Cucina, memoria, identità: la Sicilia a Identità Go


La Sicilia ha portato la sua cucina e i suoi prodotti d’eccellenza nel cuore di Milano, trasformando l’hub Identità Milano in un palcoscenico di sapori, storie e tecniche. L’occasione è stata l’avvio ufficiale del percorso che nel 2025 vedrà l’isola come Regione Europea della Gastronomia, un riconoscimento che celebra la sua tradizione agroalimentare e la sua capacità di innovare senza perdere il legame con la terra.

Per tre giorni, l’Unione Regionale Cuochi Siciliani e l’Associazione Italiana Cuochi Germania hanno dato vita a una serie di showcooking dedicati ai momenti chiave della tavola siciliana, dalla colazione all’aperitivo, fino alla grande Tavola della Festa. I piatti, realizzati con i prodotti certificati dei 21 Consorzi di Tutela che hanno portato i loro prodotti a Milano, hanno raccontato la varietà e la qualità delle materie prime isolane, valorizzandone le diverse interpretazioni tra memoria e creatività.

Il viaggio di un arancino. L’apertura “gastronomica” della tre giorni è stata affidata a Seby Sorbello, che con Volevo essere un arancino ha trasformato il più iconico degli street food siciliani in una sintesi di tecnica e territorio. Il riso cotto con un centrifugato di carota di Ispica e mantecato con buccia di arancia rossa siciliana (entrambi prodotti a marchio Igp) diventa la base di un piatto in cui dolcezza e acidità si intrecciano. Il ragù cede il passo a un sugo vegetale di pomodoro di Pachino, carota e vino cotto, mentre il guscio è frutto di una lavorazione innovativa: una volta fritto, il grasso utilizzato si scioglie lasciando intatta una crosta croccante. All’interno, la spuma di mandorla e finocchietto selvatico dell’Etna chiude il cerchio, evocando la biodiversità di un territorio unico.

Volevo essere un arancino, piatto di Seby Sorbello dell'Unione italiana cuochi (foto Mariella Caruso)

Volevo essere un arancino, piatto di Seby Sorbello dell’Unione italiana cuochi (foto Mariella Caruso)

Il rito della granita e della brioche. Una colazione che profuma di casa, ma che cambia da provincia a provincia. Mario Puccio, presidente dell’Associazione Provinciale Cuochi di Palermo, ha scelto di raccontarla attraverso due elementi imprescindibili: la granita e la brioscia col tuppo. Tre le granite in degustazione: limone, arancia rossa di Sicilia IGP e pistacchio di Bronte DOP, tre espressioni diverse della tradizione siciliana, accomunate dall’essenzialità delle materie prime. Accanto, la brioscia siciliana, con un impasto senza uova e con lo strutto al posto del burro. Sullo stesso bancone, un classico della pasticceria da forno: il Cartoccio, cilindro di impasto fritto con la stessa tecnica del cannolo, e farcito con crema di ricotta e gocce di cioccolato.

La granita siciliana di Mario Puccio (Foto Mariella Caruso)

La granita siciliana di Mario Puccio (Foto Mariella Caruso)

Il pesto di pistacchio e la busiata trapanese. L’ora del brunch è un viaggio tra la Sicilia orientale e quella occidentale. Da una parte, Concetta Ragusa, chef originaria del Catanese oggi vicepresidente dell’Associazione Italiana Cuochi Germania, porta in tavola il pistacchio siciliano in un pesto preparato con pistacchio, aglio, limoni di Sicilia, pecorino siciliano e basilico utilizzato per condire un piatto di cataneselle (maccheroncini lisci).

Le Cataneselle col pesto di pistacchio di Concetta Ragusa dell'Unione Italiana Cuochi Germania (Foto ufficio stampa)

Le Cataneselle col pesto di pistacchio di Concetta Ragusa dell’Unione Italiana Cuochi Germania (Foto ufficio stampa)

Dall’altra, Giuseppe Peraino, chef con locale a San Vito Lo Capo, sceglie le busiate, pasta di farina di tumminia lavorata a mano con l’ausilio del buso, per una versione tradizionale del pesto trapanese i cui ingredienti sono pomodoro di Pachino Igp, pecorino, basilico, mandorle e olio extravergine.

Le busiate, formato tipico di pasta del Trapanese preparate con farina tumminia (Foto ufficio stampa)

Le busiate, formato tipico di pasta del Trapanese preparate con farina tumminia (Foto ufficio stampa)

Merenda e aperitivo tra dolce e salato. Nel pomeriggio, il focus si è spostato sulla merenda della Buona vita siciliana, mentre l’aperitivo che ha chiuso la giornata è stato affidato agli stuzzichini d’autore firmati ancora da Giuseppe Peraino e da Davide La Rocca, anche lui di stanza in Germania.

La merenda siciliana vista da Giuseppe Peraino e Davide La Rocca (Foto Ufficio stampa)

La merenda siciliana vista da Giuseppe Peraino e Davide La Rocca (Foto Ufficio stampa)

La Tavola della Festa e il pranzo della domenica. A chiudere la tre giorni è stata la celebrazione della convivialità siciliana. La Tavola della Festa che ha raccolto le ricette simbolo dell’isola in un unico quadro, è stata costruita da Angelo Pumilia (La Foresteria, Menfi), Francesco Patti (Coria, Catania) e Giuseppe Carollo (Nangalarruni, Castelbuono) dell’associazione La Sicilia di Ulisse che riunisce ristoranti, cantine e strutture ricettive. I piatti scelti per raccontare la stratificazione culturale della cucina siciliana sono stati Pomodori secchi ripieni della nonna e Cardi in salsa ristretta di pomodoro con pecorino stagionato, finocchietto e origano. Il Timballo di pollo e carciofi di Menfi e il Falsomagro di manzo con spuma di vastedda del Belìce e spinaci glassati al carrubo, hanno anticipato il gran tripudio dei dolci finale: cassata, cassatelle e cannoli, preparati e serviti dagli chef nel cuore della sala.

La cassata di Angelo Pumilia de La Foresteria di Menfi, associata de La Sicilia di Ulisse (Foto Ufficio stampa)

La cassata di Angelo Pumilia de La Foresteria di Menfi, associata de La Sicilia di Ulisse (Foto Ufficio stampa)



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