Tutti gli appuntamenti in Lombardia



Sabato 22 e domenica 23 marzo 2025 tornano per la 33ª edizione le Giornate FAI di Primavera, il principale evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, organizzato dal FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano ETS in 400 città, grazie all’impegno e all’entusiasmo di migliaia di volontari attivi in tutte le regioni. Un appuntamento entrato ormai nelle agende e nei cuori degli italiani, caratterizzato da una straordinaria partecipazione popolare – più di 13 milioni di visitatori in 32 edizioni – segno di quanto sia riconosciuta la missione educativa del FAI, che dal 1975 si impegna a raccontare e valorizzare le meraviglie e i tesori nascosti che ci circondano, promuovendone la conoscenza, la cura e la tutela da parte della collettività.

Una grande festa all’insegna di arte, cultura e natura che quest’anno coincide con il cinquantenario della nascita del FAI. Un traguardo importante, che verrà celebrato con l’apertura di 750 luoghi speciali, da nord a sud della Penisola, molti dei quali insoliti e normalmente inaccessibili oppure poco conosciuti e valorizzati, a cui si potrà accedere grazie a visite a contributo libero. Ad ogni visita sarà possibile sostenere la missione e le attività della Fondazione con una donazione.

Grazie al FAI, ad aprire le porte e a svelare le loro storie inedite e inaspettate saranno palazzi, ville, castelli, teatri, luoghi dell’educazione, chiese e collezioni d’arte, esempi di archeologia industriale e siti produttivi, ma anche laboratori artigiani, fari, cantieri navali e persino un piccolo aeroporto civile, a cui si aggiungeranno itinerari in borghi storici, percorsi in aree naturalistiche, orti botanici e parchi urbani e speciali visite sul tema della sostenibilità; tra le tante aperture proposte, alcune saranno riservate agli Iscritti al FAI e a chi si iscriverà durante l’evento. Verranno inoltre riaperti luoghi particolarmente apprezzati e visitati nelle scorse edizioni (elenco completo dei luoghi visitabili e modalità di partecipazione dall’11 marzo su www.giornatefai.it).

 

 

Le Giornate FAI di Primavera si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). Partecipare alla visita con una donazione significa sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Ogni Iscritto al FAI e chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento potrà beneficiare dell’accesso prioritario in tutti i luoghi e di aperture dedicate. Sottoscrivere la tessera FAI significa diventare parte di un grande progetto e rappresenta un atto d’amore per l’Italia.

 

 

 

Tra le aperture delle Giornate FAI di Primavera 2025 in LOMBARDIA:

 

MILANO
Palazzo Clerici    
Sede dell’ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale dal 1941, Palazzo Clerici sorge nel cuore della vecchia Milano, in quella che nel Seicento era detta “Contrada del prestino dei Bossi”. Residenza della ricca famiglia patrizia dei Clerici, nel Settecento divenne una delle dimore più lussuose e fastose della città; ne sono testimonianza la galleria affrescata nel 1741 da Giambattista Tiepolo, che conserva anche arazzi del fiammingo Jan Leyniers II, e la boiserie di Giuseppe Cavanna. Tuttavia nel 1768, alla morte del marchese, il patrimonio della famiglia risultava praticamente dissipato. Il Palazzo, con tutti i suoi arredi, passò quindi a Francesco Clerici, membro del ramo secondario della casata, che nel 1772 lo affittò all’arciduca Ferdinando d’Austria e alla moglie Beatrice d’Este, rappresentanti dell’imperatrice di Vienna nel ducato di Milano, che vi rimasero fino al trasferimento a Palazzo Reale nel 1778. Nel 1813 il Palazzo fu venduto al governo napoleonico del Regno d’Italia e divenne sede della Corte d’Appello nel 1862.

