Il giorno dopo l’annullamento-choc delle elezioni presidenziali da parte della Corte Costituzionale, in Romania si accendono i riflettori degli inquirenti sul presunto tentativo di manipolazione del voto da parte di Mosca. La pista porta in Transilvania, la regione indissolubilmente legata al mito del Conte Dracula. La polizia romena ha effettuato, ieri, delle perquisizioni in tre edifici nella città di Brasov legati a vario titolo Bodgan Peschir, 36enne programmatore informatico e uomo d’affari.
IL PERSONAGGIO
Autoproclamatosi l’Elon Musk romeno, secondo le accuse contenute in alcuni documenti desecretati dell’intelligence nazionale, Peschir risulterebbe essere, attraverso l’attività del suo account “Bogpr” su TikTok, il principale sospettato dei finanziamenti illeciti della campagna online condotta sulla piattaforma cinese da Calin Georgescu, l’outsider di estrema destra, critico con la Nato e contrario al sostegno all’Ucraina, arrivato a sorpresa in testa nel primo turno delle presidenziali il 24 novembre scorso.
Oggi Georgescu avrebbe dovuto affrontare al ballottaggio la moderata di centrodestra e pro-Ue Elena Lasconi, ma la decisione senza precedenti di invalidare l’intera consultazione, presa all’unanimità dai giudici costituzionali e arrivata quando alcuni seggi all’estero erano stati già aperti complice il fuso orario, rimanda tutti alla casella di partenza. Una nuova data dovrà essere individuata dal prossimo governo romeno, e potrebbero volerci mesi visto che il rinnovo del Parlamento si è tenuto, in parallelo, appena una settimana fa. Gli inquirenti hanno effettuato le perquisizioni a Brasov nell’ambito di un caso «riguardante reati di corruzione elettorale, riciclaggio di denaro e frode informatica», per far luce su una persona «potenzialmente coinvolta nel finanziamento illegale» della campagna elettorale, stando a quanto comunicato ufficialmente, senza tuttavia menzionare esplicitamente la candidatura di Georgescu né il ruolo di Peschir.
L’INCHIESTA
L’identità di quest’ultimo è stata rivelata all’Associated Press da fonti vicine alla Procura generale; secondo informazioni del giornale Gandul, nelle sue proprietà gli investigatori avrebbero trovato portafogli elettronici in criptovalute dal valore di 7 milioni di euro. Nelle scorse settimane, l’imprenditore aveva tracciato un parallelo transatlantico accostando il proprio contributo alla corsa di Georgescu (che si è proclamato ultra-trumpiano) a quello di Elon Musk nelle presidenziali statunitensi per Donald Trump. Uno dei documenti declassificati quantificherebbe in oltre un milione di euro i pagamenti realizzati su TikTok dall’account “Bogpr” di Peschir in favore di alcuni influencer. 360mila euro sarebbero stati destinati, tra il 24 ottobre e il 24 novembre (compreso, quindi, il giorno del silenzio elettorale) a promuovere online «in maniera aggressiva» i contenuti e la popolarità del filorusso Georgescu sulla piattaforma social di proprietà della società cinese ByteDance; una circostanza che TikTok avrebbe confermato all’intelligence, secondo i media locali.
Il candidato dell’ultradestra aveva negato di aver destinato anche solo un euro di budget alla sua campagna. Sul ruolo di TikTok è puntato, da giorni, anche il faro di Bruxelles: dopo un primo interpello, la Commissione europea ha intimato chiarimenti urgenti «alla luce delle informazioni declassificate» dalle autorità romene. Risposte che il social ha già recapitato, secondo quanto si apprende, e che sono al vaglio dell’esecutivo Ue. Al telefono con il presidente uscente Klaus Iohannis, che ha assicurato di rimanere al potere finché necessario, la leader della Commissione Ursula von der Leyen ieri ha scritto su X che Bruxelles «continuerà a lavorare affinché le piattaforme rispettino gli obblighi previsti dalla legge sui servizi digitali in materia di elezioni in Europa. Spetta al popolo romeno decidere cosa è meglio per il proprio Paese, senza interferenze straniere».
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