Donna e diritti, ma soprattutto inclusione. Tutti i temi del Pink Motor Day 2025


In un momento storico in cui dall’America soffiano venti opposti alle tematiche di gender gap, inclusion e diversity c’è più che mai bisogno di mantenere i riflettori accesi su queste tematiche. Ecco quindi che la quarta edizione del Pink Motor Day, l’evento organizzato a Milano da LabSumo, spin-off della casa editrice Sumo Publishing, con il supporto del Comune di Milano, delle associazioni ANIASA e UNRAE e del Centro Studi Valore D, ha ampliato il proprio focus.

Sul tavolo il tema della diversity & inclusion per analizzare come il settore della mobilità aziendale possa rispondere alle esigenze di tutti, garantendo equità di accesso a trasporti, viaggi d’affari e soluzioni di noleggio. I lavori sono stati aperti da Nico Acampora, la mente dietro PizzaAut che è molto di più di una semplice pizzeria: è un modello di inclusione sociale e lavorativa, in cui giovani autistici trovano un’opportunità concreta di crescita e indipendenza. Nico, educatore e attivista impegnato nel promuovere l’inserimento lavorativo delle persone neurodivergenti, ha sottolineato l’importanza di questo approccio, affermando: “Puntare sull’inclusione significa migliorare la qualità della vita, sia per i lavoratori che per l’azienda. Chi sceglie di non farlo si limita a essere semplicemente normale”. Nel suo ristorante, il primo in Europa ad essere completamente gestito da persone autistiche, lavorano con un contratto a tempo indeterminato, 41 ragazzi autistici e 5 normodotati che vengono chiamati “la minoranza etnica”. Un disabile costa circa 200.000 euro alla società ma, se lavora, il costo viene meno e anzi ci sono nuove entrate perché pagano tasse e contributi. Un circolo virtuoso che purtroppo non riesce ad innescarsi in Italia.

I dati sull’inclusione lavorativa evidenziano che nel nostro Paese c’è ancora molta strada da fare. Le persone appartenenti alle categorie protette faticano a essere considerate risorse di valore dalle aziende, che spesso preferiscono ignorare gli obblighi normativi. La legge impone l’assunzione di almeno un lavoratore con disabilità nelle imprese tra i 15 e i 35 dipendenti e una quota del 7% per quelle con più di 50 dipendenti, ma in molti casi le aziende scelgono di pagare le sanzioni piuttosto che rispettare queste disposizioni e la Regione Lombardia l’anno scorso ha incassato ben 79 mln di euro. Secondo i dati della UIL Milano e Lombardia, solo 7.200 lavoratori con disabilità risultano assunti nella regione, a fronte di 23.108 posizioni disponibili, lasciando così scoperte quasi 16.000 opportunità di impiego.

Anche Rita Querzè, giornalista del Corriere della Sera, snocciola numeri che sono la fotografia di un mercato del lavoro dove l’occupazione degli uomini cresce più velocemente di quella delle donne e queste ultime guadagnano meno, anche se si considerano i contratti part-time o a termine. Stringendo la lente sul settore dell’auto, Cristina Reduzzi, Division Manager Manifacturing & Industry 4.0 di Gi Group Holding, ha presentato un’analisi sul gender gap nell’automotive a livello internazionale, condotta in 11 Paesi, tra cui l’Italia. Dai dati emerge che solo il 7,7% delle donne considera questo settore come il migliore in cui lavorare, un dato inferiore di tre punti percentuali rispetto al 10% della media complessiva, che include anche gli uomini. Tuttavia, tra coloro che già operano nel settore, il 52% lo ritiene interessante. Ma quali sono gli aspetti meno apprezzati? Le principali criticità segnalate dalle lavoratrici sono la difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata (45%), l’elevata pressione e competitività (44,7%), le limitate possibilità di avanzamento di carriera (42,9%) e la retribuzione poco soddisfacente (41,7%). Inoltre, quasi la metà delle intervistate italiane (48%) ritiene che la scarsa visibilità delle donne leader nell’automotive contribuisca a rafforzare stereotipi di settore.

Nonostante queste difficoltà, si osservano segnali di progresso: l’82% delle donne impiegate nell’automotive afferma che la propria azienda sta implementando misure per promuovere l’uguaglianza di genere. Sul tema, con altri dati significativi è intervenuta anche Melissa Crespi – Centro Studi Valore D: “L’inclusione non è un semplice concetto, ma la chiave per liberare il potenziale unico di ogni persona. Insieme alle aziende lavoriamo per creare ambienti in cui ciascuno si senta valorizzato. I dati parlano chiaro: le aziende che investono nell’inclusione hanno il 39% di probabilità in più di superare i propri competitor. Puntare su equità, innovazione e sostenibilità sociale significa accelerare un cambiamento culturale per costruire, insieme, un futuro del lavoro inclusivo”.

Molti gli interventi nel corso dei quali sono state portate diverse testimonianze, come quella di Ilaria Bono – People, Legal & Compliance General Manager di Toyota Motor Italia, che ha raccontato la propria esperienza nell’azienda auto dove c’è un “Diversity board”, comitato per portare avanti progetti sul tema DE&I. Anche Simone Brown – HR & Organization Director di Car Clinic, ha illustrato il progetto “Pink Academy”, che avvicina le donne al settore della carrozzeria. Un settore che registra oltre il 40% dei posti vacanti in più rispetto alla media di tutti i settori, pur offrendo retribuzioni estremamente attrattive per tutti i target. Sono solo circa 700 le donne che lavorano nel settore più ampio della carrozzeria e meccanica (circa l’1% dei carrozzieri) e Car Clinic ha iniziato un percorso con l’obiettivo di arrivare alla fine di quest’anno ad assumere 25 donne e avere la prima donna Capo Officina. Obiettivo ambizioso ma realizzabile.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Del resto tutto sembra possibile quando si sentono le storie degli ultimi due protagonisti della giornata: Ilaria Galbusera e Daniele Cassioli. La prima, sorda dalla nascita, è la capitana della nazionale italiana di pallavolo sorde, con cui ha vinto sei prestigiose medaglie intercontinentali. Nominata all’Ordine al merito della Repubblica italiana dal Palazzo del Quirinale, la sua storia è un esempio di resilienza, è nata sorda in provincia di Bergamo e autoironizza sul fatto che ha l’accento bergamasco pur non avendolo mai sentito e racconta di quando, al casello in autostrada non si è aperta la sbarra del Telepass e non riusciva a far capire alla voce dall’altra parte del bottone che era sorda. Perché per la vera inclusione c’è ancora tanta strada da fare. Daniele, classe 1986 è cieco dalla nascita ed è uno sciatore nautico. Ma non uno qualunque: ha conquistato 28 titoli mondiali, 27 titoli europei e 45 titoli italiani. Anche lui auspica un mondo più inclusivo perché: “siamo attratti dai nostri simili, ma impariamo da chi è diverso da noi”. Concetti che andrebbero ricordati ad Elon Musk – che nel dicembre del 2023 ha twittato: “DE&I must die” – e a tutte le aziende americane che negli ultimi mesi hanno ritirato i loro programmi su Diversity Equity e Inclusion come Starbucks, McDonald’s, Meta, Google, Accenture, JP Morgan.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link