodo in cui ha partecipato alla Commissione Pega, che stava indagando istituzionalmente sull’esistenza di software illegali che monitoravano le attività degli eurodeputati e dei cittadini Ue”. Ma a denunciare possibili violazioni erano stati anche i legali di Andrea Cozzolino, altro europarlamentare del Pd e anch’egli coinvolto nell’inchiesta, che avevano posto la questione alla Corte d’Appello di Napoli chiamata a decidere sulla sua estradizione. Per i magistrati campani, non era possibile ritenere che le indagini fossero state svolte dai servizi segreti invece che dall’autorità giudiziaria attraverso la polizia giudiziaria.

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Adesso tocca dunque a Moretti e Gualmini le cui incolpazioni restano avvolte nel mistero. “Siamo convinti della loro assoluta estraneità ai fatti contestati dalla Procura belga che per proseguire le indagini ha richiesto al Parlamento europeo di sospendere il regime di immunità”, si legge in nota della delegazione del Pd al Parlamento europeo. “Le conosciamo – prosegue la nota – come persone di spiccata onestà e dedizione al loro lavoro nelle istituzioni ed esprimendogli la nostra solidarietà e vicinanza, apprezziamo la loro disponibilità a collaborare con la magistratura belga. Le ringraziamo per la loro decisione di autosospendersi dal gruppo per evitare ogni forma di strumentalizzazione rispetto a una procedura aperta da anni”.

“Abbiamo appreso dalla stampa notizia della richiesta, da parte delle autorità giudiziarie del Belgio, di revoca della nostre immunità. Al fine di sottolineare la totale estraneità a ogni fatto corruttivo, abbiamo deciso di auto sospenderci dal gruppo al quale apparteniamo per essere pienamente a disposizione della magistratura per qualsiasi esigenza istruttoria. Ringraziamo la delegazione degli eurodeputati Pd per la solidarietà politica e umana pubblicamente espressa”, hanno affermato invece le due eurodeputate del Pd.



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