Carmine Gallo, morto l’ex poliziotto indagato per dossier illegali. I pm: necessaria l’autopsia


Era il “superpoliziotto”. Trent’anni di carriera durante i quali ha dato la caccia ai boss calabresi, ha risolto l’omicidio di Maurizio Gucci e si è occupato di sequestri di persona. Si è sempre definito un «servitore dello Stato», nonostante alcune inchieste che, fino a qualche mese fa, lo avevano soltanto sfiorato. Poi è esplosa la bomba Equalize che lo ha portato agli arresti domiciliari. È morto ieri mattina per un malore improvviso, Carmine Gallo, in passato tra gli investigatori più stimati d’Italia e recentemente coinvolto nell’indagine della Dda di Milano e della Dna secondo la quale sarebbe stato al vertice rete di cyber spie che ruotava attorno alla società Equalize, fondata da Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera Milano che si è autosospeso.

LA MORTE

Stroncato da un infarto fulminante, Gallo era in casa, a Garbagnate Milanese con la moglie, in attesa di essere riconvocato dal pm Francesco De Tommasi, titolare del fascicolo assieme al collega Antonio Ardituro, e dell’udienza fissata per il 19 marzo davanti al Tribunale del Riesame per discutere l’appello proposto dai pm per ottenere una misura cautelare più grave, il carcere, per lui e per Nunzio Samuele Calamucci, la mente informatica del gruppo. Sul suo corpo è stata comunque disposta l’autopsia.

IL DOSSIERAGGIO

Microcredito

per le aziende

 

Sessante indagati, 800mila persone spiate e 400 clienti. L’organizzazione, secondo l’accusa, avrebbe confezionato dossier su soggetti, noti e meno noti, fino ad arrivare ai politici e alle più alte cariche dello Stato. Per retribuito alle banche date riservate e preparare i report sarebbero stati pagati alcuni esponenti delle forze dell’ordine e dei servizi. La società aveva a disposizione un’email clonata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, aveva predisposto un report sul presidente del Senato Ignazio La Russa, cercato informazioni sull’ex premier e leader Iv Matteo Renzi. Nelle intercettazioni gli indagati sostenevano di essere riusciti a entrare nello Sdi (il sistema di indagine interforze) del Viminale, di certo erano riusciti a violare la banca dati della presidenza del Consiglio dei ministri. La banda dei dossier che si vantava di «fregare tutta l’Italia, per la procura, era una minaccia per la Repubblica. «Non è esagerato affermare che si tratta di soggetti che rappresentano un pericolo per la democrazia di questo Paese», scriveva il pm di Milano Francesco De Tommasi nella richiesta di custodia cautelare per i vertici di Equalize.

LA CARRIERA

Gallo, 66 anni lo scorso novembre, originario di Gragnano in provincia di Napoli, era entrato in polizia nel ‘78. Dopo gli anni nella Digos milanese, si era specializzato nella lotta alla criminalità organizzata e nelle indagini sui sequestri di persona. Come il sequestro Sgarella, ricevendo mano libera per condurre l’ultima parte delle trattative in Calabria e ottenere la liberazione dell’imprenditrice, avvenute nella campagne della Locride nel settembre del ‘98 dopo nove mesi di prigionia. Quando fu chiamato in aula a deporre sostenne di aver sempre informato la procura. Nel suo curriculum anche la soluzione del sequestro Cesare Casella, il 18enne prelevato a Pavia il 18 gennaio ‘88 e rilasciato dopo due anni di prigionia in Aspromonte. È stato anche ritenuto l’artefice del pentimento del boss della ‘ndrangheta Saverio Morabito, di cui ha raccolto le confessioni confluite nell’inchiesta sulla Duomo Connection, che nell’ottobre del ‘93 ha portato all’arresto di circa 200 persone in quella che è stata chiamata l’operazione Nord-Sud. Con la sua squadra e grazie alla soffiata di un informatore ha firmato la soluzione dell’omicidio Gucci. Raccontava che quando aveva consegnato l’ordinanza di custodia cautelare a Patrizia Reggiani, mandante e moglie della vittima «voleva andare in carcere con una pelliccia, le prestai il mio giaccone». Prima di andare in pensione, nel 2018, partecipo anche alle indagini che hanno portato alla cattura a Padova del killer Michele Profeta. L’ultimo incarico era stato quello di vicedirigente del commissariato di Rho-Pero dove nel 2015 aveva gestito la sicurezza dei capi di Stato arrivati in città per l’Expo. Poi il passaggio nel privato, il rapporto con Pazzali, la nascita di Equalize, l’indagine sulle cyber spie e i dossier, i domiciliari. Accuse dalle quali non potrà più difendersi.

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