Un altro pezzo della storia artigiana di Firenze con la fine dell’anno chiuderà per sempre. È quella della Antonio Ciulli e figlio nata nel 1902: «Per il nostro lavoro ci vuole tanta passione e sacrificio e la burocrazia non ci aiuta per niente»
Un altro pezzo della storia artigiana di Firenze con la fine dell’anno chiuderà per sempre. È quella della Antonio Ciulli e figli, una realtà che da bottega artigiana in via dei Serragli, nata agli albori del XX secolo (nel 1902) si è fatta azienda e con il trasferimento in via Bibbiena ha portato le sue creazioni in ottone, per l’illuminazione e l’arredo all’estero.
«Una decisione ponderata e consapevole – racconta Antonio Ciulli, nipote del fondatore dell’impresa e figlio di Renzo che negli anni Sessanta con la moglie Antonietta Magnani ha traghettato il passaggio della bottega, anche fonderia, in azienda passandola a sua volta ai figli (Antonio e Antonella) – presa già tre anni fa, consapevoli del mancato ricambio generazionale familiare ma anche della difficoltà di trovare sempre di più lavoratori preparati tecnicamente e, ancora prima, motivati ad impegnarsi in un lavoro che richiede passione e sacrificio. Io sono nato nel contesto artigiano e ricordo le estati senza vacanze perché i miei genitori erano al lavoro. I tempi cambiano e per portare avanti certi lavori ci vuole davvero tanta motivazione e dedizione. In più l’evoluzione di una burocrazia che non si lega alle esigenze pratiche dei mestieri ha contribuito alla disaffezione per chi sogna di fare l’artigiano. Siamo stati sempre coerenti con il nostro prodotto, e la clientela soprattutto estera ha sempre dimostrato una grande riconoscimento della qualità del lavoro svolto, una soddisfazione è quella di chiudere senza debiti e con tanta riconoscenza».
Le creazioni della Antonio Ciulli hanno intercettato i cambiamenti della domanda e fatto il giro del mondo. «Eravamo partiti con mio nonno Antonio con articoli da tavola in ottone. Cucchiani per il tè, piccoli filtri. Poi arrivò mio padre e iniziò con le luci e i complementi d’arredo. Negli anni 80 gli americani venivano a Firenze e copiavano i modelli per farli riprodurre in Oriente a prezzi competitivi. Fu l’inizio di una nuova epoca e di un percorso che ci ha portato a cercare nuovi mercati. A darci soddisfazione gli Emirati Arabi, la Russia e la Cina».
La loro oggettistica è piaciuta all’Emiro di Dubai e tutti i bagni del Palazzo Reale del Re Saudita sono impreziositi con gli accessori in ottone della Antonio Ciulli e Figli.
«La Russia è un mercato che dagli anni Ottanta abbiamo conquistato, un mercato che ci ha dato tante soddisfazioni e che purtroppo si è perso per contingenze anche frutto di scelte politiche. Nel rispetto delle regole che sempre come azienda abbiamo osservato ci siamo ritrovati come artigiani e penso come noi molte altri a dover fare i conti con delle decisioni che non hanno preso in considerazione il nostro contesto produttivo. Un esempio? Lo scorso anno hanno bloccato alla dogana alcune illuminazioni per la Russia e ho così scoperto che era in vigore una sanzione che impediva di spedire cristallo contenente piombo. Il paradosso che si poteva continuare a spedire cristallo con piombo per pezzi che avessero un valore non superiore ai 300 euro».
I Ciulli sono fieri di lasciare a Firenze due «opere». «La prima è l’altorilievo in bronzo realizzato in collaborazione con il prof Carlo Fagnini ed i suoi alunni dell’Istituto d’Arte di Porta Romana, e che si trova in Piazza della Repubblica. Riproduce il centro storico con le principali opere architettoniche ed è leggibile con apposita legenda in linguaggio Braille ai non vedenti. Noi ci siamo occupati della fusione dell’opera lavorando secondo la tecnica, tramandata da Benvenuto Cellini, della “cera persa”. E poi c’è “Oltrarno” realizzato in occasione del centenario della nascita di nostro padre Renzo e che adesso si trova in Via Guicciardini (angolo Palazzo Pitti)».
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