 

 

 

 

 

 

Torre Libeskind, sede milanese di PwC Italia    
La Torre Libeskind o Torre PwC, soprannominata il Curvo per la sua forma ispirata alla Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti, venne costruita tra il 2015 e il 2020 nell’ambito del progetto CityLife, intervento di riqualificazione della storica Fiera Campionaria di Milano. Con le torri Isozaki e Hadid, completa il centro direzionale di CityLife e reca il nome del suo disegnatore, l’architetto statunitense Daniel Libeskind. Caratterizzato dalla sua forma curva, con un nucleo di distribuzione verticale prismatico che in parte fuoriesce dalla sagoma, è un edificio concepito come sezione di una sfera ideale che avvolgerebbe la piazza delle Tre Torri, ed è stato studiato per ospitare uffici: alta 175 metri, può contenere fino a circa 3000 persone. È la sede degli uffici milanesi del network internazionale PricewaterhouseCoopers (PwC).
Palazzo Assolombarda
Alla fine degli anni ‘50, in piena crescita economica del Paese, Gio Ponti vinse il concorso per la realizzazione della nuova sede di Assolombarda nel centro di Milano e ne fece “un piccolo gioiello di architettura e design”. La costruzione, terminata nel 1962, sorge a pochi metri da molti luoghi simbolo della città, come la Torre Velasca, la Galleria Vittorio Emanuele, Palazzo Reale, il Teatro alla Scala, l’Università Statale. Nel tempo sono stati effettuati svariati interventi di restauro, che riguardano anche una parte degli arredi. Sviluppato su sette piani fuori terra e due interrati, uno dei quali ospitante un auditorium, la sua forma ricalca quella tradizionale delle corti dei palazzi milanesi, ma è assolutamente all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e funzionale. In occasione delle Giornate FAI si visiteranno, oltre all’atrio in ingresso, la corte interna inaugurata nel 2024, la sala direzione e l’auditorium. Lungo il percorso saranno esposte foto storiche del progetto.
Scuola Militare Teuliè     
Edificato nel 1756 su progetto dell’architetto Questa secondo le fogge dello stile “barocchetto fiorito”, il complesso sorge sul sito dell’antico monastero di San Luca, per essere adibito a scuola militare nel 1802. Si tratta della più antica istituzione di epoca napoleonica ancora attiva e in occasione delle Giornate FAI si potranno scoprire il grande cortile d’onore, lo scalone monumentale – l’elemento più imponente e decorativo di tutto l’edificio, a doppia rampa, con granito rosa di Baveno e una balaustra in marmo rosa -, il Corridoio del Comando e alcuni saloni che offrono un’inedita e suggestiva vista sul limitrofo complesso di Santa Maria presso San Celso.
Il Santuario di San Zaccaria (Padri Barnabiti)   
L’Istituto del Padri Barnabiti sorge nel quadrilatero tra via della Commenda e le vie San Barnaba, Daverio e Fanti, anticamente Porta Tosa e oggi Porta Vittoria. In occasione delle Giornate FAI aprirà le sue porte per consentire la visita agli spazi principali del Santuario di S. Zaccaria, la sacrestia e la sua cripta. Saranno visitabili il patrimonio artistico che testimonia il modello di vita religiosa propria degli ordini di chierici regolari del ‘500. La chiesa,  edificata in epoca medievale e rimaneggiata nei secoli, presenta elementi gotici e rinascimentali. La facciata sobria ed elegante introduce all’atmosfera di raccoglimento dell’interno, mentre la navata principale con l’alternanza di luce e ombra crea un effetto suggestivo che invita alla meditazione. Gli affreschi e le tele di scuola lombarda che adornano le pareti confermano la profonda tradizione artistica del santuario, con l’altare principale, centro della devozione, decorato con preziosi intarsi e sculture. La sagrestia, tradizionalmente usata per la preparazione liturgica e la custodia di oggetti sacri, conserva armadi intagliati, reliquiari e preziosi tessuti esposti con cura insieme a dipinti e affreschi che narrano episodi biblici e la storia del santuario. La discesa nella cripta evoca un senso di mistero e contemplazione grazie alle volte in pietra sostenute da antiche colonne, tipiche delle cripte medievali. Attraverso la funzione originaria di luogo di sepoltura per religiosi e benefattori, racconta la continuità della fede capace di restituire un’atmosfera mistica.

