L’arte è uno strumento strategico per la sostenibilità aziendale e sociale


Monitorare e analizzare l’impatto delle iniziative culturali e dei beni artistici aziendali come strumenti per la promozione della sostenibilità sociale, in linea con gli sviluppi normativi europei in materia di rendicontazione non finanziaria e con il crescente impegno dei privati, a fianco all’operatore pubblico, a favore della cultura. È questo l’obiettivo di Arte e iniziative culturali come risorse per la sostenibilità sociale, la seconda edizione dello studio realizzato dall’Istituto per la Ricerca sull’Innovazione Trasformativa (ITIR) dell’Università di Pavia, in collaborazione con ARTE Generali, Banca Generali e Deloitte Private. 

Dal report emerge come i Corporate Art Assets, ovvero sia beni artistici, sia iniziative culturali a vario titolo promosse dalle aziende, siano sempre più riconosciuti come strumenti strategici per la sostenibilità, contribuendo al contempo alla valorizzazione del patrimonio artistico e al benessere sociale ed economico delle comunità. Allo stesso tempo, dalla ricerca è evidente che in Italia mancano ancora standard condivisi per la misurazione e la rendicontazione degli impatti, un gap che continua a ostacolare la comparabilità e a rallentare la diffusione di best practice.

“L’impatto sociale ed economico derivante dall’inserimento in bilancio dei beni artistici, spesso considerati esclusivamente come emotional assets, è ancora sottovalutato. Eppure, definire il valore di tali beni e integrarli all’interno delle asset class in senso stretto rappresenta un’attività fortemente strategica per lo sviluppo e la crescita delle organizzazioni”, ha spiegato Maria Ameli, Head of Wealth Advisory Banca Generali. “In questo scenario, il ruolo di Banca Generali è promuovere tra gli imprenditori l’adozione di una rendicontazione sulla sostenibilità, che valorizzi le iniziative ambientali, sociali e di buona governance”.

L’indagine presentata ieri a Milano approfondisce se e come le organizzazioni, sia profit che no-profit, gestiscano, misurino e comunichino l’impatto sociale derivante dalle proprie iniziative culturali. Il progetto di ricerca si basa su un approccio misto che combina analisi della letteratura scientifica, analisi di comunicazione su 128 organizzazioni in Italia, Germania e Francia, nonché interviste qualitative con aziende ed esperti del settore, utilizzando la metodologia GIOIA per la raccolta e l’interpretazione dei dati.

“Con l’introduzione delle metriche di rendicontazione previste dalla Direttiva CSRD e dalle nuove normative per gli Enti del Terzo Settore, aziende e organizzazioni non dovranno più limitarsi a comunicare il proprio impatto sociale, ma farlo utilizzando indicatori universalmente riconosciuti. Questo consentirà loro di ottenere benefici non solo in termini reputazionali, ma anche economico-finanziari”, ha spiegato Ernesto Lanzillo, Partner e Deloitte Private Leader. “In questo contesto, la partecipazione di Deloitte Private all’Osservatorio dell’Istituto per la Ricerca sull’Innovazione Trasformativa (ITIR) dell’Università di Pavia, insieme a ARTE Generali e Banca Generali, si propone di osservare come stia evolvendo la sensibilità rispetto alla comunicazione misurata dell’impatto dell’arte e della cultura sulla crescita sociale della collettività e dei territori, sostenendo la “professionalizzazione” di questo processo attraverso l’adozione di metriche e indicatori solidi e affidabili”.

Arte e cultura migliorano l’ambiente lavorativo, stimolano la creatività e rafforzano l’identità aziendale dei dipendenti

Se da un lato gli asset artistici aziendali si rivelano leve strategiche per la sostenibilità, al contempo l’arte e la cultura contribuiscono a migliorare l’ambiente lavorativo, stimolare la creatività e rafforzare l’identità aziendale tra i dipendenti.

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In particolare, l’arte e la cultura giocano un ruolo chiave nello sviluppo sociale sostenibile, come già emerso nella prima edizione del report e d’altro canto hanno sempre svolto un ruolo centrale nell’evoluzione della società. Tuttavia, di fronte alle attuali emergenze globali, le strategie di sostenibilità si sono concentrate principalmente sulla tutela dell’ambiente e sulla lotta al cambiamento climatico, trascurando spesso un’analisi approfondita e supportata da dati concreti sul potenziale trasformativo dell’arte e delle iniziative culturali per lo sviluppo sostenibile.

Questo potenziale si manifesta in molteplici ambiti, generando impatti positivi sulla diversità, l’inclusione, l’istruzione di qualità, il benessere psicofisico, l’impegno sociale, l’equilibrio tra vita e lavoro, la parità di genere, la riduzione della povertà e il senso di responsabilità collettiva. Arte e cultura influenzano profondamente la coscienza sociale, favorendo empatia, comprensione reciproca e coesione. Non si limitano a esplorare e celebrare il passato, ma sfidano il presente e stimolano la costruzione di un futuro migliore.

