Le truffe telefoniche, alimentate dalla pratica del “Cli Spoofing” (la falsificazione dell’identità del chiamante), sono diventate un vero e proprio incubo per milioni di italiani. Ogni giorno, centinaia di migliaia di chiamate fraudolente raggiungono i consumatori, mettendo a rischio la loro sicurezza e se a questo si aggiunge il problema del telemarketing illegale, che danneggia non solo i consumatori, ma anche gli operatori di call center che lavorano in modo trasparente e rispettano le normative.
Per contrastare questa piaga, AssoCall-Confcommercio ha unito le forze con le principali associazioni dei consumatori e dei call center italiani, lanciando un’iniziativa che mira a fermare il fenomeno del Cli Spoofing. Grazie a un Protocollo d’Intesa firmato da tutte le parti coinvolte, l’obiettivo è sensibilizzare Governo, AgCom e operatori telefonici a mettere in campo soluzioni concrete per garantire una comunicazione telefonica sicura e trasparente.
Il cuore della proposta è l’adozione del protocollo Stir/Shaken, una tecnologia che permette di verificare l’autenticità delle chiamate, prevenendo così le frodi telefoniche. Questa soluzione, già in uso in Francia, potrebbe essere un modello da seguire anche per l’Italia. Con l’implementazione di misure di blocco delle chiamate fraudolente, si potrebbe ridurre drasticamente il numero di chiamate indesiderate e proteggere milioni di cittadini da truffe e abusi.
Abbiamo intervistato il presidente AssoCall-Confcommercio Leonardo Papagni, per farci spiegare nel dettaglio in cosa consiste quest’iniziativa e quali ricadute potrà avere sia per gli individui che per le aziende.
Presidente, qual è stata la motivazione principale che ha spinto AssoCall-Confcommercio a intraprendere questa alleanza con le associazioni dei consumatori contro il fenomeno dello spoofing?
Di fronte ad un fenomeno tanto grave e dilagante come quello del telemarketing selvaggio e delle truffe telefoniche, la società civile e le associazioni di categoria, vittime entrambe di questo fenomeno, hanno deciso di fare fronte comune e unirsi in questa battaglia di civiltà. In ballo ci sono la fiducia dei consumatori nell’utilizzo delle comunicazioni nelle reti telefoniche, e il futuro degli operatori del settore dei Bpo e Contact Center che conta quasi 80.000 addetti e collaboratori, di cui il 95,8% di nazionalità italiana (fonte: Rapporto Ebincall 2024).
In che modo il Protocollo d’Intesa può concretamente contribuire a ridurre il problema delle frodi telefoniche e a tutelare i consumatori italiani?
Questa iniziativa si ispira alle buone prassi già adottate in molti paesi europei dove questo fenomeno è stato già mitigato, se non risolto alla radice.
Un caso su tutti è quello del Regno Unito dove l’Ofcom, il regolatore britannico, ha recentemente imposto agli operatori di bloccare le chiamate internazionali che mostrano numeri UK falsificati.
I risultati sono stati immediati: un grande operatore come BT ha riferito di essere riuscito a bloccare fino ad un milione di chiamate fraudolente al giorno già nel primo mese di implementazione di questi filtri.
Per l’Italia l’obiettivo del Protocollo di Intesa è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, le associazioni dei consumatori e, in particolare, ottenere la concreta collaborazione da parte degli operatori di telecomunicazione.
Le tecnologie risolutive esistono, come indicato dal Protocollo, ma occorre metterle in pratica.
L’introduzione del protocollo Stir/Shaken è una soluzione che potrebbe cambiare il panorama delle telecomunicazioni in Italia. Quali sono i vantaggi per i consumatori e quali vantaggi per le aziende che operano in modo trasparente nel settore delle telecomunicazioni?
Lo Stir Shaken è solo una delle raccomandazioni del Cept, organizzazione eruopea che fissa gli standard di telecomunicazione e i servizi postali, per risolvere il fenomen dello spoofing.
Il vantaggio per i consumatori è non solo essere messi al riparo dalle chiamete di disturbo, ma soprattutto mettersi in sicurezza dalle chiamate fradudolente come quelle del falso maresciallo. Anche in Italia con questo protocollo le associazioni di categoria hanno proposto di adottare un modello più evoluto rispetto alla soluzione francese, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente il controllo sulle chiamate contraffatte attraverso l’integrazione di funzionalità avanzate basate sull’utilizzo di database condivisi e tecnologie avanzate.
I vantaggi per i consumatori sono presto detti: gli utenti riceverebbero l’80% di chiamate in meno ma, soprattutto, quelle ricevute sarebbero chiamate desiderate, effettuate da aziende che hanno ricevuto l’espresso consenso e secondo tutte le garanzie di legge. In questo modo funzionerebbe, secondo il parere di AssoCall, tutta la regolamentazione esistente a partire dal Registro delle Opposizioni.
Quanto influisce lo spoofing sulla reputazione del settore dei call center in Italia e come pensate che questa iniziativa possa migliorarne l’immagine pubblica?
La falsificazione dell’identificativo del chiamante rappresenta una minaccia crescente per la sicurezza delle comunicazioni telefoniche, coinvolgendo milioni di chiamate fraudolente ogni giorno in tutto il mondo e causando gravi conseguenze economiche, reputazionali e operative per consumatori, imprese, ma anche per i lavoratori dei call center, che sono vittime anch’essi di questo fenomeno criminoso che altera la percezione di un settore che vale 3 miliardi di fatturato. Questo comparto, spesso frainteso e dipinto negativamente dai media, in realtà è un generatore di valore sociale ed economico, perché quotidianamente questo settore mette in contatto i cittadini con le istituzioni. Si potrebbe discutere del nostro settore come tutti gli altri…
Possiamo dare qualche consiglio agli utenti per non cadere vittima delle truffe telefoniche?
Nessuno, non possiamo essere falsi profeti. L’unico consiglio lo darei ai rappresentanti politici del territorio, di essere cioè più sensibili e di non far finta che il problema non li riguardi. Questo è uno dei pochi problemi risolvibili e con pochi investimenti. Forse manca la volontà di risolverlo definitivamente…
Da un punto di vista strategico, come può la protezione dalle frodi telefoniche diventare un’opportunità per le aziende italiane, piuttosto che un ostacolo?
Dobbiamo recuperare la fiducia nel mezzo e nell’operatore, ma è innegabile che una vendita a distanza facilita e ottimizza anche la vita delle persone. Non si può dire che è uno strumento non utile, non possiamo ritornare indietro alla vita di prima quando si facevano le file ai negozi e agli sportelli o ai comuni per acquistare o rinnovare i servizi. È in gioco il bene più importante: innanzitutto ci sono la sicurezza e i diritti dei consumatori da un lato, e dall’altro l’esigenza di tutelare le aziende che operano in totale trasparenza.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link