 

COMO
Scuola d’infanzia Antonio Sant’Elia       
Durante le Giornate FAI di Primavera sarà possibile visitare uno dei capolavori dell’architettura razionalista italiana, da anni in stato di abbandono e non più adibito alla sua destinazione di asilo per l’infanzia. Progettato negli anni Trenta del Novecento da Giuseppe Terragni per la città di Como, allo scopo di rispondere alle esigenze del nuovo quartiere operaio nascente accanto al nucleo storico di San Rocco, la scuola si sviluppa su un unico piano, disposta a forma di U attorno a un cortile centrale circondato dal giardino. Le grandi vetrate evidenziano il concetto di scuola all’aria aperta, e insieme agli ambienti e agli arredi molto curati rendono quest’opera unica. Attualmente candidato al censimento “I Luoghi del Cuore FAI”, al fine di essere riqualificato e restituito al pubblico in tutto il suo precedente splendore, l’asilo è finalmente interessato da un progetto di restauro. In occasione delle Giornate i visitatori potranno accedere eccezionalmente ai locali interni e al giardino esterno, per comprenderne gli aspetti architettonici progettati e realizzati da Terragni, che in questo edificio raggiungono “il loro risultato più libero e poetico” (cit. Novati, Pezzola).
Palazzo Volta      
La casa natale di Alessandro Volta è un imponente palazzo neoclassico, risultato dell’incorporazione e fusione di diversi fabbricati avvenute nella seconda metà dell’Ottocento. La parte nord dell’edificio, raggiungibile attraverso lo scalone monumentale, ospita oggi le sedi del CAI e dell’Ordine degli Ingegneri di Como, mentre nell’ala adiacente risiede un noto studio di avvocati. Dalla segreteria allo spogliatoio, dalla sala della conversazione al salone dei ricevimenti (oggi adibita ai convegni), ad accogliere lo spettatore è un’atmosfera sontuosa e raffinata, in cui lusso e sobrietà evocano i fasti della Como napoleonica. Nella porzione centrale dell’edificio domina una fastosa balconata interna, interamente dipinta a trompe l’oeil e un tempo adibita ad alloggiamento rialzato per i musici in occasione di balli o di incontri galanti. Fanno da contraltare al percorso interno i camminamenti disposti lungo il giardino pensile affacciato sull’attuale viale Varese e sito a cavallo tra i due cortili simmetrici del palazzo. I visitatori potranno scoprire le sale decorate da stucchi, boiserie e pavimenti decorati da intarsi geometrici, tutto in stile impero. Si accederà eccezionalmente al suggestivo giardino pensile, ricavato sulle mura federiciane.

 

