Mafia Gargano, Pettinicchio: “Provammo più volte a uccidere Mario Romito. Scirpoli? Lo aspettavamo al bar…”


Faccio parte di questo gruppo da quando ero piccolino, avevo 15 anni, ero proprio piccolo. Ero partecipe in tutto quello che è stato fatto. Ero presente perché ero presente nel gruppo, nelle decisioni comunque, anche se più piccolo ero già uno di quelli che comunque aveva voce in capitolo. E comunque, quando sono state prese le decisioni, ero quasi sempre presente fin quando sono stato detenuto”. È un fiume in piena Matteo Pettinicchio, primo collaboratore di giustizia del clan dei montanari Li Bergolis-Miucci. L’uomo, 40 anni, ex braccio destro del boss Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, ha svelato numerosi retroscena dinanzi al pm antimafia della Dda di Bari, Ettore Cardinali.

Al centro dell’interrogatorio gli imputati di “Omnia Nostra”, maxi processo contro il clan Lombardi-Scirpoli-Raduano, rivale proprio dei montanari. “Conosco tutti – ha riferito il pentito -, almeno gli elementi importanti, magari quelli che avevano… qualcuno più di nascosto che non contava, ma gli elementi importanti li conosco anche bene. Hanno fatto un sacco di omicidi, dottore, quindi senza armi non avrebbero potuto fare omicidi, tutti i miei amici che hanno ammazzato e tutte le altre persone. Prevalentemente Foggia e provincia, comunque loro erano di Manfredonia, Mattinata, comunque i due gruppi nostri avevano influenza su Foggia e provincia, su tutta la provincia di Foggia. Non era limitata su Manfredonia o Monte Sant’Angelo, come… solo questi paesi, avevamo influenza ovunque”.

“Mario Romito abbiamo provato ad ammazzarlo parecchie volte”

A parere di Pettinicchio “quelli più capaci di fare le azioni – tipo Mario Romito, Pasquale Ricucci, Matteo Lombardi – non c’erano più. Loro erano quelli più capaci, gli altri erano sotto a loro, ma loro senza la forza di loro tre… personalmente, a me e Miucci neanche dopo mille anni ci prendevano. Potevano prendere i ragazzi fuori Bari, queste cose così, potevano ammazzare persone intorno, ma a noi non avevano la forza di prenderci, dottore, pure se stavamo fuori, non esiste”.

Poi il pentito, incalzato dagli inquirenti, si è soffermato sulle figure principali, a cominciare da Mario Luciano Romito, ucciso dal suo clan il 9 agosto 2017. “Lui, dottore, diciamo era all’apice, prima insieme al fratello, comunque con Pasquale Ricucci e Matteo Lombardi, erano loro tre che comandavano. Prima c’era anche Franco Romito, prima di essere ammazzato. Lui abbiamo provato ad ammazzarlo parecchie volte. Già prima della strage di San Marco in Lamis”.

L’omicidio di Ricucci “Fic secc”

Ricucci, gli agganci di Lombardi e la morte di Gentile

Su “Fic secc” Ricucci, ucciso dai montanari l’11 novembre 2019, ha aggiunto: “Ricucci ha sempre avuto un ruolo di vertice, lui e Matteo Lombardi, ‘La Carpinese’, hanno sempre avuto un ruolo di vertice già prima”.

Aneddoti anche del passato, come quello del 2009: “Il giorno prima di ammazzare Franco Romito, lui ha mangiato a casa di Matteo Lombardi”. P.M. Cardinali: “Lui chi?”. Pettinicchio: “Renzo Miucci, la sera prima mangiò a casa di Matteo Lombardi. Questo è sicuro, questo che vi dico, perché stavo io, non a mangiare, ma sono stato con lui sia il giorno prima, sia il giorno dopo e sia gli altri giorni”.

Il pentito ha confermato le responsabilità dei montanari anche per l’omicidio di Francesco Gentile, eliminato sotto casa sua a Mattinata il 21 marzo 2019. “Lui voleva ammazzare noi ed è stato ammazzato prima lui”.

E ancora su Matteo Lombardi: “Lui era a capo, dottore, quello che facevano comunque dovevano dare conto a lui. Tutto quello che quel clan ha fatto, ha dovuto dar conto a lui, a Ricucci e a Romito, questo per certo ve lo so dire. Cioè, non è che potevano fare cose senza il loro benestare, loro erano a conoscenza e davano il benestare sia per fare la droga, che poi magari non l’ha fatta lui ultimamente di persona, ma dava il benestare a La Torre o a chi per essi faceva la… cioè, era a conoscenza di tutto e dava l’okay. Ma poi partecipava anche personalmente sia nelle rapine, sia negli omicidi. Era capace a fare tutto, era una persona valida, una delle più valide di loro. Lui e Mario forse erano i più validi, lui e Mario Romito”.

