È quasi Natale. Arriva quel periodo dell’anno in cui la leggenda racconta di mamme felici, intente a preparare biscotti a forma di abete e a cantare canzoni natalizie mentre allestiscono giganteschi alberi luccicanti. E se i social tendono a rafforzare questa fantasia con pargoli vestiti di tutto punto e hashtag del tipo #christmasiscoming, la realtà, signori, è tutta un’altra. Perché tra recite, cene natalizie, interminabili scambi di auguri, più che alla fatina di Natale, molte di queste mamme assomigliano al Grinch. Possibile che sotto le feste ci sia questa irrefrenabile voglia di vedersi, come se il 27 dicembre finisse il mondo?
Quella delle feste è una specie di virus che si diffonde tra colleghi di lavoro, genitori di scuola, ex compagni di classe. C’è la cena del calcio, quella di classe, il mercatino di scuola, quello della parrocchia, la recita di classe, il brindisi con i colleghi. Oltre ai regali sempre più costosi chiesti sulla letterina (tanto li fa Babbo Natale, vero?). È Natale, d’accordo, ma intanto la vita normale va avanti. E tra incastri vari servirebbero giornate di 72 ore. Potresti anche dire no, ma si può essere così poco empatici da non partecipare alle serate natalizie? Ingozziamoci di panettone (aspettando il nuovo anno).
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