BRESCIA
Centro Culturale MITA  
Inaugurato a fine 2023, il Centro Culturale MITA ospita la collezione di tappeti antichi della Fondazione Tassara, nonché la più grande collezione privata al mondo del genere, con oltre 1300 manufatti provenienti da Asia, Europa e Africa. Sorge nel quartiere di Don Bosco, una delle zone periferiche più multietniche di Brescia, in un’area un tempo occupata da una fonderia e oggi integralmente riqualificata per creare un luogo che sia spazio di confronto tra culture e custode della preziosa e unica raccolta di oltre 1300 opere tessili appartenenti al collezionista Romain Zaleski, probabilmente la più completa esistente al mondo per un privato. Oltre all’Europa si trovano esemplari provenienti dall’Anatolia, Asia Centrale, dal Caucaso, dall’Estremo e dal Medio Oriente, dall’ India e dalla Persia. Sono documentate diverse tipologie di tappeti, tra cui capolavori rarissimi per antichità e per provenienza, alcuni di grandissimo formato, realizzati per palazzi o moschee, altri di piccole dimensioni e destinati alla preghiera personale. Si potranno scoprire infinite tipologie decorative, dai giardini stilizzati a sofisticate composizioni geometriche. Dal 2023, attorno a questa sofisticata collezione si sono sviluppati numerosi progetti culturali, che hanno visto la collaborazione di importanti istituzioni culturali bresciane, nazionali e internazionali.
Palazzo Mazzola Pancera di Zoppola Bona        
Col suo bel portale dalle linee rinascimentali, Palazzo Mazzola si affaccia nel centro della città e sarà visitabile in via eccezionale in occasione delle Giornate FAI poiché di proprietà privata. Originario del XVIII secolo, presenta alcuni ambienti rilevanti per la comprensione dell’ultimo barocco, inteso come creazione di spazi architettonici illusionisticamente “aumentati” attraverso l’uso di quadrature prospettiche. In quest’occasione, il pubblico visiterà l’ingresso voltato – vero e proprio cannocchiale ottico che, con una finta prospettiva, simula la vista di un giardino e un paesaggio in lontananza – e il Salone del piano nobile, affrescato con codici collegati all’uso della raffigurazione di fiori, personaggi teatrali, dei dell’Olimpo, fino a squarciare il tetto. Di pregio anche lo scalone d’onore, con una splendida Gigantomachia di autore ignoto che attraverso l’espediente del trompe l’oeil propone uno spazio dilatato nel quale si aprono nicchie, scaloni, fontane, balconate e cupole.
Sottotetto di Palazzo della Loggia
Tra i luoghi simbolo della città, il quattrocentesco Palazzo della Loggia celebra la potenza economica e amministrativa della Repubblica di Venezia sulla terraferma. In occasione delle Giornate FAI sarà nuovamente visitabile l’ambiente del Sottotetto della cupola, chiuso per diversi anni, grazie ai lavori di consolidamento realizzati dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università degli Studi di Brescia, che vi hanno inserito una piattaforma calpestabile. Inaugurato nel 1492, il palazzo ha attraversato complesse vicende progettuali: nato come palazzo del governo veneziano, ancora oggi risponde a una funzione pubblica come sede dell’amministrazione comunale. L’ordine inferiore dell’edificio, del 1501, è caratterizzato da grandi arcate intervallate da pennacchi con busti degli imperatori romani. Per il completamento dell’ordine superiore furono interpellati numerosi architetti tra cui Andrea Palladio e Jacopo Sansovino. Qui si ammira il vasto Salone Vanvitelliano, progettato dal famoso architetto napoletano Luigi Vanvitelli e mai completato. Il salone mostra tutt’oggi le tracce dei bombardamenti delle X Giornate e una lapide con l’ode del Carducci che celebra Brescia “Leonessa d’Italia”. Nel palazzo dei Notabili, a nord della Loggia, sarà visitabile la Sala dei Giudici, tornata alla luce in anni recenti durante lavori di sistemazione interni al palazzo. In questo ambiente i fratelli Campi furono incaricati dai Giureconsulti di realizzare un importante ciclo di tele sul tema della giustizia. Non appena completato, subì un incendio nel 1575 che distrusse tutto il 1° piano, decorato con teleri di Tiziano, e la cupola originaria. Si susseguirono diversi progetti di ricostruzione, fino all’attuale copertura a forma di carena di nave rovesciata realizzata nel 1914.
Teatro Renato Borsoni    
Il Nuovo Teatro Renato Borsoni, inaugurato ufficialmente il 21 settembre 2024, è un progetto culturale e architettonico nato nel cuore del programma di rigenerazione urbana “Oltre la Strada” del Comune di Brescia, che mira alla riqualificazione dell’ex area di Porta Milano. Nell’ambito di tale progetto, è stata acquisito dal Comune di Brescia l’ormai dismesso stabilimento Ideal Clima di circa 1500 m2, ora ridestinato a spazio per le arti performative sotto la guida del Centro Teatrale Bresciano, storico ente teatrale della città e oggi TRIC, Teatro di Rilevante Interesse Culturale. Sapiente combinazione di elementi di architettura post-industriale con richiami rinascimentali, la struttura del teatro si sviluppa su 3.500 mq e si distingue per la torre scenica alta 19 metri, rivestita in pannelli retroilluminati che la rendono un nuovo landmark urbano. L’edificio, un parallelepipedo di 21×64 metri, presenta una facciata realizzata in blocchi di cemento prefabbricati dalla texture diamantata e uno spazio interno progettato per un’acustica ottimale.
Teatro Mina Mezzadri
Erede della grande tradizione francescana della città, il Teatro Mina Mezzadri-Santa Chiara si collocava un tempo a ridosso delle mura e alle pendici del Colle Cidneo; oggi, pur restando inglobato nella zona del Carmine, sorge nel cuore pulsante della vita universitaria e della movida cittadine. Le prime notizie su un monastero di “Damianite” (clarisse), risalgono al XIII secolo. Di quel monastero e della chiesa annessa, non resta oggi più nulla, poiché il complesso religioso venne modificato molte volte nei secoli. Con le soppressioni napoleoniche e la trasformazione del monastero in sede universitaria, la chiesa rimase inutilizzata e fatiscente fin quando non venne affidata alla Compagnia della Loggetta che lo gestisce ancora oggi, come sala teatrale. Nel 1963 il primo spettacolo teatrale con la regia di Mina Mezzadri, alla quale adesso è dedicato. Dell’antica chiesa vi resta conservata in parte la decorazione settecentesca; oltre il foyer si accede all’aula liturgica vera e propria, che custodisce le decorazioni di Giovan Antonio Gagini, con la Gloria di Santa Chiara e San Francesco, e di Giovanni Zanardi, che dipinse 14 elementi figurativi sopra il cornicione di imposta. L’apertura del teatro in occasione delle Giornate FAI offrirà il racconto, da una prospettiva diversa, della storia di un luogo connesso alle vicende religiose e civili della città.

