Come regolarizzare le criptovalute non dichiarate


La guida completa per sanare la situazione di chi non ha mai dichiarato il valore delle proprie criptoattività e per evitare sanzioni dall’Agenzia delle Entrate.

Diversi lettori ci chiedono insistentemente: come regolarizzare le criptovalute non dichiarate? Si tratta, in particolare, di persone che possiedono da anni degli asset digitali e li detengono sui propri conti (italiani o, più spesso, di exchange esteri) o su wallet elettronici, ma che non hanno mai dichiarato tale circostanza al Fisco, perché pensavano di non essere tenuti a farlo in quanto non hanno “prelevato” il controvalore: in sostanza, quelle criptovalute sono tuttora in deposito e non sono state monetizzate né scambiate.

Così comportandosi, però, hanno trascurato un obbligo fiscale molto importante: il possesso delle criptovalute doveva essere riportato nell’apposito quadro RW della dichiarazione dei redditi, a prescindere dai guadagni realizzati dalla loro vendita o cessione (proventi che sono anch’essi tassati). Sembra un adempimento strano, ma è previsto per il cosiddetto «monitoraggio fiscale»: lo Stato italiano vuole sapere chi detiene valori diversi dalle monete tradizionali e dai titoli consueti (azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento, ETF, ecc.), anche perché le criptoattività sono spesso possedute in modo “virtuale” e con modalità che sfuggono ai canali di investigazioni consueti, come l’archivio dei rapporti bancari e finanziari dell’Anagrafe Tributaria, in cui tali informazioni non risultano.

Perciò, se anche tu ti trovi in questa situazione e finora non hai mai dichiarato le tue cripto, devi metterti in regola per evitare sanzioni. Ora ti spieghiamo come fare.

Ti diciamo subito che regolarizzarsi conviene per evitare pesanti sanzioni future, in caso di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, che sono sempre più probabili in quanto l’Amministrazione finanziaria sta intensificando i controlli sui possessori di criptovalute. Inoltre se regolarizzi spontaneamente le sanzioni sono ridotte rispetto a quelle che subiresti in caso di accertamento fiscale.

Chi è obbligato a dichiarare le criptovalute?

L’obbligo di dichiarazione annuale nel quadro RW (o nel corrispondente quadro W del modello 730) scatta se detieni criptovalute su:

  • exchange esteri (ad esempio, Binance, Coinbase, Kraken, ecc.);
  • wallet privati di qualsiasi genere e tipologia.

In sostanza, le criptovalute vanno dichiarate sempre e comunque, anche se non vengono monetizzate. Come dicevamo in premessa, questo obbligo di dichiarazione riguarda tutte le cripto, anche se durante l’anno d’imposta considerato non hai venduto o prelevato nulla, ma le hai semplicemente detenute nel tuo portafoglio, senza compiere movimenti su di esse.

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Con l’occasione facciamo chiarezza su un punto importante: il limite di 15.000 euro, di cui spesso si parla a proposito del quadro RW, riguarda soltanto i conti correnti e depositi esteri: per essi al di sotto di tale soglia non è necessario compilarlo.

Invece per le criptovalute l’obbligo di dichiarazione sussiste sempre, a prescindere dall’importo detenuto, e dal fatto che tu le abbia vendute o conservate, in quanto esse sono considerate «attività finanziarie estere» (circolare Agenzia delle Entrate n. 30/E del 2023) e dunque la dichiarazione è necessaria, a fini di «monitoraggio fiscale».

In sintesi: la compilazione del quadro RW per le criptovalute è sempre obbligatoria, anche per piccoli importi: non ci sono soglie di esenzione. Ad esempio, se hai 200 euro in Bitcoin su un qualsiasi exchange o wallet estero, devi dichiararli. Il vecchio limite dei 15.000 euro vale solo per conti esteri bancari “tradizionali”, non per le criptovalute.

Cosa succede se non dichiaro le criptovalute?

Non dichiarare le criptovalute possedute è considerata una forma di omessa dichiarazione (non dei redditi, ma comunque riferita alla mancata compilazione del quadro RW che abbiamo esaminato) e questa violazione può portare a sanzioni pecuniarie da 258 a 1.032 euro per ogni anno in cui la violazione è stata ripetuta.

