Cesare Pasqua, 76 anni, ex dirigente dell’Asp di Vibo Valentia, resterà agli arresti domiciliari. Lo ha deciso la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso presentato dai suoi legali, Luigi Ligotti e Vincenzo Pasqua, contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro. Quest’ultima, lo scorso 16 aprile, aveva confermato la misura cautelare disposta dal gip distrettuale per gravi accuse: concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso e corruzione aggravata dal metodo mafioso.
La Cassazione ha definito il ricorso «complessivamente infondato», confermando quindi la misura detentiva per l’imputato, coinvolto nel maxiprocesso scaturito dall’operazione Maestrale-Carthago condotta dalla Dda di Catanzaro.
Un altro capo d’imputazione contro Pasqua è invece caduto. Lo scorso 5 settembre, il Tribunale di Vibo Valentia ha dichiarato il “non luogo a procedere” per il reato di abuso d’ufficio relativo all’assunzione della nuora nel reparto di medicina del lavoro dell’Asp di Vibo. La contestazione è venuta meno dopo l’abrogazione di tale reato, approvata a fine luglio dal Parlamento su iniziativa del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
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