 

PAVIA
Seminario Vescovile
Situato nell’antico monastero longobardo di Santa Maria Teodote, detto “della Pusterla’’, il Seminario Vescovile di Pavia con il centro di studi di Teologia aprirà le sue porte eccezionalmente in occasione delle Giornate di Primavera. Fino al 1799, anno delle soppressioni ecclesiastiche, fu per molti secoli luogo di vita e di preghiera di religiose che si ispiravano alla Regola di San Benedetto, per riprendere la funzione religiosa di Seminario nell’Ottocento. I visitatori potranno ammirare il chiostro quattrocentesco, dalle forme squisitamente rinascimentali, il refettorio delle monache (attuale aula magna), la sala capitolare, che oggi ospita la cappella della comunità del Seminario, i resti di epoca longobarda e la chiesa monastica. In particolare, la Cappella del SS. Salvatore rappresenta uno dei più raffinati complessi di architettura e pittura lombarda dei primi anni del Cinquecento. A croce greca, coperta da un’ampia cupola emisferica, è adornata di preziosi affreschi attribuiti a Bernardino Lanzani da San Colombano (1460-1530 c.), alla sua bottega e al Maestro delle Storie di Sant’Agnese.

 

VIGEVANO (PV)
Teatro Cagnoni   
Il Teatro Cagnoni di Vigevano trova sede in un palazzo ottocentesco della Contrada Predalata, uno dei quartieri storici della città medievale. Inaugurato l’11 ottobre 1873 come “Teatro Municipale di Vigevano”, sarà intitolato nel 1896 al compositore vigevanese Antonio Cagnoni. Di foggia prettamente ottocentesca, presenta una sobria facciata neoclassica, scandita da lesene con capitelli ionici e decorata con bassorilievi allegorici e con gli altorilievi del busto di Goldoni e Alfieri. L’ampio foyer dà accesso alla platea, mentre due rampe di scale portano ai 3 ordini di palchi, al loggione e al ridotto. I due velari, opera di Gian Battista Garberini, principale esponente della scuola pittorica vigevanese dell’800, rappresentano una scampagnata sulla riva del Ticino e l’assedio di Vigevano del 1499 con Camilla Rodolfi, eroina probabilmente leggendaria ma radicata nella tradizione popolare. L’apertura nelle Giornate FAI di Primavera estende la conoscenza del Teatro al di là dell’ambito vigevanese. La visita completa, illustrata dagli Apprendisti Ciceroni, mescola storia locale e contesto storico, con numerosi aneddoti e curiosità che riguardano sia la realizzazione e i restauri del Teatro che le vicende di personaggi importanti dell’epoca, tutti palchettisti, la cui vita si intrecciò con quella del Teatro, visto come il fulcro di una comunità sociale e culturale.

 

BARANZATE (MI)         
Parrocchia Nostra Signora della Misericordia
ingresso riservato agli iscritti FAI
Costruita nel 1956-1957 su progetto degli architetti Angelo Mangiarotti, Bruno Morassutti, coadiuvati dall’ingegnere Aldo Favini, Nostra Signora della Misericordia è uno degli esempi più importanti di architettura ecclesiale moderna, pensata come prima di una serie di chiese moderne da costruire nelle periferie, in questo caso Baranzate, allora frazione agricola in forte espansione e crescita demografica. Dopo l’esplosione di un ordigno incendiario nel 1979 che cagionò gravi danni, nel 1994 i due architetti proposero un progetto di restauro, ma fu solo nei primi anni 2000 che cominciarono i lavori conclusisi alla fine del 2014. Nota come “Chiesa di Vetro” per la sua struttura modulare, realizzata con materiali e tecniche costruttive all’avanguardia per il periodo che ne fanno una sorta di “scatola di luce”, oggi si trova al centro della cittadina e ne costituisce un simbolo di spiritualità e innovazione architettonica. All’esterno della chiesa, lungo il muro di cinta, si possono ammirare le stazioni della Via Crucis realizzate dall’artista Gino Cosentino e, nell’area cortilizia, il campanile progettato nel 1980 dal Morassutti.

