collaborazione col territorio, numero di scali e investimenti


Della concessione Msc e dei suoi contenuti «si sarebbe dovuto discutere prima e senza tutta la fretta che c’è stata». A sostenerlo è l’agente marittimo Teo Titi che, nei giorni scorsi, ha partecipato alla conferenza dei capigruppo sull’affaire Msc insieme a molti altri operatori portuali rappresentanti di associazioni come Ops, Raccomar, Fedespedi e Assocostieri.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

L’interesse per la vicenda

«Non mi permetto – dice Titi – di commentare le parole del commissario. Mi limito a dire quello che penso. Ricordando innanzitutto che personalmente la questione l’ho attenzionata già da qualche mese, quando l’Autorità di sistema fece la pubblicazione in albo pretorio. Io feci richiesta di accesso agli atti e l’Authority, nonostante il parere negativo di Msc, ha riscontrato positivamente la richiesta e fornito i documenti richiesti. Naturalmente, escludendo quelli che avrebbero potuto creare vantaggio ad eventuali competitor». Visto che, aggiunge, «si è parlato di intempestività in quanto la richiesta di Msc è rimasta pubblicata in albo 158 giorni, vorrei specificare che non si parlava di richieste concorrenti e poi che abbiamo appreso solo dalla stampa che la richiesta, qualche mese fa, era stata respinta dal comitato di gestione a causa di un parere negativo dell’ufficio legale. Non essendoci stata più nessuna comunicazione né pubblicazione, abbiamo appreso del fatto che l’iter era andato avanti solo qualche settimana fa. Tra l’altro, nessuno di noi ha criticato l’attività procedimentale dell’ente. Volevamo solo porre l’attenzione su una scelta politica».

Denaro pubblico e infrastrutture

Perché, sottolinea, «sono scelte politiche se si decide di investire soldi pubblici in un terminal in un porto anziché in un altro. Terminal che è l’attrattore di questo tipo di traffico. La nostra volontà era quella di evidenziare alla politica della città, che ci ha convocati, il pericolo di rilasciare una concessione per 10 o 25 anni senza precise garanzie di investimenti su infrastrutture e traffico. Soprattutto per una compagnia crocieristica che gestirà uno dei porti più moderni, e appena infrastrutturati, come quello di Bari. Il pericolo, infatti, è che possa essere solo una mossa per evitare una futura crescita di questo porto che, un giorno, come ripeto da anni, potrebbe aspirare a diventare porto hub delle crociere per tutto l’Adriatico. Il mio auspicio è che ci sia qualcuno che protegge le legittime ambizioni di crescita, anche in campo turistico crocieristico, del territorio».

Il margine di trattativa

Basandosi su quanto era stato riferito nella conferenza dei capigruppo, sottolinea l’agente marittimo Carlo Aversa, anche lui presente a quella riunione, «ci aspettavamo un atto di indirizzo, il che ovviamente ci era sembrato strano. Da lì parte il nostro spiazzamento. E bene ha fatto il commissario a chiarire la cosa. Dal canto nostro, e soprattutto dal punto di vista personale, un po’ di delusione per quanto detto nei giorni scorsi c’è. Ci saremmo aspettati un po’ più di margine di confronto con l’Autorità portuale, che avrebbe fatto da tramite con Msc».

Garanzie per lo sviluppo

In generale, chiarisce, «ben venga un armatore che vuole investire sul porto di Brindisi. Ben venga però che ci siano dei paletti e dei punti fissi che possano garantire uno sviluppo del nostro porto non dico al pari di Bari, perché il punto di partenza soprattutto dal punto di vista delle infrastrutture è molto diverso, ma comunque accettabile. Ben vengano anche la ristrutturazione del monoblocco a Costa Morena, l’implementazione di servizi, però non vedo una strategia di investimento così imponente. La stessa vicenda della realizzazione del terminal lascia qualche dubbio. Si costruisce un terminal a Sant’Apollinare in parallelo con la realizzazione dei nuovi accosti. E in quanti anni saremo in grado di poter consegnare quegli ormeggi? Cioè Msc realizzerà il terminal prima di questa certezza? Mi pare improbabile».

Un problema di trasparenza

Di vicenda «non chiara» parla un altro operatore portuale: Emilio Limongelli. «Il contratto che legherà Autorità portuale e Msc non l’ha visto nessuno. Nessuno lo conosce. Né sa quali impegni sono stati presi. C’è quindi, innanzitutto, un problema di trasparenza», dice. Lo stesso Limongelli teme che, ormai, non ci siano margini di trattativa per la città. «Bisogna farsi – conclude – un’altra domanda. Tra un paio di mesi ci sarà un nuovo presidente. Perché questa accelerazione? Un commissario deve portare avanti l’ordinaria amministrazione. Questa è una decisione strategica, che impegna le banchine di Brindisi per dieci, addirittura quindici anni».





Source link

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link