Secondo gli ultimi dati ufficiali Inps (2023) elaborati da Manageritalia, i dirigenti privati italiani sono aumentati del 2,6%. Si tratta di un incremento che rafforza la crescita dei quattro anni precedenti, proprio quelli delle policrisi, arrivati dopo il forte calo (-5%) che ha caratterizzato il decennio 2008-2018.
Un dato che la dice lunga sulle colpe che la scarsa managerializzazione ha avuto nell’asfittica crescita di Pil, occupazione e retribuzioni degli ultimi decenni. I numeri dimostrano chiaramente che, proprio in tempo di crisi, imprenditori e aziende hanno capito che senza managerialità non si cresce e non si compete e non si superano ostacoli e difficoltà, come quelle di questi ultimi anni. In tutto questo, pare ormai acclarato che la managerialità, anche femminile, è determinante per competere.
Dirigenti in crescita, spinti dalle donne
L’aumento del 2,6% nel 2023, dopo quello del 3,8% del 2022, è dovuto a un incremento del 5,1% delle donne e dell’1,9% degli uomini. Si conferma quindi la forte e nota rincorsa verso la parità delle donne dirigenti, cresciute del 101,5% dal 2008 al 2023 (-2,8% gli uomini e + 9,6% il totale dirigenti) e oggi pari al 21,9% del totale (21,4% nel 2022, 20,5% nel 2021 e 19,1% nel 2020).
Da notare poi che le donne sono percentualmente molto più presenti nel terziario (25,8%) rispetto all’industria (16,5%). Una crescita anche prospettica, visto il maggior peso che queste hanno nelle coorti di dirigenti più giovani (39% tra gli under 35 e 31% tra gli under 40), rispetto al totale (21,9%) e tra i quadri, e quindi del peso che assumono nel ricambio generazionale, che vede uscire soprattutto manager uomini in fasce d’età più elevate ed entrare più donne in quelle più giovani.
La crescita dei dirigenti si conferma anche nel 2024
I dati relativi al solo terziario privato confermano la crescita dei dirigenti, con un +5%, +4% gli uomini e +9% le donne. Una conferma sia del trend in atto che dell’aumento della componente manageriale. La crescita dei dirigenti nel 2022 coinvolge quasi tutte le regioni italiane, con la sola eccezione di Umbria (-0,6%), Abruzzo (-3,1%), Molise (4,3%), Sicilia (-7,1%), Basilicata (-11,7%) e Calabria (-15,8%). Il Mezzogiorno flette anche nel 2023, come nel 2022, dopo la forte crescita generalizzata del 2021.
A crescere di più sono Sardegna (5,8%), Trentino-Alto Adige (4,8%), Lombardia (3,6%), Emilia-Romagna (3,5%), Campania e Puglia (+3%) e Lazio (2,9%), che sono, almeno in parte, le regioni più managerializzate. Il divario a livello manageriale resta ancora forte, considerando il rapporto tra dirigenti e lavoratori di pendenti, che è 0,9 a livello nazionale, 1,7 in Lombardia e 0,3 0,2 al Sud, molto inferiore al 3% dei principali competitor. La regione con la percentuale più elevata di donne in posizioni dirigenziali è il Lazio (28,2%), seguita nell’ordine da Molise (27,1%), Sicilia (26,9%), Puglia (24,8%) e Lombardia (24%).
Agli ultimi tre posti Umbria e Marche (13,9%), Abruzzo (13,7%) e Trentino-Alto Adige (10,8%). Volendo poi stilare la classifica delle province più rosa, Milano prevale nettamente, con 10.987 donne dirigenti, seguita da Roma (5.659) e Torino (1.469).
Ai primi dieci posti si trovano solo province del Nord. Guardando invece al peso percentuale delle donne dirigenti, prevalgono alcune province del Sud e/o minori, spesso caratterizzate da un bassissimo numero di dirigenti in assoluto e quindi facilmente influenzabili da vari fattori. In questo caso, al primo posto c’è Enna, con le donne dirigenti al 56,2% che superano addirittura gli uomini, seguono Agrigento (46,1%), Catanzaro (36%) e Pavia (33,6%).
Dirigenti in crescita grazie al terziario, settore più rosa
L’aumento dei dirigenti privati è nell’ultimo anno appaiato per industria e terziario (+2,6%). Terziario che, se guardiamo più indietro (2015, per avere una classificazione omogenea in base ai codici Ateco), è stato l’unico a crescere, e parecchio, nella componente manageriale dal 2015 a oggi (+20,3%), a fronte di un minimo aumento dell’industria (+3,7%).
A crescere di più nell’ultimo anno e, in generale, nel periodo considerato sono comparti quali Attività professionali (11,2%), Costruzioni (8,3%) e Attività di alloggio e ristorazione (5,3%) e Trasporto e magazzinaggio (4,5%). Il terziario privato è di gran lunga il settore più rosa, basti pensare che nella Sanità e assistenza sociale le donne dirigenti (52,3%) superano i colleghi e sono il 34,4% nell’Istruzione e il 28,4% nelle Altre attività di servizi.
Le aziende del terziario per genere
Focalizzandoci sulle 9.886 aziende del terziario privato guidate da dirigenti, possiamo scoprire quanto pesi la connotazione di genere: di fatto due terzi delle aziende (67,2%) non hanno all’interno donne dirigenti, il 20,1% ha sia dirigenti donne che uomini e il 12,7% ha solo dirigenti donne.
SCARICA QUI IL RAPPORTO DONNE MANAGERITALIA (marzo 2025)
«La crescita costante della managerialità in Italia, con un aumento del 5% nel 2023, e in particolare quella femminile, che ha registrato un incremento del 101,5% dal 2008 al 2023, dimostrano chiaramente come la rincorsa sia in atto, ma ci sia ancora tanto da fare per dare le giuste opportunità anche alle donne nel mondo del lavoro e nel management aziendale. La strada è tracciata: non dobbiamo fermarci né tornare indietro, ma affermare con ancora più impegno e dedizione scelte e azioni che portino a una vera parità di genere. L’inclusione femminile è nell’interesse delle imprese, del mercato e della società in cui viviamo. Un mondo in cui anche le donne sono protagoniste è senza dubbio una realtà migliore».
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