“Un Pd modello Schlein a Messina e in Sicilia per vincere”


Il segretario regionale Dem: “Radicalità, lotta alle diseguaglianze, no al ponte e politiche per il turismo. L’alleanza con De Luca? Discorso chiuso”

MESSINA – Anthony Barbagallo, catanese, deputato del Pd, capogruppo in commissione Trasporti e segretario regionale del Partito democratico. Siamo nella stanza Dem dei consiglieri comunali a Palazzo Zanca e la sua breve tappa a Messina è l’occasione per capire se qualcosa cambierà nel mondo democratico. Si va verso l’elezione del nuovo segretario regionale in Sicilia…

“La direzione nazionale ha fissato una finestra che va da aprile a giugno per fare i congressi. A Messina (venerdì 7 marzo, n.d.r.) si è insediato il commissario per il congresso: il deputato Nico Stumpo. Ed è chiamato a fissare il termine per presentare le candidature e a stabilire la data del congresso. Abbiamo chiuso il tesseramento con sedicimila iscritti”.

Ma lei si ricandida come segretario regionale del Pd?

“Ancora non l’ho deciso. Ho sempre detto che sono a disposizione del partito. Presto la riserva sarà sciolta”.

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Da cosa dipenderà la scelta? In generale, quando si valuta il Pd, si sostiene: dei lievi miglioramenti ci sono stati a livello nazionale ma in Sicilia la strada è in salita…

“Le valutazioni saranno fatte nelle prossime settimane. Io credo che il Partito democratico abbia bisogno in Sicilia di un cambio di passo. Di allinearsi sempre più, e sempre meglio, al partito nazionale. Il congresso arriva nel momento giusto. Serve a garantire una partecipazione sui temi, su quello che serve al partito e su come costruire consenso, evidenziando alcuni errori gravi che continua a commettere il governo regionale. Il problema sanità è sotto gli occhi di tutti. Idem la macchina della Regione che continua a non funzionare, con una cinquantina di dirigenti dell’assessorato Acqua e Rifiuti che si sono dimessi (al dipartimento Acque hanno lasciato l’incarico 48 ingegneri responsabili delle dighe, n.d.r.). E intanto c’è un’emergenza continua sulla siccità in Sicilia. Il congresso serve anche ad alimentare delle proposte che costituiranno la base programmatica del partito. E su cui costruiremo una proposta politica territorio per territorio”.

Lei parla della necessità di un “cambio di passo e di un riallineamento in Sicilia con il Pd nazionale”. In che cosa voi Dem siciliani non siete allineati all’indirizzo della segretaria Elly Schlein?

“Oggi il compito che abbiamo è quello di essere sempre di più radicali. Di portate il partito nei luoghi del disagio, della sofferenza, alimentando la lotta alle diseguaglianze, come ha fatto la nostra segretaria nazionale”.

Quindi una maggiore radicialità e un rapporto rinnovato con il territorio…

“Ma anche individuare le priorità. Penso alle tante sacche di povertà in Sicilia, alla perdita del potere d’acquisto, alla disoccupazione giovanile e la mancata occupazione femminile”.

Ma il Pd viene percepito come establishment…

“Io non credo questo. Il partito a trazione Schlein ha marcato alcune linee evidenti. Per rimanere a Messina, la battaglia sul ponte e il tema dell’ambiente, della conversione ecologica, della carenza d’ispettori del lavoro in Sicilia, ci vede protagonisti. Il tema della sicurezza nel lavoro è tornato al centro delle battaglie del partito. I diritti sociali devono andare di pari passo con i diritti civili. Sono temi che la segreteria nazionale ha messo al centro dell’azione politica. E il Pd siciliano, a tutti i livelli, è chiamato a metterli al centro dell’impegno. Eletti come terminali di quest’azione del partito”.