Se la presentazione del quadro RW avviene entro 90 giorni dal termine di scadenza di presentazione della dichiarazione annuale, si applica la sanzione fissa pari al minimo di 258 euro (la dichiarazione viene considerata tardiva e non omessa). Inoltre, se si tratta di criptovalute detenute in un exchange situato in uno Stato membro dell’Unione Europea, le sanzioni si riducono ad 1/6 dei suddetti importi minimi e massimi.

Se hai anche omesso di dichiarare le plusvalenze realizzate attraverso la vendita con profitto delle criptovalute (quindi per un prezzo superiore a quello di acquisto), scatta una ulteriore sanzione pecuniaria specifica sulle imposte non versate (il 26%) ma di questo ci occuperemo nel prosieguo.

Cosa può fare chi ha perso la sanatoria speciale?

Il 30 novembre 2023 è scaduto il termine per aderire a una sanatoria speciale e temporanea, prevista dalla Legge di Bilancio 2023. Quella sanatoria (o volontary disclosure, o “condono” che dir si voglia) riguardava le cripto non dichiarate fino al 31 dicembre 2021 e permetteva di regolarizzarle con una sanzione ridotta (0,5%) e una mini-imposta del 3,5% sul valore delle cripto.

Se non hai aderito entro quella data, non preoccuparti troppo: ferma restando la data spartiacque del 31 dicembre 2021, per le criptovalute che hai posseduto a partire dal 1° gennaio 2022 (comprese quelle che avevi acquistato in precedenza) puoi comunque regolarizzarti oggi con la procedura ordinaria, che è sempre possibile. Ora ti spieghiamo i passaggi da seguire.

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Come funziona la regolarizzazione ordinaria delle criptovalute

Se hai criptovalute non dichiarate nel 2022 o negli anni successivi (quindi 2023, 2024 o 2025, fino ad oggi), puoi metterti in regola con una procedura chiamata dichiarazione integrativa. In pratica, bisogna seguire i seguenti step:

  1. correggere le dichiarazioni dei redditi degli anni passati (Modello Redditi PF – Persone Fisiche);
  2. compilare correttamente il quadro RW per ogni anno omesso;
  3. pagare le sanzioni per omesso monitoraggio fiscale;
  4. se hai anche realizzato plusvalenze non dichiarate, puoi riportarle nel quadro RT e pagare l’imposta del 26% sul guadagno ottenuto (è la medesima aliquota prevista per tutti i capital gain).

Documenti necessari per la regolarizzazione

Per preparare le dichiarazioni integrative, è necessario raccogliere:

  • gli estratti conto degli exchange o, in mancanza, ricostruire lo storico dei movimenti effettuati sul conto;
  • le prove di acquisto delle cripto (bonifici, transazioni elettroniche, lista ordini, screen delle operazioni compiute, ecc.);
  • il saldo del valore totale delle cripto possedute al 1° gennaio e al 31 dicembre di ogni anno;
  • gli eventuali documenti di vendita o scambio in altri asset digitali (perché anche la permuta in altre cripto è imponibile);
  • le dichiarazioni dei redditi già presentate e da correggere con l’inserimento del quadro RW che all’epoca non era stato compilato.

Come calcolare i valori da dichiarare

Il valore da dichiarare nel quadro RW è quello delle cripto detenute in portafoglio al 31 dicembre dell’anno considerato, convertito in Euro.

La formula è: quantità di ciascuna cripto moltiplicata per il suo prezzo di riferimento (espresso in Euro) alla data 31 dicembre.

Ad esempio: avendo 0,5 BTC (Bitcoin) al 31/12 con un un prezzo di 40.000 €, il valore da dichiarare sarà di 0,5 x 40.000 = 20.000 €.

La giacenza media da inserire nel quadro RW è la media annuale dei valori delle cripto durante l’anno. Dovrai, quindi, fare la media dei saldi giornalieri delle criptovalute possedute, convertiti in Euro. La maggior parte degli exchange mette a disposizione dei clienti questo valore nell’estratto conto.

