Inchiesta della Procura, ma il Comune smentisce che nelle carte si evidenzi un’area boschiva di 14 ettari
Un riesame degli atti nel «dossier stadio di Pietralata» per capire come il Campidoglio abbia escluso l’esistenza di un bosco sui 14 ettari di terreno comunale destinati alla costruzione dell’impianto giallorosso. È il passaggio chiave dell’inchiesta della Procura in cui si ipotizza il reato di falso in atto pubblico, un falso che riguarderebbe l’iter amministrativo concluso con la delibera di interesse pubblico del maggio 2023. Le verifiche verranno condotte analizzando la documentazione in possesso del dipartimento capitolino Ambiente e dell’omologo ufficio del Municipio IV. In altre parole, l’inchiesta procederà su due livelli: comunale e municipale. Questione centrale è l’esistenza della variante non sostanziale del luglio 2012 al Piano particolareggiato comprensorio direzionale di Pietralata, dove l’area viene definita, in tutto o in parte, boschiva.
Verifiche sugli agronomi
Un documento cruciale, anche se datato. L’atto potrebbe non essere vincolante, ma bisognerà stabilire se dietro la «scomparsa» del bosco ci sia solo una dimenticanza dovuta ai dodici anni trascorsi da allora oppure se siano intervenuti altri fattori. L’altro passaggio chiave dell’inchiesta, coordinata dal pm Stefano Pizza, è accertare perché gli agronomi comunali abbiano giudicato l’area non boschiva. La normativa regionale impone di aggiornare periodicamente le mappe topografiche per verificare la presenza di zone boschive in aree verdi in modo da prevenire incendi. Un lavoro da svolgere, in teoria, utilizzando precisi criteri legati alla scienza agronoma. Proprio per questo verranno analizzate le mappe topografiche e le relazioni scritte anno per anno. Bisognerà infatti stabilire se i criteri utilizzati consentano di stabilire che nell’area destinata a ospitare l’impianto non ci sia un bosco.
Il Comune: «Assenti aree boschive»
C’è un ultimo passaggio, non meno rilevante nell’inchiesta. La Procura potrebbe anche concludere l’indagine chiedendo di archiviarla. E a quel punto sarebbero determinanti le motivazioni. Il falso in atto pubblico infatti è un reato doloso. Di conseguenza, se nel corso degli accertamenti fossero riscontrati solo degli errori (e non atti volontari), verrebbe esclusa la responsabilità penale di singoli funzionari. Proprio queste eventuali sviste, però, potrebbero aver comportato la decisione di certificare l’inesistenza dell’area boschiva. Ma se gli sbagli non fossero stati commessi? Ci sarebbe un bosco che avrebbe impedito il via libera allo stadio della Roma? Va anche aggiunto che la Procura potrebbe, viceversa, stabilire l’assenza di errori. Accanto a tutto questo, c’è la netta presa di posizione del Campidoglio, in particolare dell’assessorato all’Urbanistica che ribadisce: «Nella documentazione comunale non esistono documenti di aree boschive vincolate dove è prevista la realizzazione del nuovo stadio».
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