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Ma, dato che ci vuole un “cambio di passo”, non sarebbe preferibile una discontinuità nella segreteria regionale? Lei, ad esempio, ha puntato su Caterina Chinnici candidata alla presidenza della Regione e poi lei è approdata in Forza Italia…

“Lo decideranno gli iscritti. L’addio di Chinnici? Sono dinamiche che esulano dall’attività del partito. Due volte europarlamentare del Pd, un modello di lotta per la legalità e per l’impegno parlamentare, aveva tutte le caratteristiche per essere da noi candidata. Quello che è avvenuto dopo non si poteva prevedere. In quel momento, aveva i requisiti e tutto il partito ha puntato su di lei. Caterina Chinnici poteva essere la prima presidente della Regione donna”.

Lei ha accennato prima al ponte sullo Stretto. In ogni caso, la Sicilia sconta gravissime carenze in termini d’infrastrutture…

“Siamo molto indietro e quegli oltre 15 miliardi per il ponte potrebbero servire a completare tante altre infrastrutture. A partire dal completamento della Siracusa-Gela, della Nord-Sud e della Palermo-Agrigento. Idem per alcune opere strategiche come la Marsala-Mazara. Con Agrigento capitale italiana della cultura, non c’è neanche l’autostrada per arrivare da Palermo”.

E per il territorio messinese?

“Noi abbiamo fatto una battaglia, con la federazione di Messina, sull’attraversamento dinamico dello Stretto. Il blocco dei tre nuovi traghetti ibridi di Rfi è stato un altro colpo ferale alla continuità territoriale attorno allo Stretto. Avrebbe garantito non soltanto passaggi più efficienti ma, alla luce della sostenibilità ambientale, scelte più oculate rispetto a quelle attuali”.

C’è una situazione di stasi rispetto al ponte. Almeno così sembra. Che ne pensa?

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“La nostra impressione è che siamo a un punto d’impasse evidente. Le 62 prescrizioni della commissione Via-Vas vanno rispettate. Ci deve essere un adempimento specifico. Senza il riscontro puntuale delle prescrizioni, con lo screening di ogni punto, il Cipess non può approvare il progetto. Non ci sono le condizioni per approvarlo. In più, l’Anac ha formalizzato la richiesta d’accesso agli atti a conferma delle nostre perplessità in ordine alla gara. Il codice degli appalti prevede il limite del 50 per cento per aggiudicare le opere alla stessa ditta. Diversamente, quando si registra un lievitare dei costi superiore al cinquanta per cento, si deve procedere a una nuova gara. Si tratta di un vulnus che resta”.

Riguardo, invece, alle alleanze, complice l’intesa con Sud chiama Nord all’Assemblea regionale, per un periodo si è parlato di una possibile coalizione con Cateno De Luca nell’Isola. E lui vi ha spesso invitato, prima del dialogo con Schifani, a fare una scelta. Si è pure detto che nel Partito democratico sia lei, sia parlamentari regionali, sia esponenti politici messinesi, come il consigliere Felice Calabrò, un’alleanza con De Luca l’avrebbero fatta. È così?

“Un conto è l’opposizione parlamentare all’Ars, un’altra la costruzione di una proposta politica. In particolare, nel Messinese, siamo sempre stati alternativi a Sud chiama Nord. E, alla luce di quello che sta avvenendo, si ha una conferma del nostro essere alternativi a De Luca. Quel tempo, in cui si parlava di possibili alleanze, dopo le recenti dichiarazioni di Cateno De Luca, è finito per sempre. C’è un suo spostamento verso la maggioranza. La posizione contraria del Pd messinese è stata opportuna e ci pone nella condizione di costruire l’alternativa. Per vincere a Messina e in Sicilia, lo ribadisco, dobbiamo essere sempre più radicali. Marcare le differenze e battere il nostro campo. E i nostri interlocutori naturali sono quelli del campo progressista: dal Movimento Cinquestelle ad Alleanza Verdi e Sinistra. Poi se dovesse esserci una parte di mondo moderato, con autentici soggetti civici, disponibile a partecipare al progetto, potrebbe essere l’arma vincente per la Regione e a Messina”.

