Dibattito in Germania tra gli addetti ai lavori sulla politica economica del prossimo governo a guida Merz.
È un grido d’allarme che scuote la Germania all’indomani del voto che apre la strada a una ritorno della Grosse Koalition sotto la guida di Friedrich Merz: economisti di spicco e associazioni di categoria invocano un governo rapido e riforme incisive per strappare il paese dalla stagnazione e affrontare un mondo che si rivela sempre più ostile. La presidente del Consiglio dei cinque saggi, organo consultivo del governo sui temi economici, Monika Schnitzer non usa mezzi termini in un’intervista a Reuters: la priorità è formare un esecutivo in tempi brevi, capace di guidare l’Europa in un contesto reso fragile dalle recenti dichiarazioni di Donald Trump e JD Vance, che segnano il tramontare dell’affidabilità americana in caso di crisi militare.
L’accordo appena raggiunto per la riforma del freno al debito, con investimenti per la spesa militare e le infrastrutture, è per molti economisti un primo passo sulla strada giusta. “Serve un accordo di coalizione veloce e costruttivo per spingere il paese avanti”, dice Schnitzer, mentre il vento contrario dagli Stati Uniti si fa più tagliente. Gli analisti, come riporta l’Handelsblatt, sono confortati dal fatto che le opzioni di governo si siano ridotte a una sola, e che questa riguardi due forse storiche che in passato hanno già dimostrato di potersi fare carico di situazioni emergenziali. L’Unione di Cdu e Csu e l’Spd devono puntare su investimenti robusti in infrastrutture, è anche il suggerimento di Jörg Krämer, capo economista di Commerzbank, questo ammodernamento è vitale per le imprese. Ma Krämer spera che le divergenze tra i due partiti su fisco, politica sociale e clima non frenino un vero rilancio economico, necessario dopo cinque anni di stagnazione del Pil. Il primo accordo raggiunto, ancor prima di formare il governo, è un buon segnale.
Marcel Fratzscher, presidente del DIW, think tank berlinese di orientamento progressista, alza il tono dell’avvertimento: la Germania deve spezzare la paralisi politica ed economica che la immobilizza da anni. Sempre a Reuters sottolinea come la frammentazione post-elettorale rischi di rendere le riforme impossibili, con una coalizione incerta che potrebbe alimentare polarizzazione e l’ulteriore rafforzamento di AfD, portando a un’ulteriore erosione della competitività.
Gli analisti raccomandano di agire su più fronti: digitalizzazione, snellimento burocratico e un pacchetto fiscale che alleggerisca il carico sulle aziende, riducendo l’aliquota al 25% e tagliando l’imposta di solidarietà, secondo quanto emerge dal giro di opinioni dell’Handelsblatt. La Bundesverband der Deutschen Industrie (BDI), voce dell’industria, spinge per un governo stabile che affronti nodi cruciali come energia e sicurezza, mentre Dirk Jandura, presidente della BGA (il Bundesverband Großhandel, Außenhandel, Dienstleistungen, associazione che rappresenta gli interessi del commercio all’ingrosso e dei servizi), invoca uno “sforzo nazionale” per rilanciare l’economia, promuovendo rotte commerciali aperte e accordi di libero scambio per contrastare le pressioni di Usa e Cina. “Il mondo non ci aspetta”, spiega, e il tempo delle esitazioni è finito.
Anche Christian Sewing, numero uno della Bundesbank e della Deutsche Bank, si unisce al coro: la crescita deve essere il faro della prossima legislatura. Gli economisti consigliano al nuovo governo di fare della competitività il cuore della sua agenda, con investimenti massicci in fibra ottica e reti mobili per colmare il divario digitale tra città e campagne, una mossa che l’Handelsblatt considera “essenziale per attrarre investitori”.
Sul clima, la strategia suggerita è pragmatica: spingere sulla transizione ecologica con innovazione tecnologica, senza sacrificare il sistema produttivo. Ma il vero banco di prova sarà la capacità di Cdu/Csu e Spd di superare le loro divisioni. Fratzscher lancia un ultimo monito: senza riforme coraggiose, il declino economico sarà inevitabile, e la Germania rischia di perdere il suo posto al tavolo delle grandi potenze. La palla è sempre nelle mani di Friedrich Merz e l’inizio sembra promettere che la road map sarà rapida: formare il nuovo governo in tempi brevi, mettere in agenda le riforme necessarie e agire subito o soccombere alle crisi globali.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link