Ravenna in Comune: “Noi crediamo in una società laica”


“Ravenna in Comune considera tra i principi fondamentali a cui richiamarsi la laicità. Sta scritto chiaramente nell’Appello che abbiamo lanciato dieci anni fa: «La laicità è un valore fondante della nostra impresa». Allo stesso modo era parte del nostro programma per le elezioni del 2016: «Ravenna in Comune considera laicità, libertà e uguaglianza come valori guida». Lo abbiamo ribadito nella Carta dei Valori approvata dalla nostra Assemblea del 21 febbraio scorso: «Noi crediamo in una società laica».
L’uguaglianza senza riguardo alla religione eventualmente professata è un saldo principio della nostra Costituzione (art.3) così come la libertà di aderire o meno a qualunque culto [art.19] e la libertà e l’uguaglianza di ogni manifestazione religiosa rispetto allo Stato [art.8].
Del tutto coerentemente Marisa Iannucci, candidata per il ruolo di Sindaca dalla nostra Assemblea del 5 maggio scorso, ha dichiarato: «Viviamo in un paese laico in cui ognuno può professare qualunque o nessun culto. La religione è un fatto privato, ed è solo una parte della nostra cultura, di ciò che ci definisce» [Il Resto del Carlino dell’8 marzo 2025, “Insultata perché musulmana”].
Come abbiamo ricordato nei giorni scorsi, il fatto di essere donna e musulmana è stato preso di mira sui social, «alla critica si è sostituito l’insulto e la volgarità»: «dalle frasi che, senza neanche nascondersi dietro pseudonimi, sono state espresse, appare chiara l’insofferenza verso la costruzione democratica, il sistema dei diritti, edificato in quella parte della Costituzione chiamata “principi fondamentali”». Marisa ha deciso di non denunciare chi ha pronunciato quegli insulti e quelle volgarità. Ha detto: «Preferisco occuparmi di persone più serie, dei ravennati che chiedono alla politica risposte sui temi veri. Subisco insulti di quel genere da trent’anni, da quando ho abbracciato la fede musulmana. Nella vita capita di fare da apripista: quando guardo al futuro rimango ottimista. I social network sono brutali per definizione. In quelle arene virtuali scompare qualunque pudore e per fortuna il mondo reale è diverso».
Ci si poteva aspettare una grande pubblica manifestazione di solidarietà nei confronti di Marisa ed una corrispondente esplicita condanna dei comportamenti fascisti, perché tali sono, assunti verso di lei. La gravità di quanto avvenuto era oltre tutto accresciuta dal fatto che le offese sono state rivolte ad una persona appena indicata per un ruolo fondamentale in vista delle prossime elezioni, ossia in quelle che consideriamo giustamente un momento indispensabile di legittimazione popolare del nostro sistema di democrazia rappresentativa.  In realtà, a parte alcune importanti prese di posizione (tra cui segnaliamo con piacere quella dei portavoce di Europa Verde e di Ambiente e Territorio), queste solo state per lo più espresse a titolo personale ed è prevalsa una certa indifferenza tra le organizzazioni politiche.
Una organizzazione politica che si autodefinisce aconfessionale prima di enunciare che «la fede cristiana, oltre ad essere una scelta spirituale individuale è il fondamento della identità storica e culturale italiana ed europea», con l’obiettivo di «riunire tutti i credenti in un unico soggetto politico», il Popolo della Famiglia, è andata oltre l’indifferenza. La condanna l’ha indirizzata a Marisa, accusata di «strumentalizzare la propria fede per attirare attenzione e fare credere che Ravenna sia una città islamofoba». Nulla di tutto questo si evince dalle risposte di Marisa alle domande rivoltele dal giornalista. Eppure per il PdF: «Il vittimismo che emerge dalle dichiarazioni del candidato sindaco Iannucci non trova riscontro nella realtà». Ed ammonisce: «Occorre sempre saper contestualizzare e prima di lanciare delle parole molto pericolose, riflettere».
Come Ravenna in Comune, l’invito a riflettere lo rivolgiamo a chi, invece di condannare comportamenti palesemente fascisti, sessisti, antidemocratici e anticostituzionali, si industria a cercare appigli, peraltro inesistenti, per attaccare a sua volta una candidata a Sindaca di Ravenna. Le parole, o meglio gli insulti, rivolti a Marisa, hanno tutti gli elementi che consentirebbero l’avvio di un procedimento penale nei confronti di chi le ha pronunciate. Nessuno, peraltro, ha mai sostenuto che Ravenna come comunità presa nella sua generalità sia «contro l’una o l’altra religione» come riferisce il PdF. Né, del resto, è questo il principale problema.
Va piuttosto considerato che, come dice Marisa, «La comunità islamica ravennate ha più volte avuto una donna come propria portavoce, a riprova del fatto che non esiste un pregiudizio nei nostri confronti. Le italiane di religione islamica sono donne libere. In Italia, come in molte altre parti del mondo, non necessariamente islamiche, c’è un problema di sessismo. Viviamo un riprendere vigore del machismo, sotto questo aspetto c’è ancora molto lavoro da fare». E Ravenna in Comune, si rassegni la marmaglia fascista, proprio con Marisa intende continuare a fare questo lavoro, sia dentro che fuori Palazzo Merlato. Ma partiti che hanno ancora come riferimento lo Statuto Albertino (Art. 1. La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi), invece della Costituzione Italiana, non possono capirlo.”



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