 

CORSICO (MI)
Centro culturale IKEDA per la pace
Il Centro Ikeda è il più grande centro buddista d’Europa e una delle sedi della Soka Gakkai Italiana, ente che diffonde l’insegnamento buddista di un maestro giapponese del XIII sec. Nasce dal restauro conservativo della Cascina della Guardia di Sopra, antico edificio rurale cinquecentesco che divenne alla fine del XVIII secolo sede di una grande azienda di 4 ettari, passata di proprietà dagli Sforza, ai Visconti ai Padri di San Simpliciano, fino al Comune di Corsico, che la acquisì nel 1975. Recuperata in collaborazione con la Soprintendenza di Milano, i rigorosi criteri di restauro filologico permettono di apprezzarne le diverse stratificazioni storiche e le ricostruzioni dei corpi mancanti. La sala rivestita di metallo dorato all’esterno e legno all’interno funziona come un teatro, il cui boccascena si apre sulla parte sacra che contiene il Gohonzon, l’oggetto di culto. La forma è un riferimento alla carpa d’oro, che, nella tradizione buddista giapponese, incarna la metafora della trasformazione. Lo specchio d’acqua solcato da passerelle che circonda il tempio e i vari padiglioni evoca il rapporto col naviglio e l’importanza dell’acqua di falda e di superficie come risorsa di vita. In primavera si colora del bianco e del rosa dei fiori di loto.

 

GAGGIANO (MI)           
Certosa di Vigano

La Certosa di Vigano Certosino, frazione del Comune di Gaggiano, sorge al centro di un podere che si è espanso nel tempo a seguito di acquisti, permute e donazioni fino a comprendere alcune cascine ancora esistenti. Intorno al 900 vi venne costruita una fortificazione denominata castello che divenne dopo l’anno 1000 di proprietà di alcune famiglie nobiliari. Nel 1400 Gian Galeazzo Visconti donò i possedimenti di Vigano alla Certosa di Pavia e il castello fu concesso periodicamente in affitto dai monaci per essere adibito a ospizio solo nel 1500. Nel 1769 Maria Teresa d’Austria soppresse tutti gli ordini religiosi e i relativi monasteri; anche a Vigano giunsero le truppe napoleoniche che adattarono parte del convento a sede di Corpo di Guardia. Vi si ammirano un bel locale con due colonne in granito e volte a crociera destinato un tempo a sala capitolare e l’Oratorio di Sant’Ippolito affrescato nel 1578, a opera dei figli di Bernardino Luini, Aurelio e Giovan Pietro, restaurato nel 2008. All’interno dell’edificio v’è un piccolo cortile su cui si affaccia un interessante porticato. Di rilievo la sala capitolare e l’Oratorio di Sant’Ippolito dal soffitto ligneo a cassettoni riccamente decorato. Un vasto giardino ispirato al modello dell’hortus conclusus medievale completa l’insieme.

 

SETTALA (MI)  
Alfa Blue Team

Fondato nel 1972 grazie alla passione di 5 amici innamorati dello storico marchio milanese di automobili, il club privato Alfa Blue Team raduna auto e veicoli dell’Alfa Romeo; dai primi anni Novanta ha trovato sede in una ex Fonderia a est di Milano. Si tratta di una collezione di centinaia di automobili, motori, parti meccaniche, memorabilia, tutti pezzi originali del famoso marchio del Biscione dal dopoguerra al 1986, quando l’Alfa Romeo venne ceduta alla FIAT. In occasione delle Giornate FAI di Primavera, i proprietari apriranno per la prima volta le porte di questa imponente collezione privata normalmente chiusa al pubblico. Tra le “chicche” di questa visita, si potranno ammirare la Giulia Sprint Speciale del 1967, prima auto della collezione, la Giulietta del 1955 1300 cc, con motore tutto in alluminio, e le Alfetta degli anni 70, fino a un rarissimo esemplare di cucina Alfa Romeo. La collezione comprende anche una biblioteca fornitissima, che conta quasi 9000 volumi motoristici.