In questo contesto, l’arte e la cultura possono agire come catalizzatori della sostenibilità sociale, contribuendo alla creazione di una società più equa, dinamica e resiliente. Offrono, inoltre, un’importante piattaforma per il dialogo e la costruzione di identità condivise.

Anche nel mondo aziendale, la gestione delle collezioni d’arte e delle iniziative culturali ha un impatto significativo sulla percezione del valore da parte dei consumatori, rappresentando un elemento chiave per lo sviluppo del brand e dell’identità aziendale.

Ma se da un lato i risultati finora raccolti offrono spunti per esplorare nuovi ambiti di ricerca, dall’altro evidenziano la necessità di comprendere meglio il legame tra arte, cultura e sostenibilità, un campo ancora privo di dati affidabili e basi scientifiche solide. Inoltre, le competenze manageriali per gestire e misurare questi aspetti sono ancora immature, sia nel mondo imprenditoriale sia in quello culturale.

L’impatto di arte & cultura e la sua comunicazione: prevale il canale web

Il report analizza la gestione dei beni artistici aziendali e delle iniziative culturali e la comunicazione del loro impatto da parte di 128 organizzazioni distribuite in Italia, Germania e Francia. In particolare, dallo studio emerge che il canale principale di comunicazione è il web, con una netta prevalenza di siti web dedicati rispetto ai siti aziendali. In Francia, anche in virtù dei requisiti normativi, il 73% delle aziende utilizza siti web dedicati per la comunicazione dell’impatto dei beni artistici e delle iniziative culturali, il valore più alto tra i tre Paesi. Italia e Germania mostrano una distribuzione più equilibrata, con rispettivamente il 55% e 37% delle aziende che utilizzano siti dedicati. L’utilizzo dei siti web aziendali è più diffuso in Germania (61%) rispetto a Italia (43%) e Francia (27%). I report finanziari sono scarsamente utilizzati, con percentuali inferiori al 2% in tutti i Paesi. Le tre tipologie d’impatto maggiormente comunicate sono: impatto sull’ecosistema culturale (Francia 91%, Italia 57%, Germania 32%), impatto sulle comunità creative (Francia 87%, Italia 37%, Germania 15 %) e impatto sulla formazione (Francia 57%, Germania 50%, Italia 26%).

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L’assenza di una definizione standard e di metriche ESG rallenta la rendicontazione

Inoltre, dall’analisi della letteratura scientifica, emerge l’assenza di una definizione di “beni artistici aziendali” condivisa. Una tale lacuna rende difficile la comparabilità tra studi, la generalizzazione dei risultati e l’applicazione pratica delle ricerche. Anche per quanto riguarda la valutazione dell’impatto sulla sostenibilità esistono poche metodologie riconosciute per misurare l’impatto sociale e ambientale delle iniziative culturali secondo standard ESG, un limite che frena la capacità delle aziende di quantificare i benefici e comunicarli agli stakeholder. In questo contesto, il framework Culture | 2030 definito dall’UNESCO può essere adottato come riferimento per la definizione di metriche utili a monitorare e comunicare l’impatto generato dai progetti culturali in termini di contributo allo sviluppo sostenibile, già applicato in alcune progettualità da Deloitte. Continuare a migliorare le metodologie di reporting e ampliarne l’applicazione è cruciale per integrare le risorse artistiche con le strategie di sostenibilità, aiutando le aziende a distinguere tra missione operativa e purpose aziendale, ovvero il loro contributo a lungo termine allo sviluppo sostenibile. 

Aziende e misurazione del valore della cultura per la sostenibilità: un percorso in fase iniziale

Nel report sono incluse anche interviste qualitative ad aziende ed esperti del settore, dalle quali emerge che la maggior parte delle aziende è ancora in una fase iniziale nell’integrazione degli asset artistici e delle iniziative culturali nelle strategie di sostenibilità, ma vi è una consapevolezza diffusa del loro valore. Le collezioni aziendali sono nate su impulso della leadership e la gestione dell’arte richiede sensibilità del management e capacità di strutturare obiettivi di medio-lungo termine. L’integrazione dell’arte nelle strategie di sostenibilità, inoltre, è incentivata da normative stringenti e benefici fiscali come l’Art Bonus o quelli per Donors che finanziano Organizzazioni iscritte al Registro Unico del Terzo Settore. Infine, se poche aziende hanno adottato un approccio strutturato alla misurazione degli impatti, molte riconoscono la necessità di sviluppare strumenti di misurazione specifici e stanno lavorando in questa direzione come priorità futura.

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