Elon Musk torna al centro del dibattito internazionale a modo suo, con una serie di dichiarazioni che mettono in discussione il ruolo degli Stati Uniti nella difesa europea e il coinvolgimento di Starlink nella guerra in Ucraina. Le sue parole, diffuse oggi tramite il suo social X, hanno suscitato una vera e propria ondata di reazioni a livello globale e sollevato interrogativi sulla dipendenza occidentale dalle sue infrastrutture tecnologiche.
Musk e l’uscita degli USA dalla Nato
Rispondendo a un utente su X, Musk ha sostenuto che gli Stati Uniti dovrebbero rivedere il loro impegno nella Nato, dichiarando che “non ha senso che l’America paghi per la difesa dell’Europa”
Le dichiarazioni di Musk non si sono limitate alla Nato, ma hanno toccato direttamente la questione della guerra in Ucraina. Il patron di Tesla ha affermato che “l’intera linea del fronte ucraina collassa se spengo il mio Starlink”, suggerendo la sua influenza diretta sul conflitto. Una minaccia velata, formalmente poi smentita dallo stesso Musk, che ha tuttavia scatenato la dura reazione della Polonia, che finanzia i servizi di Starlink per l’Ucraina con circa 50 milioni di dollari all’anno. Il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha minacciato di revocare il contratto con SpaceX qualora Musk si dimostrasse un fornitore inaffidabile.
La risposta di Musk non si è fatta attendere: “Stai zitto, ometto. Paghi una piccola parte del costo. E non c’è niente che possa sostituire Starlink”. Un botta e risposta che ha attirato anche l’attenzione del segretario di Stato americano Marco Rubio, il quale ha difeso Musk sostenendo che l’Ucraina deve ringraziare Starlink per il suo contributo alla resistenza.
Sempre su X, Musk ha poi invocato “sanzioni ai primi 10 oligarchi ucraini, in particolare a quelli che possiedono ville a Monaco”. Secondo il patron di Tesla, se si imponessero misure restrittive “tutto questo finirebbe immediatamente. Questa è la chiave del rompicapo” ha specificato il tycoon riferendosi alla fine del conflitto russo ucraino, mettendo di fatto gli aggrediti sullo stesso piano degli aggressori.
L’opposizione contro Meloni: “Sicuri di voler affidare la sicurezza nazionale a Musk?”
E le reazioni non si sono fatte attendere anche in Italia. La segretaria del PD, Elly Schlein, ha accusato il governo Meloni di voler affidare la sicurezza nazionale italiana a Musk, nonostante le sue “gravissime parole” sulla guerra in Ucraina. Anche il leader di Azione, Carlo Calenda, ha definito Musk “un personaggio pericoloso e fuori controllo”, mentre Angelo Bonelli di Europa Verde ha denunciato che l’Italia rischia di finire sotto il condizionamento di un privato con un potere geopolitico senza precedenti.
Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, ha sottolineato il rischio che l’Italia cada in un “trappolone” nel quale la sua sicurezza dipende dalle scelte di un imprenditore che ha già dimostrato di usare le telecomunicazioni come arma di pressione politica.
Ma c’è anche chi, come Matteo Salvini, va controcorrente: “Sbagliano quelli che a sinistra dicono di no a Musk a prescindere. Secondo me il governo italiano avrebbe l’interesse domani mattina a firmare un contratto con Starlink che ha 7.000 satelliti in orbita, ma non perché mi sta simpatico Musk o perché tifo per Trump, perché ne andrebbe del miglioramento della sicurezza nazionale italiana.
Sicuramente di mettermi in mano dei francesi non ho nessuna voglia e nessuna intenzione”. Così il vicepremier Matteo Salvini durante un gazebo della Lega a Milano, sottolineando anche che Musk – parlando dell’uscita della Nato degli Usa – “da questo punto di vista sbaglia”.
Starlink: infrastruttura critica o strumento di ricatto?
Di certo le dichiarazioni di Musk rivelano un problema più ampio: la dipendenza dell’intero occidente da infrastrutture private per la sicurezza nazionale. La possibilità che Starlink venga utilizzato come leva politica sembra quindi dare nuovo impulso al piano di riarmo europeo, su cui la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha insistito oggi, durante un intervento per fare un punto a cento giorni dal suo mandato.
Un piano, che punta tutto sull’autonomia tecnologica e difensiva, che potrebbe tuttavia non essere semplice da realizzare, né immediato. E che non sarà a costo zero.
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