Al 21, tifo anni ’80. Qui la storia è appesa alle pareti


L’insegna è blu royal. Il blu del Como. Sembra uno striscione, steso in curva. Bar “Al 21”. Nessun riferimento al numero di Oliveira, o a chissà cos’altro. Il 21, è il numero civico del locale, da 27 anni ritrovo di tifosi del Como. Il numero 21 di via Anzani, in quello slargo che coincide con l’incrocio con via Leoni. Il Bar al 21 è nato nel 1998. Presto diventò un modo di dire: ci vediamo “al 21”, i biglietti li compriamo “al 21”, soprattutto le iscrizioni per le trasferte si prendevano “al 21”. Perché lì avevano in qualche maniera messo le tende i BFC, i Blue Fans Como, che raccoglievano adesioni per le partite fuori casa e vendevano i biglietti dei pullman. Il mondo della curva gravitava da quelle parti, anche se il locale non ospitò mai riunioni dei club. Ma era (ed è) un cuore pulsante, là dove scorrevano gli umori del tifo. Dal 1998 al 2001, i biglietti. Poi solo ritrovo tifoso, come accade ancora adesso. Con l’insegna che sembra uno striscione, incastonato tra le vetrine della zona, sempre allo stesso posto, proprio come succede per i club in una curva.

Innanzitutto la storia. Il Bar Al 21 nasce per un curioso passaggio di testimone tra due fratelli frequentatori della curva, personaggi di spicco del tifo lariano, il primo area Panthers il secondo Fossa Lariana. E dunque, 13 anni prima che venisse aperto il Bar come lo conosciamo ora, lì c’era una gelateria-latteria frequentata da Josè Guimares Dirceu, il brasiliano del Como del 1985-86, che si sedeva (lui che abitava nel residence di Como Sole, poco distante) sullo sgabello vicino alla vetrina e firmava le cartoline con la sua immagine da regalare agli avventori. Un segno del destino. Oggi il Bar al 21 è uno di quei classici luoghi che esistono in tutte le città, dove devi farci un salto se vuoi respirare l’aria tifosa, il clima della città legato alla squadra e anche il profumo della storia. Quello arriva forte e chiaro. Non è un caso che tra i frequentatori più assidui, ci siano gli appartenenti agli Old Fans, che come dice il nome, è costituito da gente che c’era negli Anni Ottanta. E come testimonia una sciarpa tesa vicino al bancone, in stile vintage, fatta di panno e con le frange bianche come usava allora.

Il fatto è che i gestori potrebbero tranquillamente far pagare un euro a ingresso senza consumazione per osservare la galleria di immagini esposte alle pareti, alcune delle quali ha una storia curiosa. Un museo. Per esempio c’è una fotografia originale del Como 1949-50, primo anno in serie A, scattata a un Juventus-Como, regalata al bar da uno dei fotografi storici delle partite del Como, Giancesare Bernasconi, che aveva lo studio a due passi da lì. Poi c’è un altro undici, quello del Como 1979-80, ritratto all’inizio di Como-Ternana in B, 2-0, prima di campionato. Un Como neopromosso, che fece divampare l’idea di un grande salto (che sarebbe arrivato): ma soprattutto la curiosità che la fotografia la regalò al bar Ezio Cavagnetto, anche lui non distante da lì come residenza. Poi mille foto e testimonianze di curva. Como-Juve del 1981, quando si bruciò lo striscione Panthers (e venne esposto “Grazie Anderlecht” per festeggiare l’uscita dei bianconeri dalle coppe), l’epopea della Fossa Lariana in lungo e in largo, le fotografie dei derby con il Varese dei tempi di Preziosi, foto di curva, tra fumogeni, lanci di carta, coreografie, cortei in scooter. C’è un Cutrone in versione santo, c’è un gagliardetto cui è stata aggiunta la coppa di C a mano, visto che non compare mai, c’è una gigantografia di Adriano Lombardi, regalata al Bar dall’indimenticato Sergio Gualdi, che fu per tanti anni un collaboratore del Como.

Due o tre anni fa questo fu uno dei posti dove venne portato di peso Mirwan Suwasrso, in tour per conoscere le pieghe del tifo, i battiti azzurri della città. Non aveva potuto certo metter mano al portafogli, gli avevano offerto da bere e gli avevano raccontato la storia, aveva osservato con attenzione le pagine del tifo azzurro appeso ai muri. E forse gli avranno detto che in quel bar si erano inventati vent’anni prima le promozioni dedicate ai tifosi del Como: tipo paghi uno bevi due, i \\ Blue Friday. A testimonianza che il bricolage tifoso, la libera inziativa, è arrivata prima delle strategie di marketing che oggi riempiono le agende delle società. Non si può insegnare ai gatti ad arrampicare.

Oggi al Bar Al 21 c’è il ritrovo della partita. Facile, oggi che il Como è in A, ma qui si trasmettevano anche le partite in Serie C, con un accordo specifico con Eleven Sport. La gente che veniva a vedere Inveruno-Como è diventata grande e viene a vedere Roma-Como. E la storia non si ferma. Cambia in modi e filosofie, ma non s ferma. Come testimonia il Bar Al 21.



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