ADRANO (CATANIA) – Il Tribunale di Messina ha condannato a 3 anni 10 mesi il sindaco di Adrano Fabio Mancuso. Il primo cittadino era imputato al processo per il fallimento della Ascom Finance. La vicenda riguarda alcune polizze fidejussorie sottoscritte senza averne i requisiti. Alla fine sarebbero state incassate per 400 mila euro. La storia risale a una decina d’anni fa.
Il caso, va specificato, non riguarda l’attività politica del primo cittadino. Il suo legale, il penalista Francesco Messina, annuncia appello. E cita una locuzione latina, spes contra spem, per specificare di nutrire la speranza che la condanna venga annullata nei gradi successivi.
Il legale: “Spes contra Spem”
“Abbiamo coltivato fino all’ultimo e con motivato ottimismo, la speranza di essere riusciti a far comprendere al Tribunale di Messina l’esatta entità e modalità con cui si sono ricevuti finanziamenti da Ascom Roma – afferma -. Siamo riusciti ad ottenere dal Tribunale l’assoluzione dal reato associativo contestato. L’assoluzione dalla bancarotta preferenziale; l’assoluzione dal reato di bancarotta documentale per non aver commesso il fatto; l’esclusione della circostanza aggravante”.
“Il Tribunale ha assolto tutti i soggetti qualificati intranei dal concorso nella bancarotta eccetto i due deputati regionali dell’epoca – prosegue il legale -. Aspettiamo quindi di leggere le motivazioni preoccupati dal pericolo di aver subito, contra spem, una sentenza dalla radice politica”.
I fatti estranei all’azione amministrativa
“Considerato che i fatti contestati sono avulsi ed estranei dall’azione amministrativa e dalle plurime cariche e funzioni istituzionali ricoperte in piu di vent’anni – prosegue l’avvocato Messina – si sperava di ottenere una valutazione più asettica e laica possibile”.
“Si riparte, quindi, dalla decisione di impugnare questa parte del verdetto di primo grado rivolgendoci ai giudici della corte superiore al netto delle plurime ragioni già riconosciute profondendo tutto l’impegno possibile – sottolinea ancora – per riuscire a spiegare ancora meglio le forme di una vicenda che si è nel diritto e nel tempo notevolmente impiccolita rispetto all’origine, adoperando ogni energia fino a quando non otterremmo la giusta sentenza”.
Il secondo grado
“A tal fine auspichiamo che la Corte di Appello fissi la trattazione del secondo grado prima possibile e sempre in tempo utile a non fare dichiarare la prescrizione dei fatti maturante nei prossimi mesi – conclude -. Non serve, riferendomi all’onorevole Mancuso, commentare il provvisorio dispositivo anche per evitare di farsi trascinare nell’agone delle già note , trite, ritrite, stantie e strumentali polemiche di tredici anni fa, considerato che va esclusa ogni attuale ripercussione verso il suo percorso politico amministrativo”.
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