 

ARCORE (MB)   
Giardini di Villa Ravizza
 
Realizzati intorno al 1920 dall’architetto milanese Alberico Barbiano di Belgioioso, i giardini di Villa Ravizza sorgono nel centro di Arcore, a breve distanza dalle più antiche dimore storiche della cittadina: Villa Borromeo d’Adda, Villa Cazzola e Villa San Martino e separati da un semplice cancello dal grande parco all’inglese di Villa Borromeo d’Adda. Lo stile barocchetto a cui si ispirano – un trionfo di statue, fontane, vasi, mosaici e armoniose balaustre -, richiama il modello settecentesco dei giardini di Villa Sommi-Picenardi di Olgiate Molgora; sulla cima della collina, che si raggiunge con una scala monumentale, si trovano un campo da tennis e il giardino all’inglese. La villa, collegata al giardino mediante un ponticello che scavalca la strada, non sarà accessibile durante le Giornate FAI; ci sarà tuttavia l’opportunità di accedere all’Oratorio della Vergine Addolorata, un tempo cappella di Villa Borromeo d’Adda, con un affresco della scuola del Nuvolone.

 

VIMERCATE (MB)        
Casino di caccia Borromeo a Oreno
ingresso riservato agli iscritti FAI
Interessante esempio di architettura rurale lombarda del XV secolo, con muratura in ciottoli a spina di pesce intramezzata da mattoni, il Casino di caccia Borromeo a Oreno rappresentò la dote nuziale di Isabella d’Adda, nipote di Erasmo, sposa nel 1612 di Carlo III Borromeo. Loggiati, decorazioni in cotto e finestre ad arco ne esaltano l’eleganza, mentre la corte rustica interna ricorda gli spazi delle dimore di campagna dell’epoca. Nel 1927 Giancarlo Borromeo, nel corso di lavori di ristrutturazione, scoprì gli affreschi celati sotto uno strato di calce steso probabilmente nel Seicento, al tempo delle epidemie di peste, quando per timore del contagio si usava ricorrere alla scialbatura delle pareti per disinfettare le stanze. Il primo intervento di restauro fu affidato a Giuseppe Bagatti Valsecchi, appassionato cultore di architettura. Il pregevole ciclo di affreschi – opera di un anonimo pittore lombardo della metà del Quattrocento – decora la sala al primo piano con episodi dal sapore cortese, che sembrano alludere a una tematica amorosa, intervallati a scene di caccia. Alle spalle della Corte rustica si estende il parco all’inglese che costituisce un’unica area verde con il confinante parco di villa Gallarati Scotti. Gli interventi di restauro degli anni Ottanta hanno destinato gli spazi a funzioni ricettive e convertito le attività agricole in azienda florovivaistica.

 

BARLASSINA (MB)
Teatro Belloni     
Splendido esempio di mecenatismo imprenditoriale, annoverato tra i teatri d’opera più piccoli al mondo, con soli 98 posti, il Teatro Antonio Belloni nasce dalla volontà di Marco Belloni, erede di una dinastia di ebanisti e mobilieri attivi a Barlassina sin dal 1875. Dal trasloco della fabbrica in una nuova sede nel 1998, l’edificio storico rimase inutilizzato fino alla riconversione a teatro d’opera, realizzata dalle maestranze del mobilificio Belloni. Progettato dallo stesso proprietario, il teatro è a pianta rettangolare ed è arredato con mobili di pregio, tappezzati con tessuti di alta fattura, e stucchi che ne impreziosiscono le pareti. Vanta inoltre un’acustica eccellente. Sulle pareti di destra e sinistra è inserito il simbolo di Barlassina, un asino, e le colonne sono decorate con spighe di grano, richiamo alla passata vocazione agricola del territorio. La volta del soffitto è dipinta come un cielo che, al termine di ogni spettacolo, si illumina grazie a 1756 piccole lampadine – 1756 come l’anno di nascita di Mozart, in Lombardia dal 1770 al 1773. Completano la struttura, i camerini per gli artisti, una sala per i ricevimenti e i locali adibiti a scuola di canto, danza, recitazione e musica. In occasione delle Giornate FAI si potrà accedere all’intera struttura del teatro fino al palco, al retropalco, alla buca dell’orchestra, ai camerini e ai locali che ospitano la scuola, ambienti normalmente non visitabili.

