Dalle smart city alle città “sensibili”: il futuro urbano tra innovazione e sostenibilità


Dal convegno di City Green Light a K.EY Expo, un nuovo modello di città che va oltre l’efficienza tecnologica per diventare un ecosistema dinamico e adattivo, al servizio del benessere collettivo. Da Singapore a Correggio, esperti e amministratori esplorano il paradigma delle “senseable cities”: centri urbani capaci di rispondere in tempo reale alle esigenze dei cittadini, attraverso dati, tecnologia e una visione più umana dello sviluppo urbano

 

Da Singapore a Correggio. La città del futuro non è solo intelligente, ma capace di adattarsi e rispondere in tempo reale alle esigenze dei suoi abitanti. È questo il paradigma delle città “sensibili” (senseable cities), al centro del convegno “Verso la città del futuro: innovazione, tecnologia e sostenibilità urbana”, organizzato da City Green Light durante la seconda giornata di K.EY, The Energy Transition Expo. L’evento ha visto il dialogo aperto tra esperti, innovatori e amministratori, per fare il punto sulle nuove frontiere dell’innovazione tecnologica per rendere le città sempre più sostenibili. Non solo sotto il profilo della gestione efficiente delle risorse energetiche ed economiche ma anche della vivibilità e del benessere degli abitanti.

Un nuovo umanesimo tecnologico per la sostenibilità urbana: dall’efficienza all’empatia

Sul palco Luca Bussolino e Camilla Nicolini (CRA – Carlo Ratti Associati), studio fondato dal Direttore del MIT Senseable City Lab di Boston, insieme ad Arturo D’Atri (City Green Light) e Fabio Testi (Sindaco di Correggio) si sono confrontati sulla necessità di superare il concetto di smart city, spesso limitato all’efficienza tecnologica, per abbracciare una visione più ampia e umana. Le città devono diventare “organismi viventi”, capaci di interpretare i dati e di adattarsi alle esigenze dei cittadini. Questo richiede un nuovo umanesimo tecnologico, dove l’innovazione è al servizio del benessere collettivo e la tecnologia diventa uno strumento per creare luoghi più inclusivi e sostenibili.

Il futuro è aperto: dati e visioni per le città di domani. Da Singapore a Toronto. Da Helsinki a Correggio

Il futuro è aperto. Non è predeterminato e quindi non può essere predetto, se non per caso. Ma il presente delle città ci fornisce dati importanti: il 3% è la superficie della terra occupata dalle città, dove si concentra il 55% della popolazione mondiale e il 75% dell’energia consumata e l’80% dell’inquinamento dipendono dagli ecosistemi urbani.

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Ecco allora che proprio le città diventano i luoghi ideali per sperimentare nuove modalità di fruizione dei dati che vengono raccolti attraverso le infrastrutture tecnologiche. Dalla smart mobility alla videosorveglianza, fino agli impianti di illuminazione, le infrastrutture diventano abilitanti per sviluppare nuove risposte ai mutevoli bisogni del vivere in città. A questo proposito Luca Bussolino e Camilla Nicolini (CRA – Carlo Ratti Associati) hanno portato alcune delle case history più rilevanti a livello internazionale. Prima tra tutti la città di Singapore, che con il programma “Smart Nation”, rappresenta una delle testimonianze più rilevanti di come i dati raccolti dai sensori dell’Internet of Things (IoT) possano essere usati per gestire asset, risorse e servizi in modo efficiente. Dalla sicurezza pubblica alla governance, dalla salute alla digitalizzazione dell’accesso all’occupazione, dalla sicurezza dei cittadini fino alla mobilità. Un dato interessante legato ai parcheggi: nel 2035 il 2,2% di Singapore sarà occupato da parcheggi, ma questa percentuale scenderà allo 0,3% quando le auto saranno automatizzate, rendendo disponibile l’1,9% del territorio per altri usi. Di grande interesse anche i progetti presentati per la città di Toronto, dove per il waterfront della città è stato elaborato una proposta di implementazione di infrastrutture dinamiche: le strade, trafficate di giorno, potrebbero diventare pedonali di notte e nei weekend, trasformandosi in dehors o parchi giochi. La progettazione urbana introduce così la variabile tempo e modalità di fruizione. A Helsinki, il progetto Hot Heart 2020 propone di decarbonizzare la città utilizzando un mix di fonti di energia rinnovabile e sfruttando la baia per immagazzinare energia termica, con la creazione di una fonte termale. Ma l’internet of things non è una risorsa solo per le grandi città, ma offre anche grandi potenzialità per comunità più piccole, come il comune di Correggio, in Emilia Romagna.

Correggio: un modello di sostenibilità per le piccole città

Anche le piccole città vivono sfide simili a quelle delle grandi metropoli e possono diventare protagoniste della transizione sostenibile. A sottolinearlo Fabio Testi, Sindaco di Correggio che, in una comunità di 25 mila abitanti ha ottenuto grandi risultati grazie ad un impegno sistematico nella razionalizzazione delle risorse e nell’innovazione impiantistica iniziata nel 2020 con l’installazione di 7.700 corpi illuminanti a LED, e proseguita con l’efficientamento energetico delle centrali termiche degli immobili e degli edifici pubblici, con conseguente riduzione dei costi. Resta aperta la sfida della mobilità: nel Comune il trasporto pubblico è integrato con le esigenze delle scuole, mentre la mobilità privata è incentivata attraverso piste ciclabili. Ma le prossime proposte verranno proprio dall’analisi dei dati raccolti dal territorio, condivisi con la cittadinanza per migliorare la consapevolezza dell’impatto delle proprie scelte sulla comunità in cui si vive. Per esempio, monitorando la qualità dell’aria, spiegando quanto accompagnare a scuola i propri figli in automobile impatti, per esempio, sull’inquinamento, o di come utilizzando i dati dei sistemi di videosorveglianza si possano supportare le attività delle forze dell’ordine, migliorando la sicurezza.

La sfida italiana: costruire un ecosistema di città “sensibili”

In chiusura dell’evento una riflessione sulla necessità di creare in Italia un percorso verso città “sensibili” che non siano progetti isolati ma un ecosistema urbano integrato.

La mancanza di una visione d’insieme e i vincoli burocratici rappresentano sfide da superare, ma anche opportunità per ripensare il modello di sviluppo urbano. La gestione dei dati è fondamentale, e la recente attenzione verso l’open data e la collaborazione tra pubblico e privato possono favorire la creazione di piattaforme dati condivise. Il telecontrollo e la smart mobility sono strumenti essenziali, ma è necessario coinvolgere attivamente i cittadini, attraverso percorsi partecipati e campagne di comunicazione che illustrino i benefici tangibili delle nuove soluzioni. L’obiettivo è creare un ecosistema di città “sensibili”, dove la tecnologia è al servizio del benessere collettivo e la partecipazione dei cittadini è al centro del processo decisionale”. Conclude Arturo D’AtriBusiness Development Director di City Green Light.



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