Recuperare oltre 400 milioni di euro di residui attivi, di crediti che il Comune vanta per tasse o servizi non riscossi ad esempio. Questo il monito del collegio dei revisori inserito nel documento di presa d’atto sullo stato degli equilibri finanziari del Comune di Bari al 30 settembre 2024, approvato in giunta. Con riferimento alla gestione di competenza, di cassa, dei residui e degli organismi partecipati, non si evidenziano situazioni di criticità tali da pregiudicare gli equilibri finanziari di bilancio, ma nella presa d’atto approvata in giunta vengono comunque evidenziate varie criticità.
A cominciare proprio dai residui attivi, dove si registra un lieve miglioramento della relativa movimentazione ed in particolare si rileva un aumento della percentuale di smaltimento. Ma i numeri restano sempre significativi. I residui attivi al primo gennaio del 2024 erano 492 milioni e 599mila euro: al 30 settembre sono da riscuotere ancora 408 milioni quindi con 85 milioni riscossi in nove mesi. “Tali crediti – si legge nella relazione del 19 novembre 2024 del responsabile del Servizio Finanziario – rappresentano un patrimonio significativo a disposizione dell’ente, a fronte del quale l’auspicabile loro realizzazione in termini di cassa fornirebbe ingenti nuove disponibilità di bilancio da utilizzare per le finalità istituzionali dell’Ente. Rimane dunque prioritaria l’esigenza che le direzioni competenti per materia attivino e/o affinino le procedure di rispettiva competenza per migliorare la capacità di riscossione delle entrate”. Il suggerimento quindi è di adottare “improcrastinabili misure correttive per evitare che il perdurare di ingenti residui attivi possa minare i futuri equilibri complessivi del bilancio dell’Ente e aggravare i carichi di lavoro degli uffici”. I residui attivi arrivano da diverse fonti: trasferimenti correnti e in conto capitale, tasse inevase, mutui in ammortamento. Riguardo invece alla gestione dei residui passivi, nonostante risultino al 30 settembre 2024 sensibilmente ridimensionati, il permanere di una consistente mole di residui denota difficoltà da parte delle sirezioni comunali a governare i processi di spesa in tutte le sue fasi, nonostante le continue prescrizioni in merito da parte del Consiglio comunale e della Giunta comunale approvate su proposta del direttore del Servizio finanziario.
Per quanto afferisce la gestione delle società partecipate continua a permanere l’esigenza di conseguire il definitivo allineamento delle reciproche partite creditorie e debitorie tra le medesime e il Comune di Bari e, a parte qualche segnale di miglioramento, azzerare il ritardo con il quale le società provvedono a trasmettere le informazioni necessarie alla elaborazione dei documenti di programmazione e rendicontazione, ivi compreso il Bilancio consolidato. “Non è un caso, ad esempio – continua la relazione – che anche nel corrente esercizio non sia stato possibile rispettare il termine perentorio di legge del 30 settembre 2024 per l’approvazione del Bilancio consolidato 2023”.
Nel documento si ribadisce il ruolo della direzione della Ripartizione Controlli, Legalità, Trasparenza e Antimafia Sociale che deve proseguire “con il costante monitoraggio e a fornire le linee direttive alle Società partecipate finalizzate principalmente all’attuazione del principio di contenimento dei costi del personale e allo stesso tempo a verificare che le medesime società recepiscano tali indirizzi». Si richiede anche l’adozione di idonee misure finalizzate al conseguimento di ulteriori stabili risparmi di spesa corrente; il corretto iter delle procedure di spesa al fine di rispettare i termini di pagamento in favore dei fornitori e migliorare l’indicatore di tempestività dei pagamenti; l’accelerazione dello svolgimento delle procedure relative alle alienazioni previste nel Piano delle Valorizzazioni ed Alienazioni allegato al Bilancio 2024/2026.
Da segnalare anche il parere del collegio dei revisori del 25 novembre che, nel verificare la corrispondenza delle informative amministrativo-contabili contenute nella relazione sul controllo degli equilibri finanziari con le risultanze della gestione relativa al terzo trimestre 2024, osserva un problema legato alla spesa corrente che appare “rigida”. “Se a questo si aggiungono i tendenziali ed inevitabili aumenti contrattuali sugli emolumenti ai dipendenti, oltreché alla crescita tendenziale della spesa per acquisizione di beni e servizi, allora appare evidente che in tale situazione, in presenza di entrate (tributarie e tariffarie) sostanzialmente invariate, si potranno osservare sicuri sbilanciamenti”, si legge ancora nella relazione. Da qui la necessità di una “ rivisitazione del sistema tariffario dell’Ente (con incrementi almeno pari al tasso d’inflazione), idonea a compensare il suddetto incremento e scongiurare sulle annualità 2025 e seguenti, un taglio generalizzato dei servizi e l’impossibilità di ricorrere a nuove assunzioni di personale in sostituzione di quelle cessate”.
I revisori evidenziano inoltre che “il percorso finanziario dei fondi Pnrr – si legge ancora nel parere – non appare al momento ancora efficiente atteso che tra il momento della rendicontazione ed il momento dell’erogazione di quanto richiesto, vi è un significativo dilatamento dei termini di incasso”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA – SEPA
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