Calenda e Renzi?

“In Sicilia i pesi sono diversi. Non hanno alcun deputato eletto all’Ars. Nella nostra terra si può pensare ad aggregazioni civiche con le quali dialogare. Ci sono tanti sindaci delusi dal comportamento di Schifani che sostiene i sindaci amici, a lui favorevoli. E lascia all’asciutto gli altri”.

Con Avs e M5S agirete in sinergia per le elezioni provinciali di secondo livello, in programma il 27 aprile. Ma avrete liste uniche?

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“Abbiamo concordato di lasciare ampio margine alle federazioni. Ci saranno province in cui si farà la lista unica. E in altre ogni partito farà la sua lista”.

Il suo giudizio politico su Cateno De Luca?

“Ho poco da esprimere in merito a giudizi su De Luca. Non sono abituato a giudicare persone fuori dal partito”.

Il Pd messinese è un partito da ricostruire. Prima il dominio di Francantonio Genovese. Poi, per un periodo, lo si identificava con il deputato Pietro Navarra. E c’è stato un nuovo strappo con il suo passaggio al centrodestra. La sensazione è che non sia mai nato davvero il Partito democratico. L’accordo Hyerace-Russo porrà fine all’anomalia Dem a Messina?

“Io credo che Messina non sia un’anomalia. In fondo Genovese, a quei tempi, non era solo la figura forte in città ma il segretario regionale. Nella stagione turborenziana, il Pd allargò la sua base a soggetti che non erano tradizionalmente iscritti. Oggi il congresso ha restituito un partito rinnovato, che ha una guida giovane e fresca nel segretario provinciale Armando Hyerace. Ha un deputato giovanissimo (Calogero Leanza, n.d..r.), sempre nell’ottica del rinnovamento. La capacità deve essere ora quella di far suonare l’orchestra dopo un congresso partecipato, con un dibattito animato. La vittoria di misura a Messina, tra Hyerace e Russo, somiglia alla contesa nazionale fra Schlein e Bonaccini. Nell’interesse delle grandi battaglie, un gruppo dirigente maturo, consapevole e, allo stesso tempo fresco e determinato, può rilanciare la sfida al centrodestra per le prossime amministrative”.

Messina è una città che si spopola e che soffre un enorme problema legato alla disoccupazione…

“A Messina non può sfuggire il tema del turismo e dei beni culturali. Io sono stato assessore al Turismo nella Giunta Crocetta e la mia esperienza mi fa dire che si tratta di settori sono fondamentali. Nella provincia di Taormina e delle Eolie, la fruizione dell’offerta turistica e dell’offerta culturale è un argomento decisivo. Viviamo nella regione con più siti Unesco al mondo. Una regione che, pur avendo queste bellezze straordinarie, ha solo l’8 per cento del prodotto interno lordo legato al turismo. Da questa provincia, invece, può arrrivare una riscossa. Servono politiche d’investimento e d’attrazione turistica adeguate. E per farlo il Pd è pronto a misurarsi su questi temi. Di sicuro, la ricetta non è fatta delle mance e mancette ai singoli deputati nei territori, con finanziamenti discutibili”.

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Ma l’obiezione è che tutti, di destra o di sinistra, hanno partecipato negli anni a mance e mancette all’Ars…

“La linea del nostro partito non è questa. Da deputato regionale non ho mai partecipato a questo sistema. Io come tanti altri del Pd. E nel passato ci sono stati partiti che non l’hanno mai fatto. Questo è un malvezzo del tempo che viviamo. E va azzerato. E l’offerta turistica deve attrarre turismo e non utilizzata per finanziare in modo consistente spettacoli discutibili. Anche in questo Carnevale è successo. Iniziative che di certo non incrementano il turismo”.



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