Con un lungo applauso liberatorio i delegati presenti alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica hanno accolto l’accordo raggiunto, poco prima delle 23 di venerdì 27 febbraio nella sala plenaria della FAO di Roma, sul finanziamento delle misure per la biodiversità. All’inizio delle sessioni supplementari della COP16, interrotta a Cali in Colombia ad ottobre 2024, in pochi credevano che si sarebbe arrivati ad un accordo sulle risorse per i 23 target per invertire la perdita di natura entro il 2030, individuati nel Quadro Globale per la Biodiversità della COP15 di Kunming-Montreal nel 2022.
La complessa situazione internazionale non lasciava presagire nulla di buono, complice anche la disattenzione dei media. Si sono così moltiplicate le iniziative della società civile: il mondo della scienza ha fatto sentire la sua voce, 40 grandi organizzazioni non governative hanno sottoscritto un appello promosso dal WWF Italia e ci sono stati flash-mob fuori dalla FAO e nel centro di Roma dove Francesco Petretti, naturalista e divulgatore, ha tenuto una lezione all’aperto proprio sul valore della biodiversità incuriosendo passanti e turisti richiamati dagli striscioni e dalle bandiere del panda. Così, nel corso dei tre giorni di confronti alla COP, qualcosa ha iniziato a muoversi… e a tarda notte dell’ultimo giorno è arrivata la decisione sul finanziamento della biodiversità.
È stato delineato un efficace percorso per mobilitare fondi per la natura, concordando una tabella di marcia fino al 2030, inclusa la modalità per gestire un nuovo meccanismo finanziario da adottare nel 2028 così da poter sostenere in modo equo le azioni a favore della biodiversità ben oltre il 2030.
A Roma si è fatto un passo avanti nella giusta direzione e si è registrato un consenso su come mettere in atto gli accordi finanziari necessari per fermare la perdita di biodiversità e ripristinare le aree naturali degradate.
Certo, aver siglato un accordo non è di per sé sufficiente: i Paesi sviluppati sono ancora lontani dall’onorare il loro impegno di mobilitare 20 miliardi di dollari entro il 2025 a favore dei Paesi in via di sviluppo, ma ora vi sono le condizioni per i giusti investimenti sulla biodiversità, grazie ai quali sarà possibile mitigare la crisi climatica, rendere gli ecosistemi e le comunità più resilienti, stabilizzare i prezzi del cibo, assorbire il carbonio che alimenta condizioni meteorologiche estreme e che costringe le persone ad abbandonare il proprio territorio.
Lin Li, Direttrice Policy e Advocacy del WWF Internazionale, ha sottolineato come la strategia globale di mobilitazione delle risorse vada accolta con favore: «I negoziatori di tutti i Paesi hanno messo da parte le loro differenze per tracciare un percorso comune, ma ora è urgente mobilitare finanziamenti da tutte le fonti – pubbliche, private e filantropiche – per garantire il raggiungimento dei necessari 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030».
I negoziati hanno permesso l’adozione anche di un’importante decisione per rafforzare la cooperazione tra la COP Biodiversità e le altre organizzazioni internazionali, insieme a un accordo su alcuni indicatori per il quadro di monitoraggio rimasti in sospeso in Colombia.
Un ulteriore risultato molto importante raggiunto a Roma è stata poi la creazione del Fondo Cali. Il Fondo servirà a mobilitare risorse finanziarie da parte delle aziende che utilizzano dati genetici sequenziati digitalmente: si tratta di una vittoria significativa per le popolazioni indigene e le comunità locali che dovrebbero ricevere il 50% dei finanziamenti così da poter incrementare le azioni locali per la biodiversità che hanno conservato fino ad oggi.
Tra i Paesi che sono chiamati ad un impegno maggiore, figura anche l’Italia. Come sottolineato da Bernardo Tarantino, che ha seguito i lavori della COP per il WWF Italia, «ora abbiamo bisogno di coraggio e indirizzi chiari per portare avanti l’agenda globale per la tutela della natura: dopo la scarsa attenzione mostrata per la COP16 ospitata dal nostro Paese, il Governo italiano dovrà mostrare maggiore convinzione, aumentando gli investimenti per la biodiversità ed eliminando gli enormi sussidi dannosi per l’ambiente che ogni anno appesantiscono il nostro bilancio statale».
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