Che sulle strade si rischi ogni giorno la pelle è purtroppo un dato di fatto, ma che un ciclista venga aggredito e minacciato senza alcuna ragione ha dell’incredibile.
Purtroppo è successo ieri a Luca Colnaghi, professionista della VF Group Bardiani CSF Faizanè, mentre stava tornando a casa dopo un allenamento come tanti. «È stato tutto così assurdo che se non lo avessi vissuto in prima persona, penserei alla scena di un film. Invece nel primo pomeriggio di ieri quando ero tra Lierna e Varenna insieme a mio fratello Andrea (anche lui ciclista nella massima categoria, in forza al Team Continental Karcag Cycling ÉPKAR, ndr) purtroppo sulla nostra strada abbiamo incrociato un tipo in moto alla ricerca di rogne. Mi ha affiancato, insultato e ha messo il suo mezzo di traverso per costringermi a fermarmi. Quando me lo sono ritrovato faccia a faccia, abbiamo cercato di calmarlo, di dirgli di smetterla, che non avevamo alcuna voglia di litigare, ma mi ha spintonato e fatto cadere – racconta il 26enne lecchese, che questa mattina ha sporto denuncia presso il comando dei carabinieri. – Mi ha aggredito, prendendomi per il collo, per fortuna con mio fratello siamo riusciti a bloccarlo e a farlo andare via. Ha provato ancora ad intimidirci tornando indietro contromano come per venirci addosso in un frontale, ma sembrava finita lì».
L’incubo invece era appena iniziato. «Arrivato a casa mi sono accorto di aver perso le cuffie che avevo nella tasca della maglia così sono tornato a cercarle, commettendo l’errore di ripresentarmi sul luogo da solo. Ahimè il soggetto, che scoprirò poi essere già noto alle forze dell’ordine, è tornato con un’altra persona straniera come lui a bordo della moto. Prima mi hanno sfiorato per farmi cadere, poi quando stavo scappando il passeggero ha preso un masso dalla strada e me l’ha lanciato sulla ruota posteriore. Non contenti mi sono venuti addosso con la moto, bloccandomi sul muretto a bordo strada, il parapetto che separa la carreggiata dal Lago di Como. Nell’impatto già mi ero fatto male, ma come se non bastasse questi due personaggi hanno lasciato la moto per prendermi di spalle e darmi dei pugni in faccia. Quando sono riuscito a liberarmi, l’allarme del contachilometri aveva già allertato mio papà, che mi ha raggiunto sul luogo del fattaccio ancora prima dei soccorsi e dei carabinieri, che nonostante la concitazione del momento avevo avuto la lucidità di chiamare» continua Luca, comprensibilmente scosso dall’accaduto.
Nonostante nel secondo agguato i malviventi avessero posto un passamontagna sulla targa della loro moto, Luca nell’incontro di poco prima era riuscito a fotografarla. La prognosi dell’ospedale dice che Luca dovrebbe stare a riposo 10 giorni perchè ha una spalla lussata e una microfrattura alle costole oltre ai postumi delle botte rimediate senza una ragione, ma già questo pomeriggio avrebbe un volo per il Belgio perché nel week end dovrebbe correre il Grand Prix Criquelion e il Grote Prijs Jean Pierre Monseré.
Ha chiesto aiuto all’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) e sul piano legale sarà assistito da Zerosbatti, realtà specializzata nel garantire tutela a chi subisce incidenti sulle due ruote. «Gli aggressori di Luca Colnaghi, a seguito delle attività di indagine che abbiamo richiesto tramite la querela, dovranno rispondere di reati gravi quali lesioni volontarie, aggressione, minaccia… con l’aggravante dei futili motivi e del concorso tra loro. Ci auguriamo che la Procura svolga con rigore tutte le attività necessarie a garantire a Luca e a tutti i ciclisti della zona l’incolumità e la difesa da questi individui pericolosi» commenta l’avvocato Federico Balconi.
Dopo questo trauma, con che spirito tornerà a pedalare Luca? «Essendo stato esplicitamente minacciato di non rivolgermi ai carabinieri se no sarebbero venuti a prendermi, non a cuor leggero – spiega. – Mi ha rattristato molto riscontrare che, nonostante io abbia chiesto platealmente aiuto, nessun automobilista si sia fermato. Solo un ciclista amatore che ha assistito a tutta la scena, quando ero sull’ambulanza per ricevere le medicazioni necessarie, si è offerto di farmi da testimone. Mi alleno su queste strade da quando sono un bambino, oggi il ciclismo è il mio lavoro, indosso una divisa ben riconoscibile e la probabilità di ritrovare questi personaggi è scontata. Uscirò in bici con 25 occhi aperti in più, ma spero non facciano più nulla di male né a me né a nessun altro. Credo nella giustizia e mi auguro le autorità facciano il loro dovere, altrimenti in Italia uno come deve difendersi?».
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