 

LOMAZZO (CO)
Como Next Innovation Hub
ingresso riservato agli iscritti FAI
Nato nel 2010 per volontà della Camera di Commercio di Como e grazie a un contributo di una fondazione bancaria, ComoNExT è un Digital Innovation Hub e un Incubatore di Startup certificato MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) situato all’interno dell’antico Cotonificio Somaini a Lomazzo, restaurato con una sapiente operazione di recupero di archeologia industriale. Fondato nel 1893 dall’imprenditore tessile Francesco Somaini, futuro deputato al Parlamento, era uno stabilimento all’avanguardia per l’utilizzo di energia a vapore ed elettrica. Per assistere i dipendenti Somaini creò un piccolo villaggio operaio, completo di convitto, scuole e servizi – oggi convertito in abitazioni -, mentre l’energia elettrica fu messa a disposizione di Lomazzo e dei comuni limitrofi. Nonostante il restauro il cotonificio si conserva nel suo aspetto originale e costituisce quindi un bell’esempio di archeologia industriale del XIX secolo. Tra gli altri, sorprendono il pubblico la grande porta ad arco all’ingresso nord e il rivestimento in laterizi a vista e la ciminiera.

 

INDUNO OLONA (VA)
Birrificio Angelo Poretti
Gioiello di architettura industriale a due passi dalla Valganna, il birrificio Angelo Poretti inizia la sua storia nel 1876, quando Angelo Poretti, originario di Vedano Olona, tornato in Italia dopo esperienze lavorative nei paesi del Nord Europa, decise di investire e realizzare uno stabilimento per la produzione della birra a Induno Olona. Per la progettazione dell’edificio fu ingaggiato lo Studio d’Architettura Bihl e Woltz di Stoccarda, specializzato nella realizzazione di edifici industriali, che vi impressero la propria impronta Jugendstil – altrimenti detto, in Italia, stile Liberty floreale. Le strutture sono infatti decorate con mascheroni, grottesche, medaglioni con frange e gocce, lesene e conchiglie, oltre ad elementi in ferro battuto che riproducono grappoli di luppolo e tini per la birra a evocare la funzione degli edifici. Anche l’intonaco non venne scelto in modo casuale; si optò per il giallo e il grigio, così da ricordare i colori della bevanda che qui si sarebbe prodotta. Durante le Giornate FAI di Primavera si potranno scoprire la straordinaria Sala Cottura in stile liberty, con gli imponenti calderoni in rame e gli eleganti dettagli architettonici, nonché gustare un assaggio della famosa birra artigianale.

 

SOMMA LOMBARDO (VA)
Santuario della Madonna della Ghiandaingresso riservato agli iscritti FAI    

Frutto dell’assimilazione di una precedente chiesa di campagna costruita a seguito di evento miracoloso avvenuto nel XIII secolo, il Santuario della Madonna della Ghianda sorge ai margini di Mezzana Superiore, rione ancora in parte agricolo vicino a un bosco di querce. Secondo la leggenda, in questo luogo apparve a una fanciulla sordomuta la Vergine Maria assisa su una grande quercia (in dialetto lombardo “gianda” o “ghianda”), che fece dono alla piccola della parola e dell’ascolto. Già nel 1290 si attesta l’esistenza di una piccola cappella votiva, allargata nel XIV secolo e affrescata con tema principale l’albero di Jesse, Nel 1580, su invito di San Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano, Pellegrino Tibaldi progettò l’edificio, a navata unica con sei cappelle laterali. In puro stile rinascimentale e aderente ai dettami del Concilio di Trento – in doppia veste di casa di Dio e della Vergine -, con alcuni elementi già vicini al barocco, al suo interno sono presenti gruppi di statue lignee seicentesche opera di maestranze locali e interessanti lavori pittorici. La parte presbiteriale è decorata ai lati da due grandi affreschi eseguiti nel secolo scorso, mentre al centro, alle spalle dell’altare maggiore in legno e oro, un’insolita apertura permette di intravedere l’affresco in stile gotico internazionale, unico sopravvissuto dalla precedente chiesa. L’affresco posto nell’abside, oltre che di buona fattura e vicino ai canoni del gotico internazionale, illustra il tema dell’albero di Jesse, poco diffuso a sud delle Alpi.



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