Il regime iraniano teme un’imminente esplosione sociale per il peggioramento delle crisi economiche e sociali


Mentre le turbolenze economiche si aggravano e le condizioni di vita si deteriorano, i religiosi al potere in Iran stanno esprimendo crescenti preoccupazioni per un’imminente esplosione sociale. Con un’inflazione alle stelle, una valuta al collasso e una rabbia pubblica crescente, funzionari di alto rango e media statali hanno emesso molteplici avvertimenti, segnalando la paura del regime di disordini di massa.
Il 1° marzo, il presidente del regime, Masoud Pezeshkian, ha avvertito che la crisi idrica dell’Iran ha raggiunto un punto critico. “Il pericolo rappresentato dallo squilibrio idrico che minaccia Teheran e la regione oggi è terrificante”, ha affermato durante una visita all’agenzia di stampa IRNA.
Nel frattempo, Hessam Khosravi, vice ministro delle operazioni idriche e dello sviluppo, ha avvertito che il razionamento dell’acqua a Teheran è ora una possibilità reale. Ha rivelato che le precipitazioni sono diminuite del 25% rispetto all’anno scorso, causando un grave esaurimento dei bacini idrici, con le cinque principali dighe di Teheran che ora detengono solo il 6% della loro piena capacità.

I funzionari ammettono la corruzione e temono la rivolta dei poveri

Il 3 marzo 2025, Ahmad Tavakoli, presidente dell’Osservatorio Trasparenza e Giustizia, affiliato allo Stato, ha lanciato un duro avvertimento sulle conseguenze della corruzione sistemica. “Temete la rabbia dei poveri”, ha messo in guardia i funzionari del regime, osservando che la corruzione, piuttosto che le sanzioni, è il motore principale del crollo economico dell’Iran.
“La corruzione è passata dall’essere sistematica a un fenomeno in rete, usando le leggi per consolidare la sua presa”, ha ammesso Tavakoli. Ha citato lo scandalo Debsh Tea, in cui sono stati implicati 490 individui, come prova di una corruzione radicata all’interno del sistema. “Questo livello di criminalità organizzata potrebbe esistere senza un supporto centralizzato e strutturato?”, ha chiesto.
Ha inoltre criticato la spesa eccessiva per le importazioni di lusso, tra cui le auto Porsche, mentre beni essenziali come le medicine restano scarsi. Tavakoli ha concluso con un allarmante avvertimento: “La corruzione è diventata il fondamento di questo sistema. Se non viene tenuta sotto controllo, aspettatevi violenti disordini sociali”.

Media statali mettono in guardia contro la rabbia pubblica e il crollo economico

Il quotidiano statale Ham Miham, il 1° marzo, ha riecheggiato le preoccupazioni di Tavakoli, scrivendo: ”Temete il giorno in cui la gente si arrabbierà”. L’editoriale ha ammesso che con un’inflazione che supera il 40%, il pubblico per proteggere i propri risparmi si sta disperatamente rivolgendo all’oro e alla valuta estera.

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“Perché la gente non dovrebbe comprare dollari e oro, quando l’inflazione divora i loro risparmi?” ha chiesto il giornale. “Temete il giorno in cui la gente esploderà di rabbia. Temete il giorno in cui non potremo più fornire acqua, elettricità o far funzionare le fabbriche e persino il governo”.
L’editoriale ha anche evidenziato la crisi dell’istruzione, riconoscendo che, nonostante l’ingente spesa pubblica per le scuole, oltre 35 giorni dell’anno scolastico sono andati persi a causa di chiusure dovute a cattiva gestione economica e guasti infrastrutturali.
Il 28 febbraio 2025, il parlamentare Ali-Asghar Nakhee ha riconosciuto alla televisione di Stato che il potere d’acquisto degli iraniani è diminuito del 40% rispetto all’anno scorso.
“La manipolazione dei tassi di cambio da parte del governo è andata fuori controllo”, ha ammesso Nakhee. “I salari dei lavoratori sono rimasti indietro rispetto all’inflazione per anni. Il salario minimo, fissato a poco più di 7 milioni di toman, non è nemmeno sufficiente a coprire l’affitto. Come possiamo aspettarci che le persone sopravvivano?”
Mentre alcuni funzionari mettono in guardia dalla rabbia dell’opinione pubblica, altri chiedono l’impiego di tattiche basate sulla paura per reprimere il dissenso.

Funzionari spingono per la diffusione del panico

Il 1° marzo, Mohammad Laini, guida della preghiera del venerdì di Sari, ha pronunciato un sermone indicando la necessità di intimidire gli avversari, affermando: “Dobbiamo incutere timore nei cuori dei nostri nemici, non permettere loro di pensare che siamo deboli”.
Ha ammesso che alcuni all’interno del regime hanno pubblicamente espresso paura di minacce esterne, avvertendo che tali ammissioni incoraggiano i nemici a sfruttare le vulnerabilità del regime. “Alcuni dirigenti stanno dicendo ai governi stranieri che l’Iran è debole, che un singolo attacco missilistico ci paralizzerebbe. Questo è il peggior errore!” ha dichiarato.
Laini ha anche tentato di raccogliere consensi per la resilienza economica, ma si è contraddetto riconoscendo il fallimento del governo nel controllare l’inflazione alle stelle e stabilizzare la valuta: “Dicono ‘Abbassate il valore del dollaro’, ma non possiamo. Dicono ´Impeditegli di salire’, ma non possiamo. Dicono ‘Riducete la nostra dipendenza dal dollaro’, ma non possiamo”.

Ramadan, Nowruz e una bomba a orologeria

Con il Ramadan e il Nowruz che quest’anno coincidono, le forze di sicurezza sono in stato di massima allerta, temendo un malcontento diffuso. Laini ha riconosciuto che anche le forze di sicurezza stanno lottando, ringraziando le agenzie di intelligence per avere cercato di mantenere l’ordine ma ammettendo: “La situazione della sicurezza sta diventando sempre più difficile da gestire”.
Mentre la crisi economica sfugge al controllo, persino le figure pro-regime mettono apertamente in discussione la capacità dello Stato di contenere la rabbia pubblica. Il forte aumento della carenza di acqua, della povertà, dell’inflazione e della corruzione sistemica ha trasformato l’Iran in una polveriera, con i funzionari che si affannano per impedire un’esplosione che sembra quasi inevitabile.





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