Aumentare i fondi pubblici, ma anche la capacità di azione della Regione Veneto per il trasporto pubblico locale. Sono questi gli spunti principali emersi ieri mattina, 9 dicembre, dal convegno “Il futuro del TPL nel Veneto e in Italia tra risorse pubbliche e mercato”, organizzato nella sala Salieri del Centro Congressi di Veronafiere, in Viale del Lavoro.
Hanno partecipato la vicepresidente della Regione Veneto e assessora ai trasporti Elisa De Berti, insieme al presidente della Provincia di Verona Flavio Pasini e all’assessore alla mobilità del Comune di Verona, Tommaso Ferrari. E alla tavola rotonda sono stati invitati gli assessori regionali ai trasporti di Lombardia (Franco Lucente), Piemonte (Marco Gabusi) e Campania (Fulvio Bonavitacola), oltre ai rappresentanti delle associazioni che raggruppano le aziende del trasporto.
Dal convegno è emersa la necessità di aumentare le risorse del Fondo nazionale dei trasporti e di creare un sistema di indicizzazione per coprire il costo del servizio. «Solo negli ultimi 11 anni la dotazione del Fondo per le Regioni a statuto ordinario è passata da 4,9 miliardi nel 2013 a 5,2 miliardi attuali, con un incremento, quindi, molto limitato e di gran lunga inferiore all’erosione inflattiva registrata – ha dichiarato l’assessora De Berti – Abbiamo inoltre condiviso la necessità di procedere, dal prossimo anno, ad un riparto del fondo nazionale che tenga conto delle esigenze specifiche e della situazione in essere relativa a ciascun territorio».
Perché oltre alle risorse contenute nel Fondo nazionale dei trasporti, c’è anche come queste risorse vengono suddivise tra le varie Regioni. Ed il Veneto è tra i territori che rischiano un taglio a causa dei nuovi criteri di ripartizione del Fondo. Criteri che, secondo la Regione Veneto, non premierebbero l’efficenza. Un’efficenza che durante il convegno di ieri è stata certificata da uno studio dell’Isfort, Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti.
«Dallo studio Isfort emerge che il Veneto presenta degli indicatori di performance tra i più elevati a livello nazionale – ha aggiunto la vicepresidente De Berti (nel video) – Un dato per tutti: il Veneto è la prima regione a livello nazionale con il rapporto più elevato tra ricavi e costo pubblico. Questo significa che oltre il 50% del costo del tpl è coperto dagli incassi delle tariffe e degli abbonamenti. Ancora, con riferimento alla domanda e offerta di mobilità pubblica delle città capoluogo del Veneto, emerge la fortissima posizione di Venezia che, per effetto degli straordinari flussi turistici, è nettamente prima a livello nazionale per passeggeri trasportati pro-capite e seconda, dietro a Milano, per posti per chilometro offerti pro capite. La quota di autobus a basse emissioni è sempre più alta della media nazionale, con punte molto alte a Verona e Vicenza. Per quanto riguarda gli indicatori di mobilità individuale, i capoluoghi del Veneto evidenziano complessivamente buone performance: le reti per la ciclabilità rappresentano senza dubbio un grande punto di forza delle città venete; la densità di piste ciclabili è superiore alla media nazionale, con le punte di Padova (prima città in Italia in assoluto) e Treviso. Anche i tassi di motorizzazione auto sono quasi sempre superiori alla media, con punte, in particolare, a Rovigo. Lo studio a livello nazionale tratteggia degli scenari che dovranno tener conto, anche, dell’inverno demografico dei prossimi anni, Infine, è emerso che la quantità e natura delle risorse non è direttamente collegata alla performance dei servizi: spesso non è automatico che dove ci sono più soldi ci sia una maggiore efficienza».
Eppure, le aziende chiedono alla Regione Veneto di fare di più, soprattutto per i trasporti su gomma. E su questo l’assessora regionale ha aperto alla possibilità di un intervento nelle varie province attraverso agenzie in cui la Regione investirà sul trasporto pubblico locale, avendo però anche voce in capitolo nella gestione di questi investimenti.
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