Matteo Lombardi e Michele Lombardi

Poi sempre su Lombardi: “Lui operava a Manfredonia, ma comunque su tutti… come ho detto prima, su Foggia e provincia aveva agganci ovunque. Lui andava a Foggia, andava a San Marco, lui aveva strade dappertutto in provincia di Foggia, un po’ come noi, dottore. Andavamo su fazioni opposte ovviamente, loro da una parte e noi da un’altra, sia a Foggia che in provincia, da tutte parti. Aveva strade su tutta la provincia. Amicizie, vuol dire che dove andava trovava la porta aperta, aveva gli appoggi di altri malavitosi, di tutti altri gruppi malavitosi. Io, come la penso io, dottore, allora, chi comanda è quello che ha più amicizie, più appoggi, perché non è che comanda chi è killer, perché chi è killer, se non hai tutta l’organizzazione che sa organizzare, non è nessuno. Perché magari anche il ragazzo di 20 anni va a sparare, ma se deve fare lui da solo una cosa non è capace, cioè deve avere gli appoggi su Foggia, su Cerignola, su Manfredonia, su Vieste. Quelli comandano, quelli che hanno questi appoggi, che hanno le conoscenze su Foggia, provincia e non solo, anche a livello magari nazionale. Matteo Lombardi era conosciuto anche al Nord e aveva agganci con i Moretti, prima anche con i Trisciuoglio, quando c’era Enrico (si dovrebbe trattare del boss defunto Federico Trisciuoglio alias “Enrichetto lo zoppo”, ndr). Hanno commesso anche azioni insieme comunque”.

E Ricucci? “Sì, sì, sì, è stato ammazzato sempre dal nostro gruppo, anche perché lui voleva ammazzare noi ed è stato ammazzato lui. Lui era all’apice comunque con Lombardi. Ho detto prima già, era al vertice del gruppo con Lombardi e Romito”.

Il piano per uccidere Scirpoli

Tra gli obiettivi di Miucci e Pettinicchio anche Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, 42enne boss in ascesa dopo la morte di Mario Romito: “Scirpoli era uno dei referenti di Mattinata. In parole povere era più in considerazione lui pure di Gentile, per dire, c’aveva… ci teneva più per lui che per Gentile, il cugino. Lui diciamo era un uomo fidato proprio di Mario Romito, più del cugino di Francesco Pio… diciamo di ‘Passaguai’. Scirpoli ha fatto pure omicidi, devo riferire quali?”. Il pm gli ha risposto negativamente, se ne riparlerà in altra sede. Poi Pettinicchio ha aggiunto: “So che Scirpoli ha partecipato ad alcuni fatti di sangue. Tutti loro avevano le armi, lui ne aveva pure di più. Questi sono quelli che hanno le armi a Mattinata, con i ‘Baffino’, comunque con loro. Avevano Kalashnikov, fucili, pistole, avevano tutto. Lui era solito sparare con il Kalashnikov, l’ho saputo da in mezzo a loro, lo so per certo. Anche quando facevano i furgoni portavalori lui diciamo da là tipo che ha imparato col Kalashnikov e usava il Kalashnikov, anche se spesso si inceppava”.

Francesco Scirpoli

E ancora: “Dottore, vi dico la verità, loro li volevamo uccidere, mo’ ultimamente di più, anche perché per noi erano elementi abbastanza semplici da ammazzare, vi dico la verità. Questi li ammazzavamo in massimo due giorni. Tant’è che quando abbiamo fatto l’agguato a Gentile, il giorno prima stavano insieme, poi era pieno di gente, sarebbero morti tutti e due insieme.

Se andavi a Mattinata, li trovavi… erano diversi da noi, diciamo da me e Miucci, li trovavi davanti al bar, sempre a quel circolo dove è stato preso Gentile. Il giorno prima stavano fuori, lui stava col piede appoggiato al muro, so pure come stava, però era pieno di gente, non so che evento c’era stato e quindi hanno preferito non scendere per non prendere persone innocenti. Tanto dice: ‘Questi li prendiamo tutti i giorni’. Tant’è che il giorno dopo, siccome l’obiettivo principale era Gentile, che aveva speso parole di me… sennò morivano il giorno prima insieme tutti e due.

Poi, ultimamente, avevamo parlato io e Miucci di ammazzarlo al bar sulla circonvallazione, dove c’è la pompa di benzina, fuori Mattinata, all’entrata, sulla destra, venendo da Monte Sant’Angelo… da Manfredonia. C’è qui l’entrata, sulla destra c’è una pompa di benzina con un bar. Poco prima che a me mi arrestavano di nuovo, nel 2017, che mi arrivò il definitivo, una notte siamo andati io e Miucci a vedere. Questo era un bar con due entrate: una sulla porta esterna qui e una qui. Si poteva salire su una stradina da giù, che andavi dal mare, salivi su questa stradina che ti portava… non so se farvi capire. ‘Arriviamo con la macchina, ti lascio a questa entrata ed io vado all’altra entrata, così non se ne possono scappare’. Perché la mattina alle sei andavano a fare colazione spesso lui e Gentile in questo bar. C’avevamo chi li guardava, dottore, quindi lo sapevo per certo, li avevo fatti guardare. Lui disse: ‘Mo’ qualche mattina di queste, a tempo perso…’, perché erano cose che… quello in due giorni faceva… non era una cosa come Mario o altri che si doveva perdere tempo, li prendevamo abbastanza facile”.

Seguici anche su Instagram – Clicca qui

Ricevi gratuitamente le notizie sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link