Altro paradosso: il femminicidio diventa reato e sconcerta le femministe progressiste. Come la pace di Trump e le libertà che le “destre” al governo promuovono, imbarazzando le “sinistre”. Ha cominciato Berlusconi, anzi prima ancora di lui.. Il corsivo di Battista Falconi
Citiamo solo alcuni dei paradossi più eclatanti degli ultimissimi giorni. Il governo istituisce col femminicidio un reato specifico e punito quasi in automatico con l’ergastolo: subito emerge lo sconcerto del mondo femminista progressista per non poterne tessere le lodi. Il presidente americano conduce, secondo una traiettoria che ricorda un gioco dell’oca schizoide, il percorso che probabilmente condurrà alla pace in Ucraina e forse addirittura alla soluzione dell’atavico problema mediorientale. I pacifisti, non potendo recitare il peana per Donald Trump, compensano con le supercazzole. La più divertente è l’accusa a Giorgia Meloni di indecisionismo, di essere relegata in seconda fila nelle foto di gruppo, di non andare in Parlamento a dire cos’ha deciso. Le si rimprovera insomma di tenere l’unico atteggiamento utile: prudenza, cautela, pragmatismo.
In generale, le “destre” al governo promuovono provvedimenti e politiche liberiste e liberali, talvolta persino libertarie, in ambito normativo, lavorativo, fiscale. Di nuovo, le “sinistre” palesano imbarazzo e divisioni con commenti da scompisciarsi, tipo “Con troppa libertà si rischia l’autoritarismo”. Frase che ricorda appena appena la Repubblica di Platone, “quando un popolo divorato dalla sete di libertà si trova a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole…”. Il rivoluzionario radicale veste la redingote del barbuto e barboso padre di famiglia che impone alla figlia di rientrare a casa mezz’ora prima.
Il disorientamento della sinistra parte intanto da quando il Berlusca ha cominciato a togliere da sotto i piedi degli avversari “comunisti” le battaglie, magari più di immagine che altro, a favore di donne, disabili, redditi bassi. Ma nel profondo la crisi rimanda a molto più indietro. Alla fine della battaglia per i proletari, al momento in cui i lavoratori si sono imborghesiti per le migliorate condizioni di reddito e soprattutto patrimoniali, fondamentale in tal senso la casa di proprietà. Secondo elemento critico, il diffondersi della sensibilità ambientale di fronte all’impatto antropico, che ha messo in discussione l’idea di produzione, consumo e spreco sulla quale si basa il progresso dopo il soddisfacimento dei bisogni fondamentali (alimentazione, salute, protezione dai pericoli). Altra martellata al progressismo socialista è arrivata con l’accettazione supina dei flussi migratori, conseguente da un lato alla fine del colonialismo, salutata con entusiasmo in nome dell’internazionalismo (il punto culturale forse più debole delle sinistre), e dall’altro dalla comodità di sostituirlo con un neo-schiavismo che soddisfasse le esigenze degli imborghesiti (lo potremmo definire il principio “una badante per tutti, una casa una colf”).
Difficile ancora, a tanti anni di distanza, spiegarsi come le leadership sinistre non abbiano considerato gli effetti suicidi di questo percorso. L’abbassamento del valore e del prezzo del lavoro è stato devastante e sta precipitando nella neo-povertà il mondo globalizzato. Il femminismo ha rivendicato come parametro di misura della civiltà, e non come mera opzione, la parità lavorativa di genere, assestando una mazzata letale alla maternità e alla famiglia tradizionali: la denatalità conseguente, è ovvio, non avvantaggia chi basa la propaganda sulle masse operaie o contadine. La trasformazione dei desideri in diritti ha segato alle radici morale e moralismo, che in particolare per i comunisti erano irrinunciabili, basandosi la lotta di classe sulla disciplina militante. Last but not least, l’innovazione tecnologica ha frammentato le ex masse in monadi remotizzate, che trovano le loro piazze negli spazi di evasione digitali.
Bisogna riconoscerlo, non ne è andata dritta una. Tutto ha concorso alla creazione del mondo odierno, nel quale inevitabilmente le destre vincono. Indipendentemente dalla volontà di chi teneva in mano il timone del futuro ma con una complicità comunque colpevole.
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