Come compilare il quadro RW

Nei vari campi del quadro RW, dovrai inserire:

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  • alla riga 1, il nominativo del proprietario delle cripto
  • in riga 2, il codice dello Stato in cui è ubicato l’exchange utilizzato (es. Malta = MT per Binance EU);
  • nella colonna 3, il codice 14 (è quello riferito alle criptoattività: la denominazione specifica è «Altre attività estere di natura finanziaria e valute virtuali»);
  • ai righi 4 e 5, rispettivamente, il valore complessivo delle cripto al 31 gennaio e al 31 dicembre dell’anno considerato;
  • in colonna 7, la quota di possesso (se le criptoatività sono tutte tue, 100%);
  • nella casella 8, dovrai indicare il valore di mercato (o quello storico, se preferito in base alle istruzioni vigenti per il modello Redditi PF dell’anno di riferimento.

Cosa devo fare se ho venduto cripto con guadagno?

Se hai realizzato plusvalenze (venduto cripto a un prezzo maggiore di acquisto), devi anche dichiarare questi guadagni nel quadro RT e pagare il 26% di imposta. Fino al 2024 le plusvalenze sulle criptovalute venivano tassate solo se superavano i 2.000 euro annui; dal 1° gennaio 2025, con l’entrata in vigore dell’ultima legge di Bilancio, questa soglia è stata abolita e dunque l’imposizione si applica su qualsiasi importo positivo.

Quindi tieni presente che sem fino all’anno 2024 compresom avevi realizzato plusvalenze dalla vendita di criptovalute per un importo non superiore a 2.000 euro non dovevi dichiararle e pertanto non subirai sanzioni, fermo restando l’obbligo di dichiarazione ai fini di monitoraggio fiscale.

Fino a quando posso regolarizzare?

La regolarizzazione spontanea è sempre possibile finché non ricevi un accertamento fiscale. Tieni presente che l’Agenzia delle Entrate può controllare fino a:

  • 5 anni indietro in caso di dichiarazione presentata ma in parte omessa o infedele (come nel caso di cui ci stiamo occupando, in cui manca il quadro RW oppure è stato compilato in maniera incompleta);
  • 7 anni prima, in caso di omissione totale di presentazione della dichiarazione dei redditi (nel qual caso dovresti, con ogni probabilità, regolarizzare molto altro oltre alle criptovalute).

Pertanto, se avevi sempre presentato la dichiarazione dei redditi annuale (pur omettendo il quadro RW e le eventuali plusvalenze), nel 2025 puoi regolarizzare dal 2020 in avanti. Per gli anni precedenti, essendo l’Agenzia delle Entrate decaduta dal potere di accertamento delle violazioni, non occorre fare nulla.

Quanto costa la regolarizzazione delle criptovalute?

Il costo della regolarizzazione delle criptovalute per le quali era stato omesso il quadro RW è pari allo 0,5% del valore non dichiarato per gli exchange situati in un Paese UE, e sale al 3% negli altri casi (quindi per tutti gli exchange o wallet extra-UE).

Inoltre, se hai guadagnato dalla vendita delle criptovalute, dovrai pagare il 26% sull’ammontare della plusvalenza realizzata (tassa sul capital gain, con aliquota analoga a quella degli altri strumenti finanziari).

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Tieni presente che le sanzioni possono essere abbattute in maniera consistente con il ravvedimento operoso che consente di sanare le violazioni fiscali pagando un importo tanto più ridotto quanto minore è il ritardo.

Conclusioni

In sintesi, il percorso per mettersi in regola è questo:

  1. ricostruisci lo storico delle tue cripto (acquisti, vendite, saldi annuali);
  2. calcola il valore al 31/12 e la giacenza media di ogni anno;
  3. prepara le dichiarazioni integrative per gli anni da correggere;
  4. compila correttamente il quadro RW e, se serve, il quadro RT (quello in cui inserire le plusvalenze).
  5. paga le sanzioni dello 0,5% (paesi UE) o del 3% annuo (extra-UE) e le imposte ad aliquota del 26% (solo se hai realizzato plusvalenze, non se conservi ancora le cripto nel tuo portafoglio).

Se hai molti movimenti, o se non hai mai dichiarato le cripto, fatti aiutare da un commercialista esperto in fiscalità delle criptovalute. È un settore in evoluzione e pieno di cavilli tecnici, dove se si fa da soli è molto facile sbagliare.

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