Il mondo del lavoro sta attraversando una trasformazione profonda, ma uno degli aspetti più significativi del cambiamento riguarda la formazione continua. Per le aziende, investire in programmi di upskilling e reskilling rappresenta una risorsa fondamentale per migliorare la competitività e combattere la disuguaglianza formativa; e un onboarding efficace, integrato con percorsi formativi, permette non solo di rispondere al gap di competenze, ma anche di ridurre il turnover, accelerando l’integrazione delle risorse nel team e aumentando la loro produttività.
L’attenzione è alta anche dal punto di vista normativo. Il 2024 si è distinto per una serie di riforme in ambito formativo, promosse dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dal Piano Nazionale Nuove Competenze, che mirano a potenziare la qualità e l’accesso alla formazione, con un’attenzione particolare verso le nuove generazioni.
Eppure, nonostante questi progressi, l’Italia resta ancora indietro rispetto alla media europea, con un tasso di partecipazione alla formazione continua che continua a essere inferiore rispetto agli altri Paesi.
Secondo i dati del 2022 del report INAP ANPAL, solo il 9,6% degli adulti italiani (25-64 anni) ha partecipato a percorsi formativi, ben al di sotto della media europea dell’11,9%. A risentirne sono soprattutto le persone con basse qualifiche, con solo il 2,5% che accede alla formazione continua rispetto al 22,2% dei laureati.
Ma su quali aree e secondo che modalità dovrebbero intervenire le aziende per rimanere competitive coltivando le skill dei propri dipendenti?
La personalizzazione dell’onboarding
Le competenze, in particolare quelle digitali e sostenibili, sono oggi una delle risorse più preziose per le aziende, tanto che investire in formazione continua, in particolare per i giovani stagisti, non è solo un dovere sociale, ma una necessità strategica. In quest’ottica, l’onboarding è una delle fasi più critiche per l’integrazione di un nuovo stagista o dipendente. Nel 2024, molte aziende hanno cominciato ad adottare modelli personalizzati, pensati per rispondere alle specifiche esigenze formative dei singoli individui. Questa personalizzazione non è solo una risposta alle necessità aziendali, ma un’opportunità per colmare i gap di competenze che, come abbiamo visto, sono ancora evidenti in Italia.
Le politiche formative aziendali hanno riconosciuto l’importanza di un onboarding mirato, dove programmi di formazione su misura permettono di rafforzare non solo le competenze tecniche, ma anche le soft skills, come la gestione del cambiamento e la comunicazione, che sono essenziali per un inserimento di successo in azienda.
Inoltre, l’introduzione di strumenti digitali, che permettono una formazione ibrida (digitale e tradizionale), risponde alla crescente domanda di flessibilità e accessibilità, offrendo percorsi formativi che si adattano alle esigenze di ciascun dipendente. L’Anno Europeo delle Competenze 2023, ad esempio, ha rappresentato un ulteriore passo verso l’ampliamento di queste opportunità formative, con incentivi per la formazione duale e l’evoluzione degli ITS (Istituti Tecnici Superiori) in ITS Academy.
La sfida dell’inclusione e del diversity management
Il contesto del 2024 si caratterizza per un aumento delle disuguaglianze nella partecipazione alla formazione. I dati indicano che solo il 2,5% delle persone con bassa qualifica partecipa a percorsi formativi, un dato che sottolinea le persistenti difficoltà di accesso alla formazione per le categorie più vulnerabili. In un paese come l’Italia, dove la disparità di accesso alla formazione è marcata, è fondamentale implementare politiche inclusive che rispondano alle esigenze delle diverse categorie di lavoratori.
Anche il diversity management, che non si limita alla diversità di genere o etnia, ma abbraccia anche le differenze educative e di esperienza, sta quindi diventando una priorità per le aziende. Un onboarding inclusivo, che tenga conto delle differenze nelle competenze e nelle esperienze pregresse, non solo arricchisce l’ambiente lavorativo, ma contribuisce anche a una maggiore innovazione.
In questo senso, strumenti come voucher formativi o crediti d’imposta potrebbero rivelarsi essenziali per sostenere l’accesso alla formazione per le categorie più vulnerabili, specie nel caso delle PMI che, purtroppo, sono le più svantaggiate quando si tratta di investire in formazione continua.
Specializzati e inclusivi: i percorsi formativi del futuro
In sintesi, un onboarding strategico, accompagnato da programmi di formazione continua e personalizzati, rappresenta una risorsa fondamentale per le aziende italiane. Investire nella crescita dei propri dipendenti non solo aumenta la competitività aziendale, ma contribuisce anche a una transizione lavorativa più equa e sostenibile. Se da un lato il panorama attuale evidenzia disuguaglianze e ritardi, dall’altro lato le riforme come il Piano Nazionale Nuove Competenze e il Programma GOL, insieme agli sviluppi normativi e agli strumenti di incentivazione fiscale, possono rappresentare un’opportunità unica per colmare il gap di competenze.
Le aziende che sapranno adattarsi a queste sfide, offrendo percorsi formativi mirati e inclusivi, saranno quelle che riusciranno a costruire una forza lavoro più qualificata, resiliente e pronta a rispondere alle sfide globali del futuro. In un mondo del lavoro in continua evoluzione, la chiave del successo è saper investire nelle persone, offrendo loro non solo la formazione, ma anche le opportunità per crescere e contribuire al cambiamento.
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