Portogallo, cade il governo di Luis Montenegro, il paese verso il voto anticipato


MADRID. Titoli di coda per il governo di centrodestra portoghese. In serata, il Parlamento lusitano ha infatti sfiduciato il premier Luis Montenegro, con le forze che l’hanno sostenuto, i partiti della coalizione Aliança Democrática e gli alleati di Iniziativa Liberale, finite in minoranza. Decisivi i “no” espressi dalla sinistra, in primis il Partito Socialista, e dalla formazione filo-bolsonarista Chega a una mozione di fiducia vincolante presentata dal governo stesso. Un tentativo in extremis, non andato a buon fine, di trovare una via d’uscita a una crisi politica scatenatasi nelle ultime settimane attorno alla figura del primo ministro: Montenegro è infatti stato accusato dalle opposizioni di possibili conflitti di interessi legati a suoi affari privati, messi in luce da inchieste giornalistiche. Lo scenario più probabile, ora, è quello di elezioni anticipate a maggio.

Il governo formatosi dopo le legislative di marzo 2024, a sua volta tenutesi anzitempo per le precedenti dimissioni da premier del socialista Antonio Costa (oggi presidente del Consiglio Europeo), è dunque rimasto in sella per meno di 12 mesi. E ora i portoghesi si trovano ad affrontare una nuova fase di incertezza politica. A dire il vero, vi ci erano abituati già da tempo: anche la primavera scorsa le prospettive di stabilità apparivano poco chiare, visto che le urne avevano espresso un Parlamento senza maggioranza assoluta e con forte presenza di una formazione antisistema come Chega, arrivata terza con la conquista di 49 seggi, ma da cui Montenegro, come leader della forza più votata, aveva subito preso le distanze rifiutando eventuali alleanze.

Il leader del centrodestra aveva quindi ottenuto il potere grazie all’aiuto dei socialisti: il secondo gruppo del Parlamento aveva infatti deciso di non ostacolare la formazione di un governo di minoranza formato da conservatori moderati, astenendosi nel successivo voto di approvazione del suo programma. L’equilibrio trovato allora, tuttavia, evidentemente non ha retto. E così Montenegro si è trovato preso in mezzo alla tenaglia di un’opposizione bipartisan: da una parte, la sinistra, di cui fanno parte anche vecchi alleati di Costa come il Bloco de Esquerda o il Partito Comunista, dall’altra Chega con il suo leader André Ventura, che in Europa è allineato ad esponenti della destra sovranista come Matteo Salvini.

Il premier ha dovuto affrontare nell’ultimo mese due mozioni di sfiducia, entrambe formulate in base alle notizie apparentemente compromettenti pubblicate sul suo conto e riguardanti business della sua famiglia: una firmata proprio da Chega, l’altra dai comunisti. Entrambe sono state respinte per i veti incrociati tra i vari partiti. Ma già dalla settimana scorsa la sensazione era che l’esecutivo avesse i giorni contati.

Di fronte all’ultima sua mossa per provare a schivare la crisi di governo, la presentazione di una mozione di fiducia, le principali formazioni dell’opposizione hanno da subito fatto sapere di preferire lo scenario di un ritorno alle urne. E a nulla sono valsi i tentativi di negoziato in extremis, andati avanti anche oggi, per l’avvio di una commissione d’inchiesta sui possibili conflitti d’interesse di Montenegro, richiesta dai socialisti come condizione per non appoggiare il voto di sfiducia. “Le cose stanno come stanno. Noi abbiamo fatto tutto il possibile”, ha detto stasera il primo ministro uscente prima di lasciare l’Assemblea della Repubblica (nome ufficiale del Parlamento portoghese).

Ora la palla passa al presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa. In teoria, il capo dello Stato avrebbe anche la facoltà di affidare a un candidato alternativo l’incarico di formare un nuovo governo. Ma nei giorni scorsi lui stesso ha preannunciato due date possibili per le elezioni anticipate (11 e 18 maggio). I partiti, già convocati per domani a consultazioni dal presidente, si preparano dunque a una nuova contesa, che sarebbe la terza dal 2022 a questa parte, con Chega in cerca di un nuovo exploit. Montenegro, intanto, non si dà per spacciato: ha già fatto sapere di volersi ripresentare come principale candidato del suo Partito Socialdemocratico.



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