Forza Italia, correnti sotterranee la agitano


Politica

di Giuseppe Ariola





E pur si muove! Non ci riferiamo al pianeta Terra, ma a quello di Forza Italia e a tutto ciò che gli gravita attorno. E tra gli azzurri questo movimento, che si traduce in un perenne fermento, non è certamente una novità sebbene sia lento, a tratti impercettibile. Eppure, è da quando Silvio Berlusconi è scomparso che si rincorrono le voci di una necessaria riorganizzazione del partito e della ricerca, a tratti spasmodica, in altri momenti decisamente più cauta, di un nuovo leader. Un nome e, soprattutto, un volto che possa riportare Forza Italia ai fasti di un tempo o quanto meno traghettarla fuori da quella subalternità alle altre forze di centrodestra, in particolare a Fratelli d’Italia. La scelta di affidare la guida degli azzurri a Tajani, ricordano autorevoli dirigenti del partito, benché approvata con il placet di un congresso, è infatti sempre stata vista come la necessità di garantire continuità alla vita del movimento, all’alleanza di centrodestra e a un governo nato da poco e non senza difficoltà, a partire da quelle provocate proprio da Forza Italia. L’alternativa sul tavolo era quella di una sorta di triumvirato che però, in un contesto abituato a pendere dalle labbra di un unico leader, indiscusso e indiscutibile, che nel corso degli anni ha tagliato le gambe a ogni papabile delfino, avrebbe rischiato di alimentare confusione e incertezza in contesto già traumatizzato dalla forte sensazione di smarrimento provocata dalla scomparsa del proprio punto di riferimento.
Non meraviglia quindi che il vicepremier e titolare della Farnesina al di fuori della sua cerchia di fedelissimi venga visto, definito e subìto come una sorta di reggente da buona parte della compagine forzista e, ci viene assicurato da più parti, anche dagli eredi del Cavaliere che, come noto, sono i garanti della situazione economica del partito. La domanda, che recentemente è diventata sempre più incalzante, è: quanto durerà questa reggenza? Da quanto si apprende, i fratelli Berlusconi sarebbero sempre più insoddisfatti della gestione dell’attuale Stato maggiore, ma anche scettici rispetto a una linea di totale appiattimento nei confronti del partito di Giorgia Meloni e della premier stessa che, oltretutto, cozza con l’aggressività nei confronti della Lega, ritenuta eccessiva anche sul fronte della comunicazione. “Vista la nota di Martusciello contro Vannacci?”, ci viene fatto notare da qualcuno pronto a mettere la mano sul fuoco circa una rinnovata investitura di Gianni Letta, che da sempre cura le questioni più spinose del partito e che finora ha sostenuto Tajani, incaricato di dare il via a una sorta di casting per individuare un nuovo volto a cui affidare la guida di Forza Italia. Ipotesi che relegherebbe a una mera suggestione l’eventualità di una discesa in campo di Marina o Pier Silvio. Ma c’è chi, invece, ritiene che questa possibilità sia tutt’altro che tramontata e che la scelta della primogenita del fondatore del centrodestra di provare a dettare la linea a mezzo stampa sia funzionale proprio ridefinire il perimetro politico del partito e delle alleanze in funzione di un rientro in grande stile del cognome Berlusconi nell’agone politico. Alla faccia di chi immagina addirittura di toglierlo dal simbolo.


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