Ritiro quaresimale per i laici della diocesi | Arcidiocesi di Sassari


“Pellegrini di speranza per un cammino di conversione e testimonianza”. Questo il tema scelto per il ritiro quaresimale per i laici della diocesi, promosso da Fondazione Accademia e dalla segreteria delle aggregazioni laicali. 
La giornata si è aperta con la celebrazione eucaristica delle ore 10 presieduta dall’Arcivescovo Gian Franco con tutti laici, nella Cattedrale di San Nicola.
Si riporta di seguito l’omelia dell’Arcivescovo:
<< In questi anni, tante volte abbiamo ascoltato l’invito, rinnovato incessantemente dal Magistero di Papa Francesco, a vivere un rinnovato incontro con Cristo. Forse mai come in questo tempo, nella Chiesa risuona per noi cristiani questo invito in modo così forte, così pressante, così continuativo: rinnovare il nostro incontro con Cristo.
Il tempo della Quaresima viene così a noi propizio come una pedagogia che la Chiesa ci offre, non come una routine, ma come un’occasione nuova per rinnovare il nostro incontro con Cristo. La liturgia della Parola ci aiuta a vedere come all’inizio del cammino Quaresimale siamo invitati a rinnovare la nostra professione di fede battesimale. In fondo, rinnovare il nostro incontro con Cristo significa ritornare a quella linfa di grazia che nel Battesimo il Signore ci ha donato, cioè la partecipazione alla sua stessa vita, il dono dell’incontro con Lui. E l’Apostolo Paolo, rivolgendosi ai Romani, ci ricorda che questo rinnovato incontro avviene attraverso due dimensioni fondamentali: la bocca e il cuore. “Con la tua bocca proclamerai […] con il cuore crederai” (Rm 10, 9). Siamo dunque chiamati a riportare la nostra bocca a proclamare che Gesù è il Kyrios, il Signore, il Risorto. Ma la bocca può proclamare che Gesù è il Kyrios, solo se il cuore aderisce profondamente alla fede che Dio lo ha risuscitato dai morti; questa è l’adesione profonda del cuore che ci apre la via della salvezza. Abbiamo davanti un tempo prezioso, un itinerario di quaranta giorni che siamo chiamati a percorrere, non da soli, ma sospinti dalla grazia dello Spirito Santo, proprio come Gesù nel deserto. 
Questo rinnovato incontro con Cristo, questa rinnovata crescita nel dono di grazia ricevuto con il battesimo, nella nostra identità battesimale, è possibile proprio perché lo Spirito ci spinge, lo Spirito ci conduce, lo Spirito ci accompagna. In questo itinerario Gesù stesso, dopo aver ricevuto il battesimo, avendo condiviso con noi la nostra condizione di peccatori, entra anche nella condivisione della nostra condizione di limite. Qui Egli annuncia che la sua prospettiva non è quella di prostrarsi alla menzogna degli idoli e dell’idolatria, ma è quella di confessare il suo amore per il Padre e per l’umanità. Non si tratta semplicemente di superare tentazioni psicologiche o interiori, ma di orientare tutto il progetto della sua vita, della sua missione che Egli, sospinto dallo Spirito, orienta verso il Padre e verso l’umanità. Questo ci dà forza, ci dà fiducia e ci dice che in Cristo vincitore anche noi vinceremo, in Cristo provato anche noi saremo provati, ma sperimenteremo la via della risurrezione, la gioia del Cristo Risorto.
In modo particolare desidero sottolineare una dimensione fondativa: Gesù supera la tentazione di aderire a ciò che falsifica la vita, a ciò che rende la vita menzognera. Gesù avrebbe potuto aderire a tutte queste tentazioni di autoaffermazione che avrebbero falsificato la sua relazione con Dio e la sua relazione con la missione di amore verso l’umanità, verso i suoi fratelli e sorelle. Il punto centrale è posto proprio su quella domanda: “Se tu sei…” Tante volte Satana, il diavolo, va a toccare questo punto e insinuare il dubbio su Gesù: “Se tu sei”. Qual è l’identità di Gesù? Qui veramente vi è l’azione potente dello Spirito, la fermezza dell’amore del Figlio e la comunione con il Padre che marcia in questa aridità, in questa fragilità del cammino del deserto ormai concluso per aderire pienamente al Padre, aderire nella verità e non nella falsificazione della propria missione. Talvolta anche nella Chiesa, così come nei ruoli sociali, per affermare sé stessi si intraprende la vita e la via della menzogna, della bugia, della falsità. Si vive nella falsità, non la falsità delle cosiddette bugie bianche, non la falsità della piccola menzogna, ma è proprio un costruire nell’artificio del male un’esistenza personale e relazionale. Gesù viene portato sul pinnacolo del Tempio, su un monte alto, da cui vede i regni. L’affermazione di sé, fuori dal disegno di amore, avrebbe potuto portare Gesù altrove. Questa tentazione è presente anche nella Chiesa, attraverso una via che coinvolge tanto i chierici quanto i laici: il clericalismo.
Il clericalismo è la strumentalizzazione della fede, della religione, della Chiesa per fini privati, a qualunque costo, anche passando sopra i fratelli e le sorelle pur di affermare se stessi. Questa costruzione della menzogna è elaborata, studiata, trasmessa, ed è la sorgente delle discordie, delle divisioni, della non-sinodalità nella Chiesa e dei conflitti nelle società civili, delle guerre fratricide.Il Signore, all’inizio di questo tempo di Quaresima, ci invita a ricentrare la nostra vita nell’autenticità di un cammino esodale, che ci rende capaci della vittoria non attraverso il male, ma sotto l’azione dello Spirito. Ci invita a superare quella logica machiavellica che talvolta rischia di insinuarsi anche nella Chiesa: pur di raggiungere un fine, giustificare qualsiasi mezzo. Il Signore ci dice che è possibile raggiungere il fine seguendo la via di Dio. La Didaché, uno dei manuali di iniziazione alla vita cristiana delle origini, ci illumina anche oggi, ricordandoci che due sono le vie: una del bene e l’altra del male, una della vita e l’altra della morte.>>

Al termine della celebrazione, il ritiro è proseguito nell’Auditorium Giovanni Paolo II con la relazione della Dott.ssa Simona Segoloni Ruta, Docente presso l’Istituto Teologico di Assisi. La mattinata si è conclusa con la condivisione del pranzo nel Seminario Arcivescovile. 



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