Varallo: inaugurata la mostra “Le storie. Le radici” di Sonia Arienta


Venerdì 7 marzo, presso Palazzo dei Musei a Varallo, è stata inaugurata la mostra: “Le Storie, Le radici” legata al progetto di drammaturgia partecipata: Nidi, nodi. Fluidi”, creato dalla drammaturga visiva e testuale Sonia Arienta PhD, per e nei Comuni di Alto Sermenza, Carcoforo, Civiasco, Rassa, Rimella e Rossa, con la coordinazione di Unione Montana dei Comuni della Valsesia. Il progetto è stato curato da Gabi Scardi, critica d’arte contemporanea, specializzata in arte pubblica e docente universitaria: 🎤“L’idea di fondo era quella di creare una rete di residenze artistiche stabili nei comuni interessati, allo scopo di realizzare un laboratorio di ricerca multidisciplinare incentrato sulle pratiche artistiche contemporanee legate all’ambiente montano. I legami emotivi, estetici, ambientali e sociali che si sono instaurati tra residenti, turisti, villeggianti e stranieri nell’ambiente montano hanno costituito un momento di riflessione attorno ad un luogo di antica e tradizionale residenza alpina che ora, a causa dei fenomeni dello spopolamento sempre più massiccio e dell’invecchiamento della popolazione, tende purtroppo ad essere considerato marginale”.

Le fasi del progetto:

Durante la prima fase del progetto Sonia Arienta ha raccolto attraverso il dialogo con la popolazione a “telecamere spente” ed in tutta riservatezza, una serie di dati come la percezione del territorio abitato, gli spazi pubblici e privati, gli elementi del paesaggio significativi, le analogie e le differenze tra i vari comuni, elaborando poi il materiale in un primo gruppo di installazioni.

La seconda fase, svoltasi nel 2024, era basata su installazioni e workshop, mentre la terza prevedeva la raccolta di storie significative per il territorio, con protagonisti non umani, raccontate con linguaggi diversi, sia performativi (letture, installazioni acustiche), sia visivi.

La parola agli intervenuti:

Tra il pubblico erano presenti amministratori e delegati dei Comuni interessati dal progetto: il percorso espositivo costituisce la restituzione del lavoro effettuato da Sonia Arienta:🎤 “Quel che la Valle racconta di sé attraverso un filtro: gli animali. I racconti raccolti si sono trasformati nello specchio per riconoscersi, per ritrovarsi nelle parole che sgorgano, nelle immagini, nei disegni che si affacciano in vari punti del percorso espositivo”.

🎤“Il lavoro di Sonia Arienta ci consente di riscoprire e tutelare un patrimonio culturale fondamentale per la nostra valle – ha spiegato l’Assessore alla Cultura dell’Unione Montana, Attilio Ferlacreando un vero e proprio affresco di sensazioni, ricordi, suggestioni, che ci pongono in relazione con il nostro territorio e con il sentire della nostra gente. La dottoressa Arienta offre una visione romantica e conservativa delle nostre tradizioni. Invito tutti a visitare questa bella esposizione, ed a soffermarsi a leggere le storie, ad osservare le immagini, lasciandosi trasportare dai propri ricordi e dalle emozioni”.

La mostra, allestita negli spazi della ex chiesa di San Carlo, utilizzati per le mostre temporanee, si sviluppa su tre sale: 🎤“Nella prima si trovano storie dedicate ad alberi, oggetti, situazioni, inserite in un contesto installativo affidato a disegni a china attorno al concetto di “Radici”spiega l’autrice –  con al centro la Casa della storia che racchiude antichi attrezzi agricoli”. Nella seconda sala si cammina sulle tracce di un ungulato, un cervo che conduce nella terza sala, la principale, riservata alle storie, con una grande installazione: “L’archivio delle storie” in cui convivono idee diverse di montagna custodite in cassettini estraibili, La forza delle oltre trecento storie raccolte è la brevità: confluiranno in un libro che sarà donato ai paesi che hanno accolto il progetto triennale. Al centro del locale un’installazione a pavimento: composta da cerchi concentrici di fogli di carta bianca, azzurro chiaro e azzurro scuro riportano le parole raccolte dagli abitanti a proposito del concetto di Fiume. A questa pozza d’acqua si abbeverano cinque volpi fantastiche, a dimensioni naturali, realizzate come sculture morbide di velluto grigio”.

🎤Gabi Scardi precisa:Le storie di incontri fuggevoli e inaspettati con animali selvatici, di rapporti quotidiani con gli animali domestici, di storie legate agli alberi, o a oggetti familiari creati da un insieme di voci, costruiscono un racconto corale, una visione panoramica del modo di vivere, di sentire, percepire il rapporto con la natura e l’ambiente degli abitanti dell’Alta Valsesia. Ma non solo. Le testimonianze raccolte – brevi, dallo spazio di una riga a una breve pagina – offrono un affresco collettivo che stimola la riflessione sul rapporto di ciascuno con gli altri esseri viventi e con oggetti, o tecniche, abitudini dei quali si sta per perdere la memoria. Questo insieme di storie è un modo di riflettere sul concetto di “radici”, come radicamento al suolo, al territorio e come dimensione di connessioni sotterranee, salde e complesse”.

Partner del Progetto sono Fondazione Valsesia Ente Filantropico del Terzo Settore, ATL terre Alto Piemonte, il Palazzo dei Musei di Varallo, l’ISS D’Adda-Liceo Artistico di Varallo, l’Ente Parco Naturale Alta Valsesia, il Centro Studi e Documentazione Giovanni Turcotti (Borgosesia).

La mostra, che ha il patrocinio del Comune di Varallo, sarà visitabile fino al 13 aprile nei seguenti orari: mar/ven 14.30 – 18; sab/dom 10.30 -12.30 e 14.30 – 18.

 





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