In occasione del Ramadan forze dell’ordine dispiegate in forze intorno ai luoghi di culto islamici, dove gli imam “ufficiali” non tollerano alcuna forma di dissenso nei confronti del presidente Berdymukhamedov. Ma il “pericolo” sempre più diffuso sono i furti delle scarpe, che costringono molti fedeli a tornarsene a casa a piedi nudi
Ašgabat (AsiaNews) – Con l’inizio del mese del Ramadan, le moschee del Turkmenistan si riempiono di fedeli, dando l’occasione agli imam di pronunciare solenni prediche a sostegno delle guide dello Stato e della loro politica, ma allo stesso tempo si registrano sempre più casi di furto delle scarpe, lasciate all’ingresso prima delle funzioni.
Come racconta un anonimo abitante di Ašgabat appena uscito dalla preghiera comune ai corrispondenti di Radio Azattlyk, “gli imam delle moschee della capitale ripetono incessantemente di sostenere all’unisono il presidente Serdar Berdymukhamedov e la sua politica”, spiegando che ogni intervento contrario alla politica del governo “equivale all’incitamento alla sedizione, al tentativo di distruggere la pace che regna nel Paese”.
Anche soltanto mettere in dubbio le politiche ufficiali “significa contrapporsi ai governanti scelti per noi da Allah”, come racconta un altro fedele musulmano, “ci dicono che è la stessa cosa che contraddire i principi della religione islamica”. Dal Muftiat ufficiale del Turkmenistan, uno dei Paesi più chiusi alla comunicazione e all’informazione, non è possibile ricevere commenti ufficiali. In realtà la costituzione del Paese è formalmente laica, e afferma che “le organizzazioni religiose sono separate dallo Stato, non è ammessa la loro ingerenza negli affari pubblici dello Stato o il loro utilizzo per funzioni statali”. In realtà i rappresentanti del clero musulmano, a cominciare dagli imam di Ašgabat, agiscono da molti anni come propagandisti espliciti della politica statale, lodando continuamente i leader del Paese durante le loro omelie, rendendo di fatto la religione islamica una struttura dello Stato.
Quest’anno si verifica peraltro questo fenomeno sempre più diffuso del furto delle scarpe, che costringe molti fedeli a tornarsene a casa a piedi nudi, come confermano anche le fonti delle forze dell’ordine della capitale, che per evitare la “profanazione” criminale stanno installando sempre più camere di sorveglianza negli spazi d’ingresso delle moschee. In realtà anche in questo caso si tratta di voci riportate da fonti anonime, in quanto il ministero degli interni si rifiuta di commentare questa situazione, e in generale non pubblica alcuna statistica sulle azioni criminali nel Paese.
Anche al di fuori della capitale, come nelle mosche del velayat di Balkan e soprattutto nel capoluogo Turkmenbaši, si stanno adottando misure di sicurezza senza precedenti, con schieramenti massicci delle forze dell’ordine. I fedeli vengono ammessi nel luogo di culto solo dietro presentazione di speciali tessere, con le verifiche dei metal-detector e le videocamere di sorveglianza. Sulle tessere viene riportata la residenza e la conferma di non avere parenti con la fedina penale sporca da almeno tre generazioni. Oltre alla polizia, in ogni moschea devono essere presenti in pianta stabile anche dei membri dei servizi di sicurezza.
Alcuni cittadini si lamentano con i giornalisti di Azattlyk, ritenendo tutte queste misure come delle violazioni dei propri diritti, e limitazioni della libertà di professione religiosa. Qualche collaboratore dei servizi parla di “prevenzione dei rischi di attentati terroristici” o di altre “situazioni estreme impreviste”, anche se l’unico vero rischio rimane il furto delle scarpe, dettato dalle condizioni sociali di povertà diffusa e non certo da manifestazioni di estremismo religioso.
Con tutte le guerre in corso, spiegano i militari, può esserci la necessità di “evacuare la popolazione”, tenendosi pronti al possibile uso di armi chimiche e di pericoli radioattivi, e le concentrazioni dei fedeli nelle moschee generano attenzioni più intense. Vicino ai luoghi di culto e alle grandi fabbriche si stanno perfino installando nuove sirene di allarme anti-aereo, le cui prove tecniche hanno diffuso il panico nella popolazione.
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