Cannabis e normativa: le ultime novità
La legislazione italiana in materia di cannabis è in costante evoluzione, con aggiornamenti volti a regolamentare il settore in maniera più chiara e rigorosa. Le ultime modifiche legislative intervengono su due fronti principali: la distinzione tra cannabis terapeutica e cannabis light e il controllo sulla produzione di derivati destinati a usi farmaceutici o industriali.
L’Ufficio Centrale Stupefacenti, in attuazione del Testo Unico sulle sostanze stupefacenti (DPR 309/1990), ha concesso le prime autorizzazioni alla coltivazione di Cannabis Sativa L. da sementi certificate, stabilendo criteri precisi per la filiera. Questo passo mira a garantire la qualità della produzione e a distinguere nettamente tra coltivazione a uso industriale, terapeutico e commerciale.
Un altro aspetto cruciale riguarda la fabbricazione di estratti di cannabis per uso farmaceutico. Le autorizzazioni sono concesse solo alle officine farmaceutiche riconosciute dall’AIFA, che devono attenersi a rigidi protocolli per produrre principi attivi destinati ai medicinali.
Il DDL Sicurezza e la cannabis light: in bilico tra restrizioni e compatibilità UE
Il DDL Sicurezza, attualmente in discussione al Senato, ha sollevato numerose critiche per l’emendamento 13.06, che impone restrizioni alla cannabis light equiparandola a quella non light. Inoltre, il Decreto 27 Giugno 2024 ha inserito il CBD tra le sostanze stupefacenti (Tabella B), limitandone la libera vendita.
Queste misure sono state oggetto di un’interrogazione del Parlamento Europeo, che ne ha contestato la compatibilità con la normativa UE e con la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea. Secondo Bruxelles, vietare la vendita di CBD senza evidenze di rischio per la salute pubblica potrebbe costituire una violazione delle regole del mercato unico.
Di contro, il Dipartimento delle Politiche Antidroga sostiene che il DDL Sicurezza non vieta la coltivazione di Cannabis Sativa L., già regolamentata dalla legge 242/2016 per usi industriali. Inoltre, secondo il Governo, la normativa italiana rispetta sia le direttive UE sia la Convenzione Unica sugli Stupefacenti di New York del 1961, garantendo un equilibrio tra regolamentazione e libertà di mercato.
Implicazioni per aziende e consumatori: più regole, più controlli
Le nuove disposizioni richiedono agli operatori del settore un adeguamento normativo che riguarda la produzione, la trasformazione e la vendita dei derivati della cannabis. In particolare:
- Autorizzazioni: per la produzione di estratti destinati all’uso farmaceutico, le officine devono ottenere il via libera dall’AIFA e rispettare severi standard di qualità.
- Etichettatura e pubblicità: i rivenditori di cannabis light devono adottare regole più rigide per evitare ambiguità sulla destinazione d’uso dei prodotti.
- Tracciabilità: aumentano le richieste di documentazione e certificazioni per garantire trasparenza e sicurezza.
Mentre i produttori investono in conformità normativa, i consumatori devono fare attenzione alle nuove regole per evitare acquisti non conformi alle leggi in vigore.
Futuro incerto, tra regolamentazione e sviluppo economico
Il settore della cannabis in Italia resta in bilico tra restrizioni normative e opportunità economiche. Il dibattito sulle regole per la cannabis light e il CBD è tutt’altro che chiuso, con una forte pressione da parte delle associazioni di settore affinché il quadro normativo tenga conto delle esigenze del mercato.
Il confronto tra imprese, istituzioni e organismi europei sarà determinante per delineare il futuro della cannabis in Italia, cercando un equilibrio tra sicurezza, tutela della salute pubblica e crescita economica.
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