Lo scandalo urbanistica, il decreto Salva Milano “dettato” ai politici dagli indagati


Milano – Partiamo dalla coda. Dalla decisione presa dal Comune con una nota uscita nel tardo pomeriggio di ieri: “Gli elementi di novità, e purtroppo di maggiore gravità, descritti negli atti di accusa inducono questa amministrazione a non sostenere più la necessità di proseguire nell’iter di approvazione della proposta di legge cosiddetta Salva Milano. Stop al Salva Milano, il decreto con cui l’amministrazione puntava a sbloccare la situazione di stallo urbanistico provocata dalle inchieste della magistratura sulle ristrutturazioni diventate nuove costruzioni grazie a una semplice Scia.

Una conclusione, quella dello stop al Salva Milano, a cui Palazzo Marino arriva dopo la notizia mattutina sugli arresti domiciliari per un ex dirigente comunale. Parliamo di Giovanni Oggioni, 73 anni, architetto da poco in pensione, ma ancora attivo con contratti gratuiti di supporto e consulenza, ex direttore dello Sportello unico edilizia del Comune ed ex componente, fino al 2024 della Commissione paesaggio, nonché segretario del Consiglio dell’Ordine degli architetti di Milano, si trova agli arresti domiciliari.

Tra le varie contestazioni della Procura nelle indagini coordinate dalla aggiunto Tiziana Siciliano e condotte dal pool Clerici-Petruzzella-Filippini c’è l’aver falsamente rappresentato lo stato dei luoghi, circa il superamento delle altezze consentite, l’aggiramento delle norme sui cortili, l’ampliamento delle cubature e delle superfici edificabili, nell’ambito di alcuni iter autorizzativi edilizi. Ad esempio, scrive il gip Mattia Fiorentini nelle carte che dispongono l’arresto: “Spesso si escludevano dalla nozione di cortile aree palesemente da considerarsi tali, o addirittura si qualificava come ristrutturazione una costruzione che non aveva traccia di manufatti precedentemente demoliti al solo fine di aggirare i limiti edificatori che la normativa di settore prevedeva o al fine di evitare la necessaria approvazione del piano attuativo. In alcuni casi – si legge ancora – attraverso l’emanazione di circolari (poi sospese alle prime inchieste) i dirigenti comunali autolegittimavano pratiche di approvazione definite come “atti unilaterali d’obbligo” che, oltre a non rivestire alcun requisito richiesto, aggiravano la competenza inderogabile del Consiglio Comunale o della Giunta”.

Il gip oltre all’arresto di Oggioni, ha disposto il sequestro preventivo di circa 300mila euro come profitto del reato contestato al professionista. Non solo. Dalle intercettazioni agli atti delle indagini della Procura è emerso che il “Salva Milano“ era stato dettato ai referenti politici di Governo e in Parlamento da Oggioni e da Marco Cerri, pure lui in commissione e tra i destinatari di richiesta di misura interdittiva. È questo il motivo che alla fine ha portato il Comune ad auspicare lo stop al decreto nella nota da cui siamo partiti. Nell’ordinanza del gip, infatti, si specifica che lo scopo sarebbe stato “confezionare una legge che agisse sulle violazioni più evidenti rilevate dalla magistratura e mettesse al riparo dalle inchieste il sistema edilizio instaurato a Milano”. In una conversazione intercettata Oggioni diceva a Cerri: “Se togliamo il limite dei 25 metri il piano attuativo non è più necessario e quindi diventa una convenzione planivolumetrica normale e poi bisogna smontare la ristrutturazione così siamo a posto”.

Le intercettazioni fanno riferimento alla stesura di una proposta di legge che avrebbe dovuto essere retroattiva e valida pro-futuro. “In estrema sintesi – scrive ancora il gip – il Sue del Comune avallava progetti edilizi palesemente in conflitto con la normativa primaria e secondaria vigente fornendo titoli di copertura per nuove edificazioni che venivano autorizzate mediante Scia dopo essere state indebitamente classificate come ristrutturazioni edilizie”.

Ancora dalle intercettazioni emerge come Cerri rivendichi la paternità del testo affermando che lo aveva redatto personalmente lui, e lo aveva poi suggerito nei suoi aspetti essenziali al relatore della proposta di legge. Tra tutti i componenti del “sistema” ipotizzato dalla procura, poi, c’era uno scambio continuo di chat in cui si disprezzavano i pm che stanno conducendo l’inchiesta. Oggioni, in un filone delle indagini, avrebbe anche puntato a convincere Guido Bardelli, non ancora assessore comunale alla Casa, ad allinearsi alle sue posizioni e a prendere iniziative contro il sindaco Giuseppe Sala e la sua Giunta, da “far cadere”, usando l’argomento pretestuoso delle famiglie dei dipendenti del Comune che soffrono e della disumanità dello stesso primo cittadino.

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